Web e Politica: dal qualunquismo al berlusconismo. Paolo Dal Pino (Microsoft): ‘Altro che antipolitica, il web rappresenta le nuove forme di politica partecipata’

di di Raffaele Barberio |

Il fenomeno Grillo non va giudicato, vanno invece comprese le ragioni che lo hanno generato e la forza degli strumenti che ne hanno reso possibile l’azione.

INTERVISTA


Paolo Dal Pino

I rapporti tra web e politica si sono ingigantiti nel corso dell’ultimo anno.

Dopo anni di sufficienza e distacco da parte della politica, partiti ed eletti si sono resi finalmente conto che l’arena di confronto, il luogo dove si può vincere o perdere non è più la televisione, ma internet. Non più il salotto televisivo, secondo il principio della proporzionalità diretta: più presenze in video, più resa nella memoria dei telespettatori-elettori, ma la rete, la presenza multipla attraverso molti siti e portali, con la consapevolezza che le azioni vincenti sono sempre e solo quelle orientate alla valorizzazione dei feedback, anche attraverso le forme più semplici del web 2.0.

Il caso di Grillo ha poi contribuito ad affermare in modo determinante il principio dell’uso del web come strumento di mobilitazione di successo.

Le reazioni sono state di sorpresa, in qualche caso di sgomento, ma ambedue gli stati d’animo non hanno mancato di sottolineare la carica di antipolitica delle iniziative in questione lasciando intendere che l’uso del web come tale sembra naturalmente predisposto a dar spazio alle spinte di antipolitica così forti nel Paese.

L’argomento è, come è noto, particolarmente caldo e di questo abbiamo parlato con Pierluigi Dal Pino , Direttore delle Relazioni Istituzionali di Microsoft Italia.

 

 

K4B.      Allora Dal Pino, il web è il diavolo dell’antipolitica e la televisione è l’acquasanta della comunicazione?

 

Dal Pino.  Ritengo sia improprio parlare di “Antipolitica” nell’uso del web – userei piuttosto un’espressione diversa con il nome di “nuove forme di politica partecipata“.

 

 

K4B.      Che è un modo per accentuare il distacco dal mondo delle tv…

 

Dal Pino.  In un certo senso si. Consideri che il Web è usato oggi da 22 milioni di italiani ed affiancandosi alle tradizionali vie di comunicazione aumenta, come è noto, in modo potenziale la “comunicabilità”, e le idee sono una delle cose più importanti da comunicare, grazie alle sue tre caratteristiche principali, ovvero interattività, la velocità di trasmissione e scambio contenuti, infine la capacità di condivisione

 

 

K4B.      Forse la differenza è che la Tv è in poche mani, mentre il web è a disposizione di tutti, non trova?

 

Dal Pino.  Assolutamente si, con un simile strumento è normale che nell’individuo possa emergere in modo significativo un desiderio di rendersi partecipe alla vita civica e politica. Oggi il cittadino non vuole più subire passivamente, ma essere inserito in un percorso che lo renda partecipe e soprattutto informato. E la comunicazione elettronica, per sua natura, può metterci in condizione di sapere tutto su tutto.

 

 

K4B.      Per poi sparare contro il Quartier Generale?

 

Dal Pino.  No, non direi. Internet e le tecnologie della comunicazione elettronica abbattono le distanze ma devono essere guidate da una sorta di umanesimo tecnologico. La tecnologia, specialmente quella della comunicazione, deve essere al servizio dell’uomo. In questo contesto, il Web rappresenta il modo migliore per esprimere la propria partecipazione, quindi per avvicinarsi alla politica e non per allontanarsene.

 

 

K4B.      Certo oggi gli strumenti non mancano, dai blog ai social network, li vogliamo ricordare?

 

Dal Pino.  Innanzitutto i Blog. Pensi che la sola nostra piattaforma Windows Live Spaces ha in Italia oltre 5 milioni di utenti. Oggi il Blog è diventato un insostituibile strumento di battaglia politica, di cui Grillo in Italia è solo l’autore più noto.

Poi vi sono i Wiki. Un Wiki è uno strumento molto utile per collaborare, ad esempio, su un programma elettorale, per il quale si vogliano raccogliere contributi da più parti. Oppure ancora immaginiamo di come possa oggi essere organizzata una campagna, coinvolgendo tutti i possibili interessati, aprendo ai loro contributi. Il wiki è lo strumento che permette a chi lo usa di aggiungere, modificare e cancellare dati.

Poi c’è l’Istant Messaging. Anche qui vorrei ricordare che come piattaforma Windows Live Messenger abbiamo oltre 11,3 milioni di utenti. Anche in questo caso sono infinite le possibilità di impiego a fini politici. Oltre alla possibilità di fissare sessioni di Messenger con i propri elettori (ogni politico potrebbe avere almeno una sessione online a settimana per confrontarsi con i cittadini che l’hanno votato!), il Messenger si presta a infinite personalizzazioni.

Infine il Social Networking. Il social networking è forse l’applicazione che più si presta a un uso politico. Persone accomunate da interessi comuni possono entrare in contatto secondo la nota teoria dei 6 gradi di separazioni. Grande uso di social networking è stato fatto negli USA e oggi inizia ad esserlo seriamente anche in Italia. Da MySpace a Facebook al più professionalmente orientato LinkedIn. Oggi il social networking, quindi la possibilità di creare online gruppi/reti di amicizie/contatti è diventato uno strumento fondamentale del Web. Ed è indubbio come il social networking possa offrire l’impareggiabile vantaggio di diffondersi viralmente (il meccanismo stesso del social networking richiede, per funzionare, che gli utenti invitino i propri amici), diffondersi ad una velocità sino ad oggi impensabile, creare infine una base di sostenitori potenzialmente illimitata .

 

 

K4B.      La politica “nobile” si rivolgeva alle elites, oggi la comunicazione si disperde in mille rivoli che consentono a tutti di dire la loro. Vince il qualunquismo, come sostengono alcuni?

 

Dal Pino.  Le tecnologie elettroniche hanno messo a punto una forma di comunicazione congeniale, se vogliamo forzare i termini, al “qualunquismo” del nostro tempo, attraverso forme di partecipazione diretta e in prospettiva di eDemocracy.

 

 

K4B.      Qualunquismo e personalizzazione, sono due estremi che sembrano oggi combaciare. In politica tutti vogliono parlare al singolo e la rete sembra rispondere a queste nuove esigenze…

 

Dal Pino.  Francamente non mi pare una scoperta dell’ultima ora. Qualunquismo e personalizzazione della politica sono divenuti parte del nostro sistema in modo massiccio già da molti anni, anzi sin dagli anni Novanta, grazie all’uso spregiudicato della televisione e al ricorso massiccio a tecniche di marketing innovative. Il cosiddetto berlusconismo nasce da lì, ma questa berlusconizzazione della politica (nell’accettazione politologica del termine) è stata accettata da tutti e appare tardiva la meraviglia di fronte al fatto che qualcuno faccia appello diretto ai cittadini in forme nuove di mobilitazione.

 

 

K4B.      Allora la “colpa” è o non è di internet?

 

Dal Pino.  Intende dire tutto merito, o colpa, di Internet e di quella nuova forma di comunicazione che si chiama blog? Attenzione. L’effetto Grillo si è fatto davvero sentire quando dalla piazza virtuale si è passati alla piazza reale, quando ad Internet si è affiancata la televisione. Io parlerei di merito e non esprimo qui un giudizio nella modalità in cui è stato fatto nella “piazza reale”. Il merito di aver dato voce ad un crescente numero di istanze ed opinioni che rimaneva isolato sulla rete e non ascoltato da chi si estranea e non prende in considerazione l’opinione della gente che sul Web trova facile accoglienza. Vorrei ricordare che il Web non ha razza, religione o ideologia politica.

 

 

K4B.      Sembra tutto molto scontato eppure ci sono resistenze…

 

Dal Pino.  Piuttosto che temere gli effetti derivati dall’utilizzo del WEB e di alcune sue applicazioni, dovremo cercare di sfruttarli al meglio; la politica dovrebbe ricorrere sempre più a queste forme di democrazia diretta. Il politico in generale ed i governanti in particolare, dovrebbero affacciarsi a questa agorà del Web partecipando attivamente a fasi di ascolto e di proposizione sui temi più importanti. E’ nel loro interesse. Il Web 2.0 (blogging o social networks) permette anche di influenzare maggiormente l’opinione pubblica ed i votanti. Un esempio per tutti? Quello di Barack Obama e della centralità nel suo stile di comunicazione delle tecnologie informatiche e applicazioni WEB.

 

 

K4B.      Allora tutto il potere al Web, senza controindicazioni?

 

Dal Pino.  Beh, abbiamo un’opportunità incredibile che molti politici e opinionisti oggi sfruttano ampiamente, ma è indubbio che occorra una qualche governance, e non una rigida regolamentazione, per non rischiare di dar spazio ad eccessi pericolosi che minacciano la privacy ed i diritti fondamentali dei cittadini come anche la sicurezza dei minori per esempio. Recentemente, per quanto ci riguarda, abbiamo chiuso quattro Blogs perché contrari alla sana alimentazione, perché inducevano scientemente alla bulimia o anoressia. Come forma di autoregolamentazione abbiamo annunciato a livello mondiale i Privacy Principles.

 

 

K4B.      Vorrei tornare ai temi della sfera pubblica..

 

Dal Pino.  In quel contesto le cose da fare, le cose buone da fare ed applicare non mancano; sono opportunità straordinarie. Si pensi a quali strumenti di conoscenza abbiamo oggi grazie al Web e parlo di strumenti di conoscenza sull’operato di chi amministra la vita pubblica. E la conoscenza porta con sé la trasparenza, come obbligo per chi governa e come diritto per chi è governato. In questo modo si rendono più vicini tra loro politica, amministratori e cittadini sulla base di rapporti aperti e auspicabilmente fiduciari, unica strada possibile per una buona amministrazione.

 

 

K4B.      E allora che messaggio dare ai politici che parlano molto della rete subendone il fascino, ma che spesso sono pronti a scagliarsi contro di essa per ritornare ai vecchi sistemi della comunicazione di altri tempi?

 

Dal Pino.  Il Blogging, il Social networking, l’Istant Messagging, Wikipedia, il WEB 2.0, sono tutti strumenti che possono aiutare a fare meglio quanto abbiamo citato sino ad ora. Ma essenzialmente possono migliorare l’interazione sociale e contribuire alla centralità del cittadino che oltre ad essere informato può produrre egli stesso nuovi contenuti. L’errore più grande è giudicare queste forme di internet come “fenomeni moderni“, come dicono alcuni! Più che “fenomeni moderni” sono “fenomeni odierni”, cui non ci si può sottrarre o far finta che non esistano.

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