Criminalità audiovisiva: la pirateria online non è l’unica colpevole della crisi di cinema e home video. Intervista a Giandomenico Celata

di di Raffaele Barberio |

INTERVISTA


Giandomenico Celata

Il tema della cosiddetta pirateria online sta diventando sempre più rilevante importante nel nostro Paese.

Si è insediata da poco la Commissione Masi e sono stati preannunciati interventi legislativi.

Su questo tema abbiamo chiesto un’opinione a Giandomenico Celata, docente di Economia dei Media e Direttore Scientifico del Multimedia Lab-Cattid di Sapienza Università di Roma.

 

 

Key4biz. Si parla di 18 miliardi di dollari la perdita delle industrie cinematografiche a livello globale. E’ un numero accettabile?

 

Celata. La stima è di 18,5 miliardi, per la precisione ed è della MPA, l’associazione delle Major cinematografiche americane. E’ quindi una stima di parte. Se, in ogni caso, la si prende per buona, ma non sappiamo su quali dati di base è stata presa, i numeri sono presto fatti.

Il 40%, dice sempre la MPA, è pirateria online. Secondo stime acclarate a livello scientifico, l’effetto sostituzione è del 20%. Cioè solo nel 20% dei casi il downloading illegale provoca un mancato acquisto. Se poi stimiamo che nel 50% dei casi il downloading avviene in aree a scarsa densità di sale cinematografiche, di videostore, di pay-per-view o comunque a mancanza di prodotto (vedi il caso della Cina, che è senz’altro il caso più macroscopico a livello globale) la perdita per pirateria ammonta a circa 740 milioni di dollari a livello globale. A fronte di un mercato globale che si può stimare cautelativamente in 80 miliardi di dollari. Cioè lo 0,92% del mercato.

 

 

Key4biz. Quindi il problema della pirateria è un non problema?

 

Celata. Assolutamente no. Innanzi tutto c’è la pirateria su supporti fisici, cioè la vendita di DVD agli angoli delle strade, che è clamorosamente illegale. Inoltre, ma è un fenomeno più USA che italiano, c’è il furto dei master dei film prima ancora dell’uscita nelle sale che, se possibile, è ancora più grave. Ma, se si parla di pirateria online, il fenomeno è più complesso.

 

 

Key4biz. Che vuol dire?

 

Celata. Che nel caso dei DVD pirata il mercato di riferimento è down market, cioè vengono acquistati da chi difficilmente va a vedere film nelle sale o entra nei videostore. Se si parla dell’online la situazione è differente. A parte quello relativo alle aree o alle circostanze a mancanza di prodotto legale, il downloader è un consumatore multimediale, cioè opera su Internet ma, nella stragrande maggioranza dei casi, va al cinema e compera nei videostore. Quindi, l’online per una parte sottrae acquirenti ma, dall’altro, ha un effetto promozione studiato, per esempio, da Blackburn della Harvard University con riferimento alla musica, ma che si può estendere tranquillamente ai video.

  

  

Key4biz. Comunque il mercato dei DVD legali è crollato…

  

Celata. Anche in questo caso bisogna fare i confronti corretti. Sia il mercato dei CD che quello dei DVD hanno goduto, se così si può dire, del vantaggio del cambiamento di piattaforma. Cioè, il passaggio dalle cassette ai CD o ai DVD ha comportato per il consumatore finale la ricostituzione delle library personali. Inoltre, essendo supporti più contenuti rispetto alle cassette hanno permesso, a parità di spazio disponibile nelle case (e mi creda è un problema serio) un maggior numero di collezionabili.

  

  

Key4biz. E quindi ?

 

Celata. Quindi la non reazione del mercato al Blu-ray, per i motivi che sappiamo, ha avuto un peso nella non crescita nel mercato dei DVD.

 

 

Key4biz. E’ possibile stimare quanto afferma?

 

Celata. Lo stiamo provando a fare nell’Osservatorio sulla pirateria online che stiamo costituendo all’interno del Multimedia Lab-Cattid della Sapienza.

 

 

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