Net neutrality: giovedì il voto al Parlamento europeo. Ecco la posta in gioco

di Alessandra Talarico |

Si surriscalda il dibattito sulla net neutrality in vista del voto di giovedì al Parlamento europeo e c’è chi ha in tasca la soluzione per uscire dall’impasse.

Europa


Net neutrality

Il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria, voterà giovedì 3 aprile il Regolamento della Commissione europea sul mercato unico digitale.

La proposta copre una serie di misure che riguardano lo spettro radio, l’abolizione delle tariffe di roaming entro il 2015 e, soprattutto, le regole sulla net neutrality.

Dopo il nuovo passaggio in Parlamento, il pacchetto dovrà ottenere il consenso degli Stati membri: sarà questa, secondo Strasburgo, una delle priorità del nuovo Parlamento che sarà eletto alla fine di maggio.

 

Al di là dell’abolizione del roaming, un ulteriore elemento di discussione del progetto della Commissione è rappresentato dalle misure per garantire la “neutralità della rete”. Misure che hanno generato le vibranti proteste degli operatori telefonici europei secondo cui alcune delle proposte sono eccessivamente intrusive, in particolare per quanto riguarda i cosiddetti servizi specializzati che, in base al testo approvato lo scorso 18 marzo dalla Commissione Industria del Parlamento, possono essere offerti dalle telco a condizione che non venga compromessa “la qualità dei servizi di accesso aperto a internet, né essere commercializzati o utilizzati in sostituzione di internet. Sono ammissibili soltanto qualora esista la manifesta necessità di ordine tecnico e materiale, al di là del tornaconto economico, di poter fornire applicazioni critiche in tempo reale di particolare qualità”.

 

Le telco europee hanno chiuso il quinto anno consecutivo in perdita, colpite non solo dalla crisi economica, ma anche dalla concorrenza ‘sleale’ dei servizi online – da Skype a Whatsapp – che continuano a drenare ricavi dalle loro casse verso quelle degli OTT. Il tutto mentre la Ue ribadisce l’urgenza di investire nelle reti di nuova generazione per sostenere la crescita del traffico  generata soprattutto da servizi quali il video streaming e di download di musica – molto voraci di banda ma del tutto irrilevanti, economicamente, per gli operatori in quanto gestiti prevalentemente da società che non condividono i profitti con chi gestisce le reti.

 

Visto che queste reti costano non pochi miliardi di euro, le telco vorrebbero avere la flessibilità necessaria per far pagare un extra alle società che veicolano questi contenuti, per garantire loro la massima qualità del servizio e, allo stesso tempo, per avere garantiti gli introiti necessari per il mantenimento delle reti.

 

A differenza degli Usa, inoltre, dove i servizi mobili sono esclusi dalle policy sulla net neutrality, la legislazione europea non fa differenza tra reti dati fisse e mobili e, dal momento che il traffico dati mobile cresce in maniera esponenziale, trainato da smartphone e tablet, “…a un certo punto qualcuno dovrà pagare per l’aggiornamento delle reti”, ha sottolineato Tom Phillips, Ceo della GSMA, l’associazione degli operatori mobili.

 

Se il testo passasse come approvato dalla Commissione ITRE, secondo ETNO – l’associazione che riunisce gli operatori europei –  sarebbe una minaccia per internet europeo, che funzionerebbe “in maniera completamente differente rispetto al resto del mondo” e questo non può che destare profonda preoccupazione.

A due mesi dalle elezioni europee, “il dibattito è diventato confuso e dominato da appelli populisti in difesa dell’open internet”, un principio che rischia di produrre un testo legislativo “ambiguo e senza senso per gli ingegneri che gestiscono le nostre reti”, ha affermato il presidente del board ETNO Luigi Gambardella sul Wall Street Journal.

 

Non a caso, i giganti di internet, da Google a Spotify, non sono d’accordo con questa visione.

 

Amplia il quadro il parere di Tim Wu, docente della Columbia University e ‘inventore’ dell’espressione ‘net neutrality’: secondo Wu, la net neutrality “sta iniziando a uscire fuori dai confini del dibattito sulla ‘pubblica utilità’ di internet per incentrarsi su chi controlla l’accesso ai contenuti online”.

 

Per uscire dall’impasse, suggeriscono alcuni, è essenziale che telco e OTT passino dalla stessa parte della barricata e la smettano di ‘farsi la guerra’, stringendo accordi come quello tra Vodafone e Spotify, per rispondere alla domanda dei consumatori e differenziarsi dai concorrenti.

 

“L’interesse per le partnership è molto alto: invece di farci la guerra, lavoriamo insieme”, ha detto Mattias Hjelmstedt della Tv online svedese Magine, che sta lavorando proprio in questo senso.

 

La Commissione europea, ha dichiarato il portavoce di Neelie Kroes, Ryan Heath, “è impegnata per la net neutrality, per la non-discriminazione tra i pacchetti di dati. Pensiamo che la nostra proposta realizzi quest’obiettivo”.

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