Linus Benedict Torvalds

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Linus Benedict Torvalds

Linus Benedict Torvalds nasce in Finlandia il 28 Dicembre 1969 da una famiglia di origine svedese, circondato da parenti giornalisti, genitori alternativi persino per i metri scandinavi, e un nonno professore di statistica.

Riesce a mettere le mani su un computer per la prima volta nel 1981, è un Commodore vic-20, e da allora non smette più di programmare.

A 20 anni, alla ricerca di qualcuno con cui sviluppare il progetto di un nuovo sistema operativo open source, inserisce il seguente messaggio su un newsgroup comp.unix.announce: <>.

Lo stesso Linus, all’inizio, non aveva la più pallida idea delle conseguenze che sarebbero derivate da questo annuncio e da quanta gente si sarebbe poi ritrovata attorno alla creatura da lui creata.

Per capire però l’origine di questo gesto, bisogna fare un passo indietro e parlare del sistema operativo Unix, sviluppato per hobby da Brian Kernigham, con l’obiettivo di rendere utilizzabile un vecchio calcolatore, si dice per far girare un videogioco di avventura spaziale.

Unix fu il primo sistema operativo della storia ad essere sviluppato utilizzando un linguaggio ad alto livello; di conseguenza fu anche il primo ad essere portabile su diverse architetture. Per questi motivi, la AT&T decise che Unix era un progetto di ricerca interessante, investì dei fondi per finanziarne lo sviluppo e lo rivendette ad alcune Università cedendo pure il codice sorgente, senza però cederne i diritti. Il codice sorgente di Unix cominciò ad essere studiato come argomento di corsi sui sistemi operativi e incominciò ad essere modificato e arricchito.

Presto però la AT&T si rese conto che lo Unix era un prodotto interessante dal punto di vista commerciale e smise di distribuire il codice sorgente.

Nel 1979, quindi, la società decise di praticare una nuova politica dei prezzi: una licenza di Unix veniva a costare 40.000 dollari a processore, prezzo scontato a 7.500 per gli enti universitari. Una cifra abnorme già oggi, figuriamoci nel ’79.

A questo punto entra in scena il professor Andrew Tanenbaum, che capì di non poter permettersi di pagare tutti quei soldi per far lavorare i propri studenti sotto Unix e decise di elaborare il Minix, una versione ridotta compatibile a tutti gli effetti con lo Unix ma libera da licenza.

Circa 10 anni dopo, Linus Torvalds, all’epoca studente dell’università di Helsinki, doveva studiare il nuovo processore Intel 80386, che aveva caratteristiche molto innovative rispetto ai suoi predecessori, come ad esempio la natura multitasking. Sulla macchina utilizzata da Linus girava il Sistema Operativo Minix: un ottimo strumento didattico ma ben lontano dall’essere un vero sistema operativo.

Al giorno d’oggi abbiamo ormai fatto l’abitudine all’intrinseca complessità di un semplice computer. Quello che a volte ci sfugge è che il far dialogare il monitor, la tastiera, il mouse, i dischi e tutto l’hardware del nostro computer è un’operazione che richiede un enorme numero di operazioni. Per semplificare la vita a chi deve scrivere i programmi e a chi deve poi utilizzarli si pone uno strato “cuscinetto” tra l’hardware e il software del calcolatore. Questo strato è chiamato sistema operativo.

Linus si pose il problema di migliorare Minix; ma non riuscendo nell’intento, iniziò lo sviluppo di un kernel che permettesse di scrivere una versione gratuita di UNIX.

Questa sua decisione di sviluppare un sistema operativo ancora ispirato al vecchio Unix ha scatenato di recente un vero e proprio ‘caso’, su cui è intervenuto il professor Tanenbaum in persona: uno studio, pubblicato dall’istituto americano Alexis de Tocqueville, ha infatti riaperto il dibattito relativo al ruolo di Linus Torvalds nella genesi del sistema operativo aperto Linux.

Secondo il curatore dello studio, Ken Brown, Torvalds non sarebbe affatto l’autore del più celebre software libero, la cui paternità viene attribuita invece a Tanenbaum.

Secondo l’istituto Alexis de Tocqueville, Non è serio credere che un semplice studente con nessuna esperienza abbia potuto creare in pochi mesi e partendo da zero, un programma equivalente a Minix che, ricordiamolo, ha avuto bisogno di tre anni di lavoro da parte di uno specialista dei sistemi operativi’.

Senza contare il fatto che Linus Torvalds sarebbe giunto allo stesso livello tecnologico di un gigante dell’industria, Unix, che all’epoca regnava incontrastato sul segmento dei grandi sistemi.

Un’altra critica posta dal prof. Brown: Linux conterrebbe numerosi concetti funzionali inizialmente implementati in Minix, quali alcuni meccanismi legati ai sistemi di file e alla strutturazione delle linee del codice.

Ma questo, Torvalds non l’ha mai nascosto. Anzi, ha sempre ammesso che essendo Linux un clone di Unix, era scontato avesse anche molte similitudini con Minix.

Torvalds, ovviamente, si è prontamente difeso dalle accuse di plagio avanzate dall’istituto americano, ma in sua difesa, è sceso nientemeno anche lo stesso Tanenbaum che sul suo sito chiarisce molti punti relativi al contestato studio condotto al Brown.

Linus ‘ dice Tanenbaum – non si sedette in un vuoto e improvvisamente cominciò a scrivere il codice sorgente di Linux. Egli aveva il mio libro, stava usando MINIX, e indubbiamente conosceva la storia, contenuta appunto nel mio libro. Ma il codice fu il suo. La prova è che ha rivoluzionato l’architettura’.

MINIX ‘ spiega ancora il Professore – era un simpatico e modulare sistema a microkernel, con un gestore della memoria e un file system che venivano eseguiti come processi nello spazio utente. Questo rende il sistema più chiaro e più affidabile di un grosso kernel monolitico, e più facile da correggere e mantenere, con un piccolo prezzo in prestazioni: perfino in un 8088 a 4.77 MHz si avviava in circa 5 secondi (contro un minuto per Windows su un hardware 500 volte più veloce)’Invece di scrivere un nuovo file system e un nuovo gestore di memoria, che sarebbe stato facile, Linus riscrisse tutto quanto come un grosso kernel monolitico’La prima versione di Linux era come una macchina del tempo. Portava indietro a un sistema peggiore di quello che aveva già sulla sua scrivania. Naturalmente era solo un ragazzo e non sapeva far di meglio’ma produrre un sistema che era fondamentalmente differente dalla base da cui era partito mi sembra una chiara prova che era una progettazione da zero’.

Quindi, dice Tanenbaum, Io non penso che abbia copiato UNIX perché non aveva accesso al codice sorgente di UNIX, eccetto forse il libro di John Lions, relativo a una precedente versione di UNIX che non assomiglia molto a Linux’Alcuni possono trovare strano che io stia difendendo Linus in questa sede ‘ conclude Tanenbaum – Dopo tutto, io e lui abbiamo avuto un “dibattito” pubblico alcuni anni fa. Il mio interesse primario è cercare di ottenere la verità’io e Linus non siamo “nemici” o niente del genere. Lo ho incontrato una volta e mi è sembrato un ragazzo simpatico, amichevole e intelligente. L’unica cosa che mi dispiace è che non ha sviluppato Linux sulla base della tecnologia a microkernel di MINIX. Con tutti i problemi di sicurezza che Windows ha adesso, è ovvio in maniera crescente a tutti che piccoli microkernel, come quelli di MINIX, sono una base migliore per i sistemi operativi che grossi sistemi monolitici. Linux è stato vittima di minori attacchi rispetto a Windows perché è effettivamente più sicuro, ma anche gran parte degli attaccanti prendono di mira Windows perché offre un bersaglio più grande, e quindi Windows viene attaccato di più. ‘

Tra Torvalds e Tanenbaum l’approccio per lo sviluppo di un sistema operativo era abbastanza diverso, in quanto Tanenbaum sosteneva e pretendeva che chiunque avesse realizzato del codice per il suo SO lo avrebbe dovuto preventivamente sottoporre alla sua approvazione, mentre invece Torvalds diede libertà assoluta agli sviluppatori, mantenendo per sè solamente il trade mark.

È lo stesso Tanenbaum a spiegare il perché di questa scelta: Dopo un paio di mesi dal suo rilascio, MINIX divenne oggetto di culto, con un suo newsgroup USENET, comp.os.minix, che contava 40.000 iscritti. Molte persone aggiunsero nuovi programmi di utilità e migliorarono il kernel in molti modi, ma il kernel originale era il lavoro di una sola persona — io. Molti iniziarono a incalzarmi chiedendomi di migliorarlo. In aggiunta ai numerosi messaggi nel newsgroup di USENET, mi arrivavano 200 email al giorno (ai tempi in cui solo pochi scelti avevano del tutto un eMail), dicendo cose come “mi servono i pseudoterminali, e mi servono per venerdì”. La mia risposta era generalmente veloce e andava al punto: No’.

La ragione del mio frequente “no” ‘ spiega il Prof Tanenbaun – era legata al fatto che tutti stavano tentando di trasformare MINIX in un sistema UNIX di qualità adeguata per sistemi di produzione; io non volevo che diventasse qualcosa di così complicato per il mio obiettivo, ovvero insegnarlo agli studenti’.

Fu questa scelta comunque a dare il via al progetto opensource di Torvalds che, nel giro di pochi anni, ha coalizzato centinaia di programmatori che nel proprio tempo libero si dilettano ad aggiungere nuove righe di codice al progetto Linux.

Finalmente il 17 Settembre 1991 la rete si trovò ad avere tra le mani la prima versione funzionante di un sistema operativo simile a Minix. Il nome originale di questo abbozzo di sistema era “Freax” ossia “uno strano Unix” ma gli amici di Torvalds insistettero perché fosse adottato un nome che richiamasse il suo autore e fu quindi scelto il nome LINUX.

Il fattore che maggiormente infiammò gli animi, riguardo il progetto di Torvalds, fu appunto che tutto il suo lavoro fu rilasciato sotto licenza GPL (Licenza Pubblica Generica).

La licenza GPL, di cui il LINUX è oggi il più autorevole prodotto, nasce nel 1985 dalle mani di Richard Stallman, un ex ricercatore del MIT che, fondata la Free Software Foundation, elabora una licenza per prodotti software che ricalcasse la filosofia di libera circolazione delle informazioni presente in molti ambiti accademici ma che permettesse, al tempo stesso, la tutela del prodotto da parte di chi lo aveva creato.

Le licenze della maggior parte dei programmi hanno infatti lo scopo di togliere all’utente la libertà di condividere e modificare il programma stesso. Viceversa, la Licenza Pubblica Generica è intesa a garantire la libertà di condividere e modificare il software libero, al fine di assicurare che i programmi siano liberi per tutti i loro utenti.

Il boom di Linux negli ambienti universitari fu immediato. La possibilità di avere un prodotto Unix che girasse su un normalissimo PC , gratis e soprattutto la possibilità di migliorarlo ed adattarlo alle proprie esigenze accese gli animi e la fantasia di migliaia di squattrinati studenti che vedevano realizzarsi un sogno: avere un proprio computer che permettesse loro di ottenere gli stessi risultati dei mastodontici calcolatori universitari con il vantaggio di poter studiare il funzionamento effettivo di Unix a casa propria.

Nel gennaio 1992 il numero di sviluppatori e di utilizzatori era già tale da far si che il sistema fosse sufficientemente stabile da permettere la creazione di due distribuzioni LINUX ossia di due prodotti che, oltre al sistema operativo, incameravano dei prodotti software per l’utilizzo delle periferie come, per esempio, la possibilità di cercare un file, modificarlo etc.

Già dopo tre anni dall’idea iniziale, nel 1994, si ha l’ingresso di aziende americane che iniziano a intravedere la possibilità di fare business sul mondo LINUX e a stretto giro iniziano ad essere rilasciate le prime distribuzioni commerciali: RedHat, Debian, Suse e Caldera.

La prima versione di Linux, la 1.0 risale al marzo del 1994 e viene scaricata e venduta su CD in migliaia di copie.

E la rivoluzione ha inizio’.

Alla domanda perché non avesse mai pensato di vendere la licenza dei propri prodotti, Linus semplicemente risponde: non ho mai provato interesse a trasformare qualsiasi parte di Linux in una attività commerciale: ciò mi avrebbe sottratto molto tempo per mantenere la ditta o qualcosa del genere, e non è mai stato ciò che mi interessava.

Ciò avrebbe anche indirizzato Linux verso il denaro: non sarei mai stato libero di fare ciò che volevo tecnicamente, perché sarei stato costretto da vincoli relativi a dover dare da mangiare a me stesso e alla mia famiglia’Mi sento molto più felice di non avere questo tipo di pressioni su Linux e penso che molti altri sviluppatori la pensano allo stesso modo’.

Mentre grazie al successo di Linux la sua fama aumentava, di Torvalds però si sapeva sempre di meno. Unico indizio, la sua assunzione alla Transmenta, un’azienda della Silicon Valley che lavorava a un progetto segreto, rivelatosi poi un nuovo microprocessore a basso consumo di energia per computer portatili, che potrebbe dare uno scossone al già movimentato mercato dell’informatica.

Attualmente Torvalds vive in California, a Santa Clara, con la moglie Tove (sei volte campionessa nazionale di Karate in Finlandia), ha lavorato fino alla primavera 2003 per la Transmeta Corporation occupandosi poi, a tempo pieno, del coordinamento del gruppo di programmatori che sviluppa il Kernel di Linux per conto dell’OSDL (Open Source Development Lab), un progetto di ricerca finanziato da industrie che hanno fondato parte del proprio business su Linux, come Computer Associates, Fujitsu, Hitachi, Hewlett-Packard, IBM, Intel, NEC.

Un capitolo a se stante merita poi la storia della mascotte di LINUX: il pinguino TUX.

La storia, un misto tra leggenda e realtà, narra come Linus abbia scelto esplicitamente il pinguino quale esempio di animale forte ed astuto per rendere l’idea del prodotto innovativo e che abbia dato le specifiche di come dovesse apparire il pinguino.

Quando pensate al logo di LINUX, disse, dovete pensare ad un pinguino un po’ soprappeso che si è appena ingozzato di ogni ben di Dio, ha appena ruttato ed è in pace con il mondo intero. Il pinguino doveva avere un aspetto ed un’espressione tale che qualsiasi bambino lo avesse visto avrebbe dovuto gridare: “Mamma, mamma, ne voglio uno anch’io”.

Inoltre, si racconta anche che il nome, “TUX”, non sia stato scelto perchè i pinguini sembrano indossare uno smoking (tuxedo in inglese) ma che il nome provenga dalle iniziali di “Torvald UniX”.

Ad ogni modo, la scelta del pinguino e soprattutto la scelta di non registrare il marchio per permettere a chiunque di utilizzarlo anche per pubblicizzare propri prodotti e il permesso di crearne versioni modificate ha fatto si che esistono oggi migliaia di varianti di pinguino negli atteggiamenti più vari.

Esiste un pinguino diavoletto, un pinguino poliziotto, un pinguino super-eroe e cosi via.

A ogni modo, Torvalds, uno dei finlandesi più popolari al mondo, ha dovuto affrontare nel corso degli anni, tutta una serie di difficoltà legate a battaglie legali innescate dal gigante SCO Group contro Red Hat e IBM, i maggiori distributori di Linux.

SCO accusa le due aziende, ma in primis Torvalds, di aver copiato e distribuito illegalmente parti di Unix (codice che SCO avrebbe acquistato da Novell) in Linux.

Da qui la decisione di inviare a 1.500 utenti Linux, una lettera contenente la minaccia di voler perseguire tutti i fruitori del software aperto, grandi e piccoli.

Il progetto Linux ha però dalla sua il consenso di sempre più big del settore hi tech mondiale e di molti governi, che stanno affidando all’open source il compito di amministrare i propri sistemi informatici.

Consenso che sta facendo tremare anche Microsoft che, per correre ai ripari, ha varato il Government Security Programme, rendendo accessibili i codici sorgente dei suoi software ad alcune autorità governative – tra cui Russia e Gran Bretagna – e a diverse agenzie.

A luglio 2004, Bill Gates ha inoltre fatto sapere che autorizzerà, per la prima volta, tutti i produttori che dispongono di una licenza a modificare e a conservare le innovazioni che apporteranno a Windows CE, l’ultimo sistema operativo destinato agli apparecchi elettronici.

Il cambio di posizione di Microsoft, va interpretato proprio alla luce della lotta crescente tra Microsoft e il sistema operativo Linux.

Basterebbe solo questo per capire la rivoluzione innescata da Linus Torvalds, il finlandese che ha fatto perdere il sonno al re Mida dell’hi tech, Bill Gates.