Ict e Tlc in Lombardia, allarme Fim-Cisl: ‘2 mila posti a rischio. Intervenga il Governo’

di Paolo Anastasio |

Sono più di 2 mila i posto di lavoro a rischio in Lombardia a causa della crisi del settore Ict e Tlc. Fim-Cisl chiede l’intervento del Governo per far ripartire gli investimenti.

Italia


Fibra ottica

Sono più di 2 mila i posti a rischio in Lombardia nei settori delle  telecomunicazioni e della tecnologia avanzata. L’allarme arriva dalla Fim-Cisl Lombardia, secondo cui le aziende più in difficoltà sono Micron, Bames, Alcatel Lucent, Nokia Solutions Networks (NSN), Sirti, Italtel e Agile, che in regione occupano oltre 18mila persone.

 

Il segretario generale della Fim-Cisl Lombardia Nicola Alberta chiede ‘un ruolo più incisivo del Governo e degli enti locali, dalle politiche industriali specifiche ai poli tecnologici, dalla banda ultra larga all’agenda digitale’.

 

Molte le vertenze aperte in Lombardia, da quella che riguarda Alcatel-Lucent alla Micron, passando per Italtel e Sirti. “Chiediamo al Governo di intervenire là dove è possibile per far ripartire la macchina degli investimenti e recuperare tutti i ritardi dell’Agenda Digitale – dice Alberta – il nostro paese è indietro sul fronte delle infrastrutture, il che pesa ad esempio su Alcatel Lucent e Italtel. Produttori di apparati di rete che soffrono la mancanza di investimenti”.

 

Un altro nodo da sciogliere è quello degli investimenti della PA. “Devono ripartire – dice Alberta – in modo da dare ossigeno alle aziende del settore. Per quanto riguarda ST Microelectronics, poi, il Governo italiano può e deve intervenire, così come sta già facendo quello francese”.

 

Il dato più preoccupante, secondo il sindacato, è che il settore Ict ha grosse potenzialità di crescita, ma nonostante ciò gli investimenti sono fermi. “Bisogna difendere l’occupazione – chiude Alberta – serve un patto sociale forte altrimenti il rischio è che le grosse multinazionali lascino il paese”.