Video on-demand, i broadcaster affilano le armi contro Netflix

di Raffaella Natale |

Secondo alcuni analisti, c’è il timore che la società che offre film in streaming possa stabilire il monopolio sul mercato SVOD. I broadcaster non stanno a guardare mentre Hollywood se la ride.

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Netflix

Netflix è divenuta in poco tempo la regina incontrastata del mercato del video on-demand a pagamento (Subscription Video On-Demand – SVOD), arrivando a superare la soglia dei 40 milioni di abbonati nel mondo.

Il CEO Redd Hastings sta accelerando anche il piano d’espansione all’estero della piattaforma americana (presto dovrebbe arrivare anche in Italia, ndr), nata per il video noleggio ma che ha conosciuto il successo soprattutto con il servizio streaming.

Ma se è vero che sarà proprio questo tipo di offerta a risollevare il settore e a permettere ai produttori di televisori di rilanciare l’Ultra Alta Definizione, ci si comincia a chiedere se Netflix potrebbe rappresentare una minaccia per l’industria audiovisiva e in un futuro prossimo avere il monopolio del video on-demand diventando quello che è Google nella ricerca online.

 

I presupposti ci sono tutti, ma i broadcaster non staranno certo a guardare e non si lasceranno soffiare così facilmente il posto dalla web company. Senza considerare che Netflix, anche se ha cominciato a produrre serie originali come ‘House of Cards’ per la quale ha vinto a settembre anche un Emmy Awards, dovrà passare sempre dai produttori di contenuti per poter arricchire la propria library.

Disney, che è stato uno dei primi studios a stringere accordi con la società, ha già lasciato a intendere che davanti al rischio monopolio, che reputa davvero difficile, troverà un partner diverso.

 

Secondo alcuni analisti, però, Netflix vorrebbe cementare il proprio primato per avere il pieno controllo del mercato del video on-demand.

Per il 2014 si prevede che la società spenderà circa 3 miliardi di dollari per i contenuti, ma forse anche di più per ampliare la propria base clienti e contrastare i servizi concorrenti di Amazon e Hulu.

Per gli analisti Tony Wible e Murali Sankar di Janney Montgomery Scott, questo potrebbe determinare la svolta monopolistica di Netflix con un conseguente aumento dei prezzi degli abbonamenti.

Nel terzo trimestre del 2013, Netflix ha speso 8,2 miliardi di dollari per le licenze dei film. Una cifra grossa, ma in linea con le entrate e le spese sostenute dai grossi network televisivi che comprano i diritti da terzi, stando a quanto riferiscono gli analisti di Janney.

 

“La nostra opinione è che una spesa aggressiva possa costringere gli altri player a riconsiderare il loro impegno in questo spazio o a modificare i loro modelli di business “, ha indicato Wible e Sankar, che hanno epresso giudizio ‘buy’ su Netflix.

 

Ma sarà così potente Netflix da spingere altri competitor come Amazon e Hulu a tagliar la corda?

 

Difficile da credere anche perché, come suggeriscono gli analisti, sul mercato del video on-demand a pagamento c’è sicuramente spazio per almeno tre servizi.

Più precisamente, Hollywood ha tutto l’interesse di veder crescere la diversificazione: gli studios e i network televisivi sono poco inclini ad affidarsi a un unico distributore.

Se Netflix dovesse diventare troppo ingombrante potremmo invece vedere estendere la battaglia che ha afflitto l’industria della pay Tv estendersi anche allo SVOD e allora i proprietari dei contenuti saranno lieti di spostare i loro interessi altrove.

Lo testimonia quanto fatto da Viacom lo scorso anno: la società televisiva ha ampliato il suo accordo di licenza esclusiva con Amazon per i diritti SVOD a un sottoinsieme di programmi di Nickelodeon e alcune settimane dopo è arrivato anche Netflix.

 

In ogni caso l’appetito per il video on-demand a pagamento segnerà la rotta anche per il prossimo anno.

Nel frattempo, i fornitori di pay-Tv stanno avidamente raccogliendo i diritti VOD per respingere l’offensiva di Netflix e mantenere i propri abbonati ai servizi via cavo o satellite.

A caccia quindi di altri acquirenti per evitare che la regina dello streaming possa prendere il controllo assoluto del mercato.