Google Glass: arriva l’app che trasforma chiunque in un cecchino

di Alessandra Talarico |

Un’app realizzata dalla TrackingPoint consente di collegare lo smartphone o il tablet al mirino di un fucile d’assalto per centrare un bersaglio restando al sicuro dietro una barriera.

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Trackingpoint

La versione definitiva dei Google Glass non è ancora arrivata in commercio, anche se gli americani possono già acquistarli online in versione beta al modico prezzo di 1.500 dollari e presto saranno venduti anche negli Store dell’operatore AT&T.

In attesa di poterli acquistare a un prezzo più ragionevole, non resta che strabuzzare gli occhi a ogni nuova app progettata a integrazione dei glass delle meraviglie: diverse quelle già attive (qui una carrellata), molte in cantiere, tra cui quella progettata dalla società americana TrackingPoint che consente di colpire un bersaglio senza vederlo.

La startup texana ha diffuso un video esplicativo del funzionamento di quest’app che consente di collegare lo smartphone o il tablet al mirino di un fucile d’assalto per centrare un bersaglio senza vederlo.

 

 

In sostanza, il mirino del fucile trasmette ai Google Glass quello che ‘vede’, permettendo così al tiratore di colpire il suo bersaglio restando al sicuro dietro una barriera.

 

TrackingPoint, specializzata nella creazione di armi ‘intelligenti’ (che sembra quasi un ossimoro), aveva già fatto parlare di sé per la creazione di un sistema di puntamento assistito in grado di centrare un bersaglio distante anche un chilometro e dotato di connessione wi-fi per condividere il colpo in rete. Con questa nuova app, dunque, fa un passo avanti in quello che sembra essere il suo obiettivo: trasformare chiunque in un cecchino.

 

Una cosa molto poco rassicurante, insomma, che però apre uno squarcio su quante infinite possibilità verranno aperte dagli occhiali ‘intelligenti’ di Google, soprattutto se si pensa alle diverse tecnologie, come i droni, messe al servizio della guerra del futuro. Tecnologie che consentiranno ai soldati del futuro di essere meno esposti alla realtà ‘materiale’ della guerra, rendendola, se possibile, ancora più disumana.