Gara Consip per il Cloud: sarà il caso di fermarla?

di di Paolo Di Pietro (Esperto in architetture di integrazione SOA) |

Venerdì scorso, su Key4Biz, è uscita una mia riflessione sul tema della gara Consip per il Cloud da 2 miliardi di euro. Ho ricevuto molti feedback, quasi tutti positivi, tranne un paio che riporto per ripartire con un ragionamento.

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Paolo Di Pietro

Venerdì scorso, su Key4Biz, è uscita una mia riflessione sul tema della gara Consip per il Cloud, quella da 2 miliardi di euro. Ho ricevuto molti feedback, in generale quasi tutti positivi, tranne un paio che riporto per ripartire con un ragionamento:


Commento negativo 1: ma che stai dicendo..??? “”bandi più seri, con requisiti misurabili e controllabili.”” Da oltre 15 anni Consip fa solo bandi seri e non ha perso 1 ricorso!

 

Che mi fa venire in mente una delle ragioni fondamentali dell’immobilità di questo paese: l’attività fondamentale di chi fa qualcosa nella Pubblica Amministrazione consiste nell’organizzare tutte le cose NON perché funzionino al meglio e diano i risultati migliori, ma perché evitino di creare/far avere problemi.

 

Non metto in dubbio che Consip non abbia mai perso un ricorso negli ultimi 15 anni; ciò che vi chiedo è se questo può essere un metro di misurazione della qualità del suo operato dal punto di vista del paese e non dal punto di vista dei suoi dipendenti/dirigenti.

 

Tempo fa, a Report, qualcuno intervistato disse che sì, effettivamente in una scuola si potevano acquistare i computer ad un prezzo più basso. Peccato che ci fossero problemi successivi con la manutenzione; oppure, che si potesse acquistare un macchinario ospedaliero ad un prezzo conveniente, ma il liquido per farlo funzionare costava più di 20 euro contro 1 euro se comprato alla fonte.

 

Come per tutte le cose della politica, si guarda agli effetti immediati e si ignorano quelli a lungo termine.

 

Un business case di riferimento è quello della Nespresso: la macchina per il caffè viene venduta ad un prezzo molto basso, quasi irrisorio, perché i soldi veri, poi, li faranno con le capsule. Questo business canvas (vedi figura) sembra essere sconosciuto alla Consip, che persegue approcci tipici dello scorso millennio.


Commento negativo 2: il tuo scritto mi sembra un Fantacalcio dell’informatica, ovvero come sarebbe bello e utile se 3 Imprese facessero cloud infrastrutturale e applicazioni… Per farlo occorre competere, con gare, non mischiare gli elementi come gli alchimisti… Ma poi il Governo (non la politica) ha già dato le linee strategiche su cosa fare e le gare le applicano. Semplice e lineare.

 

Non mi risulta siano state approvate linee guida strategiche sui data center, che sono in fase di approfondimento presso l’Agenda digitale. L’indirizzo del governo, come si evince dalle indicazioni di Caio è che prima di fare la gara dei data center era necessario consolidare il modello di S.I. che questo paese vuole adottare.

 

Comunque, visto che quello che ho proposto sembra Fantacalcio, vi racconto una ipotesi su quello che potrebbe accadere nella realtà.

 

Immaginate che, invece di accordarsi tutti insieme, si accordino tutti gli attori più grandi, magari per partecipare a tutti i lotti: chiamiamola ‘Grande Coalizione’ (la citazione non è mia, la riporto sia perché rende perfettamente l’idea, sia perché è paragonabile con quanto sta avvenendo ai piani più alti). Tale coalizione è composta dalle Aziende Az1 – Azn

 

Immaginiamo pure che, per ogni lotto, possa esserci una azienda con una soluzione già bella e pronta, diciamo l’azienda AziLj, mentre tutte le altre non siano ben posizionate o non abbiano interesse a competere nello specifico lotto.

 

Immaginate ora due casi:

 

1)   L’azienda i vende prodotti per il lotto j e guadagna il 100% del valore del bando;

2)   L’azienda i vende prodotti per il lotto k diverso da j: in questo caso le due aziende coinvolte si dividono i ricavi: quella che ha venduto il servizio prende una quota di ‘intermediazione’, mentre chi eroga realmente il servizio si prende la quota rimanente.

 

Se la mia ipotesi poteva essere bollata come Fantacalcio, questo invece potrebbe essere uno scenario assolutamente plausibile, con il risultato che, di fatto, si spendono oggi due miliardi di euro

 

a)   per far riciclare alle aziende le cose vecchie che hanno in casa già pronte (vi ricordate i fondi di magazzino dell’Olivetti venduti  alla PA nel secolo scorso?)

b)   per disincentivare ulteriormente l’innovazione in IT, evitando di fatto che le aziende competano per la produzione di prodotti nuovi e migliori;

c)   si impedisca, di fatto, l’accesso alle PMI, che, qualora dovessero far parte del consorzio, saranno di fatto strangolate da contratti di fornitura capestro (prendere o lasciare), che, come al solito, permetteranno alle grandi aziende di fare utili sulla intermediazione, lasciando le piccole a scannare i propri dipendenti per rispettare scadenze impossibili.

 

Aggiungo una mia personale ulteriore considerazione sul lotto 3, che è quello che mi sta più a cuore:

 

Questa gara (insieme all’altra da 550 milioni di euro), avrebbe dovuto essere organizzate in tutt’altra maniera, ed in particolare:

 

1)   Si sarebbe dovuto fare un lavoro preventivo per la realizzazione del lotto 3, a proposito della modellazione dei metadati e della definizione dei sistemi di interoperabilità applicativa e semantica;

2)   Sulla base dei risultati, si sarebbe potuta indire da 2 miliardi, limitandola ai lotti 1, 2 e 4, che però si sarebbero dovuti basare sui risultati di cui al precedente punto 1), pena la non accettazione.

 

Questo approccio avrebbe consentito di:

 

a)   Richiedere lo sviluppo di un unico stack standardizzato per il lotto 1;

b)   Integrare lo SPID nel lotto 2;

c)   Implementare portali conformi a specifiche condivise, nel rispetto dell’autonomia amministrativa prevista dal Titolo V della Costituzione.

 

In mancanza di questo, c’è il rischio/certezza che si scateneranno le amministrazioni locali senza che si sia deciso quali basi dati o applicazioni devono invece essere centralizzate per banali motivi di ottimizzazione. Dopo di che, come sta accadendo per ANPR ed è già accaduto nella sanità, sarà necessario investire per togliere da locale cose che conviene a tutti mettere a fattor comune.

 

Vorrei far notare come non sia banale l’assegnazione delle attività di realizzazione del lotto 3, che di fatto rappresenta una standardizzazione dell’interoperabilità applicativa tra le PA.

 

A tale proposito, seguendo le abitudini correnti, si potrebbero prevedere due possibili strade:

 

  1. affidare una gara al mercato,
  2. affidare l’attività ad un soggetto pubblico.

 

In entrambi i casi si ucciderebbe l’innovazione IT nel paese.

 

Nel caso di un soggetto pubblico ci si troverebbe di fronte ad aziende che, lavorando fuori dal mercato, non hanno alcun interesse ad innovare, ma soltanto a consolidare posizioni di potere attraverso uno sfruttamento delle tecnologie di cui dispongono. Nel caso di un soggetto privato, invece, l’azienda vincitrice avrebbe tutto l’interesse a far diventare standard la propria soluzione, per poter allargare comodamente ed a minor costo la propria presenza sul mercato.

 

L’unico modo corretto per operare consiste nel creare una struttura tecnica, nell’ambito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che abbia come unico compito quello di costruire, manutenere e far evolvere nel tempo le Ontologie della Pubblica Amministrazione, attraverso attività di coinvolgimento di tutte le PA coinvolte e delle aziende sul mercato. A supporto di questa asserzione, vi rimando al documento sul QuITP, scritto nel lontano 2007 dal Prof. Sandro Osnaghi e tuttora valido. In particolare, si veda il capitolo La governance del Quadro di Interoperabilità a pagina 7.

 

Tutti mi dicono che questa proposta sia impossibile da realizzare, ma io resto convinto che si tratti invece dell’unica opzione perseguibile che abbia possibilità di successo.