YouTube pronta allo ‘sgombero’ delle etichette indipendenti che non accettano i nuovi contratti

di Alessandra Talarico |

Tra i video che potrebbero sparire dal sito, quelli di Adele e Arctic Monkeys. L’associazione Impala chiede l’intervento della Ue e accusa YouTube di abusare della sua posizione dominante per costringere gli indie ad accettare condizioni sfavorevoli.

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YouTube sta iniziando a eliminare dal sito i video di diversi artisti di etichette indipendenti, dopo che queste ultime si sono rifiutate di accettare contratti con condizioni giudicate inaccettabili in termini di remunerazione.

Secondo il Financial Times è ‘questione di giorni’ e dalla piattaforma di video sharing più famosa al mondo (di proprietà di Google) spariranno video di artisti del calibro di Adele ma anche band indie molto apprezzate come gli Arctic Monkeys.

 

In realtà, solo il 10% delle etichette indipendenti non ha accettato i nuovi termini contrattuali, ha spiegato Robert Kyncl, responsabile dei contenuti della piattaforma, che si appresta a lanciare un’offerta a pagamento per lo streaming video senza pubblicità. Il nuovo servizio consentirà di guardare video o ascoltare musica su qualsiasi dispositivo, anche non connesso a internet.

YouTube sta per avviare un’ampia fase di test della nuova offerta a pagamento per perfezionare l’interfaccia e rimuovere eventuali bug prima di renderla disponibile al pubblico.

 

Google non ha rivelato i dettagli dei contratti proposti alle etichette indie per il nuovo servizio a pagamento, che dovrebbe chiamarsi Music Pass, ma secondo diverse fonti, le condizioni economiche sarebbero inferiori di un terzo rispetto a quelle proposte da Deezer o Spotify. Mentre infatti queste ultime propongono una remunerazione pari al 65-70% del prezzo al dettaglio (al lordo delle tasse e dei diritti d’autore), YouTube proporrebbe il 45%. Accuse rispedite al mittente da Kyncl, secondo cui “l’offerta è equa e coerente coi prezzi dell’industria”. Kyncl ha anche ricordato che da quando YouTube è stato acquisito da Google (nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari), la società ha versato più di 1 miliardo di dollari nelle casse dell’industria musicale attraverso accordi di licenza che permettono ai detentori dei diritti d’autore di percepire una quota dei ricavi pubblicitari.

 

Impala (Independent Music Companies Association) sta intanto cercando di tirare nella partita la Commissione europea, insistendo sul fatto che YouTube starebbe abusando della sua posizione dominante per costringere le etichette indipendenti ad accettare termini contrattuali sfavorevoli.