Equo compenso, Emanuela Bizi (Slc Cgil): ‘Non è una tassa su smartphone e tablet’

di Paolo Anastasio |

La sindacalista si schiera al fianco della Siae nella polemica sulla rideterminazione degli importi previsti per copia privata a favore degli autori: ‘Cinque euro in più sul prezzo di oggetti che costano 200 – 300 euro non sarebbe un aggravio clamoroso’.

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“Cinque euro in più sul prezzo di uno smartphone e di un tablet non sarebbe un aggravio clamoroso, per oggetti che costano già dai 200 ai 300 euro, a fronte di un costo di produzione molto basso. I produttori che strepitano contro l’aggiornamento dell’equo compenso per i diritti degli artisti se ne potrebbero far carico senza gravare sulle tasche dei consumatori”. La pensa così Emanuela Bizi, segretario nazionale Produzione Culturale della Slc-Cgil, che entra così, al fianco della Siae, nel dibattito aperto sull’aggiornamento dell’equo compenso.

 

Il decreto in materia si trova attualmente sul tavolo del ministro per i Beni Culturali e del Turismo Massimo Bray, che lo emanerà a breve. Nei giorni scorsi era stato lo stesso Mibact a dire che l’equo compenso non è una tassa su smartphone e tablet.

 

Secondo la sindacalista, “l’equo compenso non è assolutamente una tassa, come invece sostengono alcune associazioni dei consumatori e anche Confindustria Digitale, che rappresenta i produttori di smartphone e tablet”.  

 

Bizi allarga il tiro e ricorda i 3 miliardi di euro di danni diretti derivanti dalla pirateria online, che pesano in termini anche occupazionali sul settore della produzione musicale e cinematografica nel nostro paese. “Chi si occupa di queste cose deve pensare a far crescere il consumatore e soprattutto i ragazzi, che ad esempio non percepiscono che scaricare illegalmente un brano musicale equivale a un furto ai danni dell’autore”,  attacca Bizi, aggiungendo che la stragrande maggioranza degli artisti vive in condizioni lavorative molto difficili, con contratti per lo più in nero e un tasso di evasione contributiva altissima. La figura dell’artista in Italia non è normata dal punto di vista legislativo e la pensione nel mondo dello spettacolo è difficilissima da raggiungere, considerate le lunghe pause fra una produzione e l’altra.

 

In questo senso, “La rideterminazione degli importi previsti per la copia privata, applicabili a smartphone, tablet, chiavette usb ed altri supporti è un atto dovuto – chiude Bizi – Se l’importo proposto per uno smartphone passa da 0.90 centesimi a 5 euro e venti, e per un tablet da zero a 5.20 euro, è perché non si è provveduto nei tempi corretti ad aggiornare i costi del diritto d’autore, come peraltro prevedeva la norma e come già avviene in altri paesi europei come Francia e Germania”.