Telecom Italia all’attenzione del PD: tra mercato, richieste dei sindacati e deficit del governo

di Paolo Anastasio |

Ordine del Giorno di Andrea Ranieri in Direzione del PD per discutere il prossimo 20 febbraio del futuro di Telecom Italia.

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Telecom Italia

Matteo Renzi si occuperà della questione Telecom Italia nella prossima riunione di direzione del Pd, fissata per il 20 febbraio.

Il segretario del Partito Democratico accoglie così la sollecitazione del senatore Andrea Ranieri, già sindacalista e membro della Direzione nazionale del partito, che ieri ha presentato alla direzione del Pd un ordine del giorno, che impegna il partito, i gruppi parlamentari e il Governo a prendere una posizione chiara su Telecom Italia.

In particolare, l’iniziativa guarda alla difesa della dimensione internazionale del gruppo, al mantenimento nel perimetro aziendale del business brasiliano, a tempi e modalità di investimento nelle nuove reti NGN, a un impegno alla modifica della legge sull’Opa secondo la proposta del senatore Massimo Mucchetti.

 

Ma si avverte il peso di ciò che non c’è.

Di quell’Agenda Digitale che è rimasta nel mondo dei sogni per effetto di ritardi normativi, promesse non mantenute e una certa latitanza di parte governativa da almeno un paio d’anni a questa parte.

Il rischio è che si mescolino assieme due elementi indipendenti tra loro: l’Agenda Digitale di cui il paese ha bisogno e che dipende da scelte pubbliche e le vicende di Telecom Italia, che riguardano decisioni decisamente circoscritte, per buona parte, alla sfera decisionale degli azionisti.

Ci sarebbe semmai da sottolineare la persistente carenza di una politica industriale del settore delle telecomunicazioni, un deficit che si sta consumando da oltre 13 anni nei quali al centro degli interessi del sistema italiano è stata posta la televisione come regina dello sviluppo e non lo sviluppo della rete in linea con la crescita di internet e l’affermarsi di una nuova economia digitale.

 

Fra i passaggi salienti dell’ordine del giorno proposto da Ranieri figura la trasformazione di Telecom Italia in una Public Company, cui venga assicurato un management indipendente, pronto a   operare nell’interesse di un’azienda libera da condizionamenti e conflitti di interesse. Insomma un cambio di modello di Governance in uno dei più grandi gruppi industriali, che inevitabilmente assumerebbe un significato di non poco conto per l’intero sistema delle grandi imprese italiane.

 

Da alcuni mesi si discute di questo tema ma senza punti di riferimento certi  – ci ha dichiarato l’on. Enza Bruno Bossio, membro della direzione del PD e della Commissione Parlamentare Trasporti e Telecomunicazioni – ben venga quindi una attenzione particolare del PD in sede di Direzione, e vorrei sperare della politica in generale, sui temi relativi al futuro di Telecom Italia, un tema su cui a mio parere poco, e spesso in modo inadeguato, si è fatto negli ultimi anni. I governi che si sono succeduti sino a oggi – ha proseguito Enza Bruno Bossio –  hanno sottovalutato il peso straordinario del digitale nel rilancio dell’economia e della competitività delle nostre imprese e il risultato è che facciamo fatica degli altri in Europa a riprenderci e rimetterci in carreggiata. Occorre invece cambiare il passo e per farlo serve anche che un’azienda come Telecom Italia possa operare senza indugi. La politica non può alterare le dinamiche del mercato, ma può tutelare gli interessi collettivi e i ruoli di tutte le parti in commedia”.

 

Interessati alla questione anche i sindacati, che accolgono con favore l’apertura del segretario del Pd ad occuparsi di Telecom Italia, dopo mesi di chiusura al confronto del Governo Letta nonostante le richieste pressanti per un incontro da parte dei segretari Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil).

Key4biz ha sentito i responsabili dei sindacati di categoria Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom Uil e Giorgio Serao della segreteria nazionale FistelCisl.

 

Michele Azzola (Slc Cgil): ‘La priorità sono gli investimenti sulla rete”

Ma quali sono le priorità su cui si dovrà concentrare Renzi? “Le priorità le diciamo da tempo – dice Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil – l’Italia bucherà clamorosamente tutti gli obiettivi dell’Agenda Digitale. Su tre obiettivi non verrà colto nemmeno uno. Ma la cosa più grave è che i piani degli operatori italiani non prevedono nemmeno i 100 Mbps che l’Europa fissa la 50% nel 2020. Non solo non riusciremo ad arrivare all’obiettivo dei 30 Mbps della popolazione, ma mancheremo clamorosamente anche l’obiettivo dei 100 Mbps. A dirlo è il comitato reti di Francesco Caio”.

Che fare per recuperare il ritardo? “E’ evidente che senza un intervento continuo e fattivo del Governo, come richiede la Commissione Ue, non si può fare nulla – aggiunge Azzola – L’unico strumento per realizzare la rete in Italia, che piaccia o no, si chiama Telecom Italia, perché è l’unica azienda in grado di ragionare di rete”.

Qual è il messaggio a Renzi su Telecom Italia? “Telecom Italia è un’azienda sana, che incassa molti soldi, ma che ha un problema che si chiama debito – aggiunge Azzola – Questo debito impedisce di fare una massiccia iniezione di investimenti sulla rete perché mancano risorse. E’ quindi necessario ipotizzare l’immissione di risorse fresche, secondo noi un aumento di capitale, di 5 miliardi di euro, che deve essere finalizzato esclusivamente all’adeguamento della rete e non all’abbattimento del debito, come dice qualcuno”.

“Telecom – aggiunge il sindacalista – non ha bisogno di nuove risorse per abbattere il debito, ce la fa da sola. L’adeguamento della rete è necessario per ridurre il divario con l’Europa da qui fino al 2020. Ci sono diversi fondi che sarebbero disponibili a fare l’aumento di capitale in Telecom Italia, lo dicono Bassanini, Gamberale e tutti coloro che gestiscono pezzi di patrimonio sulle infrastrutture. Risorse fresche servirebbero per far crescere il lavoro nel paese, che ne ha maledettamente bisogno. Sono questi i temi di cui si deve occupare Renzi e il Pd, visto che la riforma dell’Opa è stata affossata. E’ evidente che la manovra Telefonica impedisce gli investimenti sulla rete, perché il gruppo spagnolo non ha risorse da investire in Italia. I soci italiani non vogliono investire (Generali, Sanpaolo, Mediobanca)”.

In questo contesto, chiude Azzola, “è necessaria la moral suasion del Governo per l’ingresso di nuovi soci e far partire così gli investimenti sulla rete”.   

 

Salvo Ugliarolo (Uilcom Uil): ‘Su Telecom Italia silenzio assordante del Governo Letta’

Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom Uil, è un renziano della prima ora e accoglie con faovre l’interesse di Matteo Renzi per la vicenda Telecom Italia: “Benvenga finalmente il riaccendere i riflettori della politica per Telecom Italia, se ciò avverrà in termini costruttivi – dice Ugliarolo – Bene Renzi, se pone il problema Telecom presso l’organo di direzione del Partito. Il problema Telecom lo abbiamo con forza e incisività, come Uil, riacceso a settembre quando ci fu l’uscita di Bernabè dalla presidenza. In quel momento, con il senatore Mucchetti, c’era la proposta di provare a modificare la legge sull’Opa, caduta nel nulla,. Su Telecom c’è stato un silenzio assordante del Governo, in primis del premier Enrico Letta. Già prima della fine dell’anno abbiamo più volte anche con le confederazioni abbiamo chiesto più volte chiesto un’audizione e un intervento da parte del Governo su Telecom.  Ma non siamo mai stati ascoltati”.

L’auspicio della Uilcom è che Renzi apra un tavolo con le parti sociali su Telecom Italia. “In particolare per discutere della tenuta occupazionale di Telecom Italia – aggiunge Ugliarolo – perché il problema è questo, accanto al mantenimento della rete all’interno del perimetro aziendale”.        


Giorgio Serao (Fistel Cisl): ‘Bene interesse di Renzi, servono investimenti’

Sulla stessa linea di Ugliarolo anche Sergio Serao, della segreteria della Fistel Cisl: “Il fatto che Renzi ponga la questione Telecom all’attenzione della politica è una buona notizia – dice Serao – Negli ultimi mesi abbiamo chiesto diversi incontri al Governo, per affrontare il nodo Telecom Italia pur non volendo entrare in meccanismi di mercato che esulano dalle nostre competenze. Ma non abbiamo sentito alcuna risposta. Ribadiamo che è diritto dei sindacati sapere come evolve la vicenda Telecom, dopo l’acquisizione della maggioranza dell’azienda da parte di Telefonica”.

Telecom Italia è un’azienda strategica per il paese, per questo, aggiunge Serao, “a Renzi chiederei di fornire una politica di investimento seria per l’azienda – dice – in particolare, investimenti sulle reti, che sono un punto nodale dello sviluppo del paese. Inoltre, chiederei a Renzi di tutelare gli asset strategici dell’azienda, in particolare il mercato domestico e il business internazionale. Il Brasile compensa la flessione dei ricavi in Italia e deve restare nel perimetro aziendale. Infine, bisogna garantire i livelli occupazionali dell’azienda e di tutto l’indotto, composto da una miriade di aziende che in appalto gestisco fra le altre cose call center e costruzione e manutenzione delle reti”.

Per quanto riguarda lo scorporo della rete, Serao ribadisce la “contrarietà rispetto a progetti che per ora non si sono rivelati seri – precisa – anche se il mantenimento della rete nel perimetro di Telecom Italia non esclude l’ingresso di nuovi soci. Sarebbe anche utile che Renzi desse una direzione sulla riforma della legge di riforma dell’Opa. La mancata riforma della legge sull’Opa, presentata dal senatore Mucchetti, è una grave responsabilità del Pd e di Letta”