Mercato unico tlc: abolire il roaming non basta. Serve il consolidamento

di Alessandra Talarico |

Gli analisti JP Morgan, commentando le dichiarazioni del candidato del Ppe alla presidenza della commissione Ue Juncker, sottolineano che l’abolizione del roaming non garantirà più scelta ai consumatori e non sarà sufficiente a creare un single market per

Europa


Telecoms

Ieri, il Financial Times ha riportato delle dichiarazioni di Jean-Claude Juncker, uno dei candidati alla presidenza della Commissione europea, che potrebbero fare molto felici gli operatori telefonici europei. Secondo Junker, infatti, una delle priorità della Ue dovrebbe essere quella di ripensare le regole sulla concorrenza del settore digitale, per consentire alle telco di consolidarsi e accelerare gli investimenti.

Secondo il candidato del Ppe, alla luce della recente decisione di abolire il roaming (votata dal Parlamento lo scorso 3 aprile nell’ambito delle votazioni sul pacchetto Connected Continent) avrebbe a questo punto senso anche consentire operazioni di fusione e acquisizioni indipendentemente dal fatto che si svolgano all’interno dello stesso Stato membro o meno.

“…Se si chiede alle telco di offrire reti e servizi non più su scala nazionale ma a livello continentale, allora a mio avviso anche il diritto comunitario sulla concorrenza dovrebbe essere applicato con spirito continentale”, ha detto Juncker.

 

L’attuale Commissario alla concorrenza Joaquin Almunia ha sempre sostenuto che un mercato telecom pan-europeo meglio integrato è la precondizione essenziale per una valutazione più ‘generosa’ delle proposte di consolidamento. Ma finora la linea seguita dall’antitrust Ue è stata quella di non scendere al di sotto dei 4 operatori per ogni paese, così da non intaccare prezzi al consumo e concorrenza.

“La differenza – spiegano oggi gli analisti JP Morgan – è che Juncker sta suggerendo che l’abolizione del roaming non è sufficiente a raggiungere questo obiettivo”.

 

“Chiaramente – sottolineano gli analisti – in una situazione in cui ogni cittadino europeo potrebbe scegliere qualsiasi piano tariffario di qualsiasi operatore (indipendentemente dallo Stato di appartenenza) ci sono decisamente poche ragioni per cui le dinamiche di mercato dovrebbero essere ancora valutate su base nazionale”.

 

“Tuttavia – aggiungono – sembra questo il caso in cui si potrebbe creare un regime di accesso all’ingrosso pan-europeo abbastanza dirompente che potrebbe andare molto al di là degli effetti della legislazione ‘Roaming III’ del 2012…perché potrebbe aprire le porte a un eccesso di arbitraggio”, ossia un uso anomalo e abusivo dei servizi di roaming.

Un pericolo, questo, già evidenziato in un’analisi di Strand Consult secondo cui l’abolizione del roaming creerà “un incentivo perverso per l’arbitraggio in cui operatori e Mvno potranno sfruttare le differenze di prezzo tra un paese e l’altro”  andando palesemente “contro l’idea di mercato unico digitale”.

Sembra quindi probabile che il roaming resti soggetto a delle clausole di utilizzo corretto ancora tutte da definire che restringeranno i piani tariffari nazionali principalmente ai cittadini del paese in cui ha sede l’operatore che li offre.

“In questo scenario, l’abolizione del roaming avrà un impatto molto limitato sulla scelta dei consumatori europei e quindi anche sulle future valutazioni in materia di concorrenza”.

 

Siamo insomma ancora lontani dalla parola fine per quanto riguarda le riforme europee nel settore delle telecomunicazioni, anche se la posizione di Juncker aggiunge significato alle prossime elezioni del 22 maggio, con in il nuovo esecutivo che dovrà decidere se autorizzare o meno diverse fusioni nel settore (in Germania tra Telefonica ed E-Plus, in Irlanda tra 3 e O2 e in Francia tra Numericable e SFR) e sul tavolo ancora il pacchetto sul Single Market da finalizzare.