‘Obbligo di POS, servono incentivi e va esteso a tutta la PA’. Intervista a Sergio Boccadutri (SEL)

di Paolo Anastasio |

Su un tema come quello dell’epayment l’approccio obbligatorio è sicuramente il più semplice, ma rischia di non ottenere i risultati sperati.

Italia


Sergio Boccadutri

Il POS (Point of Sale) obbligatorio entra in vigore il 30 giugno per esercenti, commercianti e professionisti. Una misura attesa, realizzata per permettere una miglior tracciabilità dei pagamenti, che però al momento non prevede sanzioni per chi non si doterà dell’apparecchio. Non sono poche le resistenze da parte dei negozianti, che non vedono di buon occhio i pagamenti elettronici. Ne abbiamo parlato con Sergio Boccadutri, deputato di SEL promotore in Parlamento della legge sull’ePayment.

 

 

KB. Obbligo di POS per esercenti, commercianti e professionisti. Cosa ne pensa?

  

Sergio Boccadutri. Su un tema come quello dell’epayment l’approccio obbligatorio è sicuramente il più semplice e agevole, ma rischia di non ottenere i risultati sperati. In un paese in cui 9 pagamenti su 10 sono in contanti, l’approccio deve essere quello dell’incentivazione come propongo nella mia legge, il cui costo sarebbe compensato dall’emersione di transazioni sconosciute al fisco e quindi non tassate. L’obbligo, semmai, servirebbe per certi operatori come le banche o la pubblica amministrazione che spesso non accetta le carte di credito come strumenti di pagamento.

 

 

KB. Secondo lei, perché non sono previste sanzioni per chi non si adegua?

 

Sergio Boccadutri. Probabilmente c’è la consapevolezza di si tratta di un provvedimento parziale e anche la volontà di evitare un approccio conflittuale con i commercianti e i professionisti.

 

 

KB. Il Mise sarà in grado di gestire il processo?

 

Sergio Boccadutri. Il Mise è in grado di gestire qualunque processo, serve soltanto la volontà politica, fino ad ora i governi hanno oscillato tra timidezza e contrarietà sul tema dell’epayment. Oggi vedo una situazione diversa, anche perché il tema del digitale di cui l’epayment è un pezzo importante e sembra ricevere maggiore attenzione. L’Italia vive un vero e proprio epayment divide rispetto all’Europa e ciò frena il sistema paese.

 

 

KB. In Italia commercianti e professionisti fanno resistenze di fronte ai pagamenti elettronici. Perché?

 

Sergio Boccadutri. C’è sicuramente una sacca di resistenza legata alle possibilità di evasione fiscale, ma c’è anche una grandissima parte che non conosce effettivamente i vantaggi dell’epayment oltre che in termini di costo soprattutto in termini di opportunità di business.

 

 

KB. Che fare per incentivare gli esercenti e i commercianti ad adeguarsi al nuovo obbligo senza protestare?

 

Sergio Boccadutri. Prima di tutto, bisogna incentivare per due anni i commercianti più piccoli a dotarsi di POS di ultima generazione, muniti di funzionalità NFC e mpayment, collegando l’incentivo all’effettivo utilizzo, affinché si rendano conto che l’alternativa al contante è effettivamente conveniente rispetto ai costi soprattutto occulti del cash che vanno dalle rapine, allo smarrimento, al trasporto delle banconote.

 

 

KB. Il POS e la moneta elettronica sono un’arma contro l’evasione e il riciclaggio di denaro sporco?

  

Sergio Boccadutri. Vi è indubbiamente una correlazione diretta fra contante ed evasione, che producendo nero produce poi anche corruzione. Ma oltre a questo non bisogna soltanto limitare a questo aspetto le opportunità dell’epayment. Ci sono diversi altri vantaggi, basti pensare alla velocità dei pagamenti soprattutto nel campo dei micropagamenti, dal pagamento del biglietto del bus, al parcometro al biglietto del cinema e molto altro.