Net neutrality. Lo scontro Netflix-Verizon riaccende il dibattito: chi paga l’upgrade delle reti?

di Alessandra Talarico |

L’uso sempre più intenso dei sevizi video come quelli di Netflix e l’estensione delle offerte online dei canali televisivi sta rendendo insostenibile l’attuale modello di business basato su accordi di distribuzione gratuiti e reciproci.

Stati Uniti


Netflix

Il conflitto latente tra i fornitori di contenuti online e i fornitori di servizi internet americani, e che ha portato nell’ultimo mese a un rallentamento del 14% delle velocità del servizio Netflix in prima serata, riapre il dibattito – acceso anche in Europa – su chi debba pagare l’aggiornamento delle reti per sostenere il crescente traffico di contenuti.

 

Il rallentamento riguarda, in particolare, i contenuti Netflix trasmessi sulla rete in fibra ottica FIOS di Verizon e, spiega il Wall Street Journal, le ripercussioni di questo conflitto andranno di sicuro a interessare anche le valutazioni del regolatore sul progetto di fusione tra Comcast e Time Warner Cable.

 

La maggior parte del  traffico Netflix – che nei momenti di picco arriva a rappresentare un terzo di tutto quello generato negli Usa – transita dalle reti di Cogent, fornitore di banda larga che Netflix paga per distribuire il suo traffico sulla rete.

I provider come Cogent, in genere, scambiano il traffico con gli ISP senza che vi siano dei pagamenti. Ma l’aumento del traffico generato da Netflix – che secondo Cogent è quadruplicato negli ultimi mesi da quando sono stati lanciati i contenuti in alta definizione – sta spingendo gli ISP come Verizon a reclamare un pagamento.

 “Internet – spiega il WSJ – si regge storicamente su accordi in cui i grandi provider accettano di trasportare l’uno il traffico dell’altro sulla base del presupposto che tutto sarà comunque distribuito equamente. Ma l’uso sempre più intenso dei sevizi video come quelli di Netflix e l’estensione delle offerte dei canali televisivi sta rendendo questi accordi insostenibili”.

Verizon, dal canto suo, ha in atto una policy in base alla quale i provider di banda larga come Cogent che caricano sulla sua rete più traffico di quanto ne trasportano in cambio devono pagare.

Di conseguenza, mentre Netflix reclama la diffusione gratuita dei suoi contenuti, i provider come Verizon, ma non solo, insistono per ottenere un risarcimento economico.

“Quando una parte prende tutti i benefici e l’altra deve sostenere tutti i costi, allora sorgono i problemi” ha spiegato Craig Silliman di Verizon.

 

Una disputa che sta spingendo Verizon e altri a rimandare gli upgrade necessari per aggiungere capacità ai sovraccarichi link dei provider di banda larga come Cogent. Già a giugno, quest’ultimo aveva accusato Verizon di stare attuando un atteggiamento dilatorio alla questione dell’aggiornamento delle connessioni. Ben prima, quindi, che il Tribunale di Washington, accogliendo il ricorso di Verizon contro Netflix, bocciasse le regole della Federal Communications Commission (Fcc) sulla neutralità della rete che avevano come obiettivo di evitare che gli operatori tlc potessero avere un diretto controllo sulla rete, bloccando, accelerando o rallentato le connessioni internet a seconda dei loro interessi.

 

Gli ISP, dal canto loro, danno la colpa del rallentamento al rifiuto di Netflix di distribuire il suo traffico in maniera più efficiente.

Un rimpallo di responsabilità che, in ultima analisi, non fa altro che aggravare la congestione della rete.