TLC: è vera liberalizzazione? Intervista a Roberto Zuccolin

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INTERVISTA


Roberto Zuccolin

Intervista a Roberto Zuccolin, direttore Strategie e Sviluppo di Albacom

Nelle prossime settimane sono attesi provvedimenti che potranno incidere in maniera decisiva sul mercato delle tlc nazionali. Ci riferiamo alle decisioni che l’Authority di Enzo Cheli dovrà prendere sia sulle tariffe di terminazione fisso-mobile sia sul listino di interconnessione tra reti e al nuovo Quadro regolamentare per lo sviluppo della concorrenza nelle tlc che la Commissione Europea dovrebbe approvare entro febbraio, per essere applicato in tutti i Paesi Europei a partire dal 25 luglio 2003.

Per capirne di più abbiamo posto qualche domanda a Roberto Zuccolin, direttore Strategie e Sviluppo di Albacom, il principale concorrente di Telecom Italia nei servizi di telecomunicazione dedicati alle imprese.

A che punto è il processo di liberalizzazione?
“A cinque anni dall’avvio del processo di liberalizzazione, a fine 2002 risultavano rilasciate 260 licenze telefoniche a 163 operatori, ma siamo piombati di fatto in una situazione di oligopolio dove gli operatori di telefonia fissa in grado di contrastare le rinnovate spinte monopoliste di Telecom Italia non sono più di tre o quattro.”

A chi si riferisce?
“A quei pochi che nel corso di questi anni hanno fatto investimenti seri in termini di infrastrutture e non si sono limitati a svolgere una mera attività da reseller. Albacom, ovviamente, con la sua rete in fibra ottica di oltre 6.000 chilometri è una di questi, così come Wind-Infostrada e Fastweb, quest’ultima limitatamente alle città dove è presente.
Ma il vero problema è che la liberalizzazione non può essere misurata con il numero di licenze concesse ma con la redditività di chi deve stare nel mercato. E in tutta Europa, nella telefonia fissa, non c’è ancora un solo operatore di rete fissa che sia stato in grado di generare profitti.”

Vuol dire quindi che ci troviamo di fronte a una liberalizzazione incompiuta?
“Per evitare il rischio che si vada a costituire un nuovo monopolio occorre continuare a vigilare in modo puntuale e preciso sulle strutture dei costi proposte dall’operatore dominante, visto che di scorporo della rete non se ne vuole sentire parlare. All’Authority chiediamo quindi di rivedere i costi dei servizi intermedi in maniera significativa. “

L’ VIII Rapporto della Commissione Europea sulle Telecomunicazioni, però, ha affermato che in Italia la liberalizzazione si è compiuta con successo e costi competitivi vengono praticati agli operatori concorrenti. Non è così?
“Una lettura del Rapporto che non si ferma alla semplice media aritmetica europea dei quindici Paesi porta a conclusioni diverse.
I costi di terminazione del traffico telefonico a livello locale praticati in Italia sono sì allineati a quelli della Germania, ma superiori del 20% di quelli francesi e  del 33% di quelli inglesi.
Altra voce che ha un’elevata incidenza sui costi degli operatori di rete fissa sono le tariffe telefoniche per le chiamate da telefono fisso a cellulare. Se prendiamo come raffronto i Paesi che insieme all’Italia vantano il più alto livello di penetrazione del servizio di telefonia mobile, Svezia e Finlandia, ci accorgiamo che le tariffe di terminazione in questi paesi sono inferiori del 50% a quelle praticate in Italia. Da qui il parere dell’Antitrust di ridurre di oltre il 35% le tariffe attuali e la decisione dell’OFTEL (l’ente regolatorio inglese) di prevedere una riduzione programmata per i prossimi tre anni di oltre il 50%.
Da ultimo posso affermare che i costi dei circuiti diretti numerici, fondamentali per fornire servizi all’utenza business, sono in Italia superiori rispettivamente del 20% e del 40% a quelli praticati in Gran Bretagna e in Germania”.