Manipolazione delle emozioni. Facebook sotto inchiesta del Garante Privacy in UK

di Paolo Anastasio |

L’esperimento di manipolazione delle emozioni condotto da Facebook su circa 700 mila utenti nel 2012 sotto la lente dell’Information Commissioner’s Office di Londra, per verificare se via siano gli estremi di violazione delle norme sulla Data Protection.

Regno Unito


Facebook

Nel Regno Unito l’esperimento di manipolazione delle emozioni condotto da Facebook su 700 mila utenti è finito sotto la lente dell’Information Commisioner’s Office (ICO), l’autorità nazionale garante della Privacy e della data protection. L’indagine è finalizzata a verificare se l’esperimento, che ha suscitato una pioggia di polemiche da parte degli utenti, che in molti casi si sono sentiti trattati come “cavie” digitali, abbia violato le regole sulla privacy. Il regolatore è in contatto anche con l’organismo di protezione dati in Irlanda, visto che la sede europea di Facebook si trova a Dublino.

 

Lo scrive il Financial Times,  precisando che una fonte dell’ICO ha detto che è troppo presto per dire esattamente quali sono le norme di legge oggetto dell’eventuale violazione del social network. Per ora, il garante inglese, che può intervenire sulle policy aziendali sulla privacy e di elevare sanzioni fino a 500 mila sterline, sta verificando la quantità di dati utilizzati per l’esperimento e se vi sia stato il consenso degli utenti.  

 

L’esperimento di Facebook su 700 mila utenti, che risale al 2012, è durato una settimana e ha concluso che modificando tramite un algoritmo automatico il flusso di stoire positive o negative riversato sulle bacheche personali degli utenti anche i commenti personali dei destinatari cambiano, in linea con la tonalità emotiva (positiva o negativa) prescelta.

 

Richard Allan, director of policy di Facebook in Europa, ha detto che lo studio è stato realizzato “con le dovute protezioni” e che il social network è pronto a rispondere a qualsiasi domanda del garante. “E’ evidente che la gente è stata colpita da questo studio e ce ne assumiamo tutta la responsabilità. Vogliamo migliorare in futuro e lo faremo prendendo atto di questa reazione”, aggiunge Allan.

 

Adam Kramer, un ricercatore coinvolto nel progetto, si è scusato e ha detto che a posteriori, vista la reazione pubblica provocata dall’esperimento, sarebbe stato meglio non farlo. Anche perché i risultati raccolti non sono stati così utili da giustificare il cancan prodotto.

 

Normalmente Facebook gestisce il flusso di post sulle bacheche personali in base alle preferenze dell’utente, utilizzando come criterio i Like e gli argomenti più seguiti da ciascuno. Le finalità pubblicitarie non sono un mistero, ma la manipolazione delle emozioni degli utenti online non è prevista.