Appello Donne e Media in Vigilanza Rai. Roberto Fico: ‘Il mio impegno per la parità di genere’

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La delegazione presieduta dalla promotrice dell’Appello, Gabriella Cims, ha presentato in Commissione oltre 20 emendamenti al Contratto di Servizio Rai.

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Appello Donne e Media in Vigilanza Rai

Procede la campagna Donne e Media per riuscire a ottenere che nel Contratto di Servizio Rai 2013-2015 in via di rinnovo vengano inserire una serie di disposizioni per garantire sulle reti pubbliche il rispetto di genere e le pari opportunità

In questa direzione, si è volta nei giorni scorsi in Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, l’audizione dell’Appello Donne e Media. La delegazione dell’Appello, presieduta dalla promotrice Gabriella Cims, era composta da Elisa Manna, responsabile delle politiche culturali del Censis, le avvocate Gioia Vaccari, dell’Istituto Nazionale scienze biosociali, e Anna Maria Buzzetti, dell’Associazione giuriste italiane, e Sonia Albanese di Zonta International.

Nell’aprire i lavori, il presidente della Commissione Roberto Fico del Movimento Cinque Stelle ha raccolto e messo agli atti il documento contenente il testo degli emendamenti al Contratto di servizio proposti dall’Appello Donne e Media, riservandosi di analizzarlo e di esprimersi su di esso insieme agli altri membri della Commissione.

 

Il presidente ha dato subito la parola alla promotrice dell’iniziativa, Gabriella Cims, che ha illustrato alla Commissione la natura particolare dell’Appello, “non un’associazione – ha affermato – ma una Rete di associazioni nazionali e internazionali, di rappresentanze professionali, degli organismi di parità nazionali e locali”. Tutti questi soggetti, insieme alla redazione di key4biz, a partire dal novembre 2009, hanno condiviso e dato il proprio sostegno al piano di riforme proposto da Cims attraverso un appello alle autorità competenti per chiedere una rappresentazione delle donne più realistica e completa sui mezzi di comunicazione e di informazione.

“Siamo la Rete di associazioni e rappresentanze che ha realizzato la prima riforma di genere della tivù pubblica, – ha dichiarato Cims – con i 13 articoli che abbiamo fatto inserire nel contratto di servizio pubblico precedente a quello su cui discutiamo oggi”.

“Ho ricevuto centinaia di email dal ministero dello sviluppo economico – ha proseguito la promotrice dell’Appello – quando ero responsabile dell’Osservatorio sul recepimento della direttiva europea che regola il comparto audiovisivo e tutte protestavano per l’uso dell’immagine femminile utilizzata come orpello ornamentale di ogni contesto, per vendere un prodotto o per abbellire un programma; centinaia di donne si guardavano in uno specchio che non rifletteva più la loro immagine”.

 

Cims ha illustrato la situazione attuale, dopo 4 anni: “145 donne ammazzate ogni anno, nonostante le denunce. Più del 20% di gap d’occupazione tra i due sessi. Stipendi inferiori a parità di incarichi. Ragazzine che si prostituiscono per avere lo “status” di femmine vincenti più diffuso dai media. Minori che stuprano le loro coetanee”.

La promotrice dell’Appello ha rivolto una domanda diretta ai membri della Commissione e al Presidente: “Ma un ragazzino, secondo voi, nasce con il desiderio di violenza sessuale su una sua coetanea? Una ragazzina può nascere con l’input di fare sesso per denaro? O c’è qualcosa di sbagliato e siamo noi, la società, che non sappiamo fornirgli una più completa visione/percezione della femminilità”?

 

“E’ una subcultura strisciante – ha osservato Cims- che ci corrode ma coloro che, come noi, si pongono quale classe dirigente hanno il dovere di intervenire per operare un salto di paradigma sull’educazione alla differenza di genere. Per questo il Contratto di servizio che oggi analizziamo, che sancisce i doveri della tivù pubblica, finanziata anche con il canone, ha un’importanza rilevante per indicare una nuova linea di condotta. La bozza che abbiamo letto ci sembra troppo timida, ci sembra un passo indietro anche rispetto agli impegni che gli articoli dell’Appello nel precedente Contratto avevano già sancito, introducendo quella “nuova linea editoriale” riconosciuta anche dalla presidenza Rai e che ha portato a dirottare Miss Italia su una tivù commerciale. E’ decisamente più innovativo il documento di “policy di genere varato in risposta alle richieste dell’Appello Donne e Media dalla presidente Rai,  Anna Maria Tarantola, che impegna Rai ad “un nuovo corso”, rispettoso della dignità umana, culturale e professionale delle donne. Questo nuovo corso ora rischia di essere annebbiato”.

 

“Non promuoviamo la censura – ha ribadito la promotrice dell’Appello- e siamo convinti che per voltare pagina non è importante quanto si elimina dai palinsesti ma quanto piuttosto i nuovi contenuti che sapremo immettere sulle strade convergenti delle diverse piattaforme tecnologiche, che rendono uno stesso messaggio mille volte più penetrante e condizionante nel determinare l’immaginario collettivo e i modelli di riferimento che spingono all’emulazione, ispirando le scelte dei singoli!”.

 

“Per questo abbiamo concentrato– ha concluso Cims – i nostri 23 emendamenti al Contratto di servizio proprio sui “contenuti” e su un impegno più deciso per indurre la Rai ad una programmazione che rimetta al centro il merito quale paradigma di scelta per la selezione delle trasmissioni e dei suoi protagonisti (art. 4, comm.1-e). E’ stato un lavoro attento e profondo, che ci ha visto impegnate anche attraverso il gruppo di lavoro convocato dall’Appello Donne e Media di concerto con il CUG Enea.

 

La promotrice dell’Appello ha aggiunto: “Esortiamo il cittadino Roberto Fico, presidente a cinque stelle della Vigilanza, affinché eserciti la sua prerogativa e dirami un “Atto di indirizzo” ad hoc, in grado di riaccendere l’attenzione della programmazione Rai sul merito, ampiamente messo da parte ma elemento di volta, a nostro giudizio, per superare gli stereotipi degradanti e dilaganti, sia femminili che maschili. Il diritto di cittadinanza, infatti, si connota con il diritto di ciascuno sia alla rappresentanza che alla rappresentazione nella narrazione collettiva. E’ doveroso dunque offrire una visione plurale e non monotematica della realtà variegata delle donne. Occorre far riemergere il sommerso dei modelli di riferimento alternativi a quelli attualmente propinati”.

 

La responsabile delle politiche culturali del Censis, Elisa Manna, ha proseguito con l’enunciazione degli emendamenti proposti dall’Appello Donne e Media, ricordando ai presenti che “l’influenza dei contenuti mediatici sui comportamenti è comprovata da 50 anni di produzione scientifica, come anche nel Libro Bianco del Censis Donne e Media 2006″. “Sia nel Comitato Media e Minori che degli Utenti di cui faccio parte – ha evidenziato Manna- giungono migliaia di richiami sull’abuso della mercificazione del corpo delle donne. La Convenzione di Istanbul ha recentemente sottolineato il rapporto tra l’uso di un’immagine poco dignitosa e la violenza sulle donne e anche l’Unione Europea in una recente direttiva ha stigmatizzato come le società difficilmente potranno raggiungere la parità di genere finché le donne saranno rappresentate come immagini decorative. Sui minori abbiamo introdotto l’impegno della Rai in programmi volti all’educazione all’affettività, per superare la condizione di società afasica che facilmente induce alla violenza. Nei programmi di formazione abbiamo introdotto la cultura della diversità di genere proprio per proporre in positivo, lungi da scelte censorie, una più completa rappresentazione dei ruoli diversi che le donne svolgono nella società”.

 

L’avvocata Gioia Vaccari ha lanciato un monito ai presenti evidenziando che “il Contratto può rimanere lettera morta se non ha poi un’attuazione concreta che può essere garantita solo attraverso un sistema di vigilanza e controllo. Tale sistema, previsto dal testo all’articolo 21, contiene norme considerate irrinunciabili dalle rappresentanti dell’Appello Donne e Media”. Esse si riferiscono – ha precisato Vaccari-  all’artico 6, comma 2,  sull’offerta televisiva, all’articolo 7- comma 2, sull’offerta radiofonica, e all’articolo sulla qualità dell’offerta, ove noi abbiamo introdotto impegni concreti per promuovere la cultura di genere.”

 

L’onorevole Giorgio Lainati, di Forza Italia, ha sottolineato l’emergenza sociale che è necessario affrontare e si è dichiarato favorevole fin da subito a sostenere le proposte emendative illustrate dalle rappresentanti dell’Appello.

Anche l’onorevole Mario Marazziti, del gruppo Per l’Italia, presidente del Comitato Diritti Umani in Commissione Esteri, ha garantito il proprio impegno e ha affermato che “occorre costruire una nuova mentalità e in questo il servizio pubblico caratterizza se stesso contribuendo a prevenire l’uso della violenza”.

L’esponente del Partito Democratico, onorevole Michele Anzaldi, ha evidenziato come “nei talk show e nei tg, troppo spesso si predilige dare la parola non a chi ha la maggiore competenza su un tema ma piuttosto a chi ha maggiori caratteristiche estetiche”.

Sonia Albanese, cardiochirurga e sostenitrice dell’Appello attraverso l’associazione Zonta International, ha ribadito che “Rai ha il dovere di rappresentare la società in modo realistico, uscendo dall’apparenza e entrando nella competenza”.

L’avvocata Anna Maria Buzzetti, presidente della sezione romana dell’Associazione Giuriste Italiane ha affermato che “la Rai deve dare esempi nel saper scollegare i canoni estetici dalla competenza, ma troppo spesso questi esempi sono pessimi“.

 

Infine l’onorevole Albero Airola, del Movimento Cinque Stelle, ha concluso invitando sia la Commissione sia le rappresentanti dell’Appello Donne e Media a cooperare per “fare un’attività di vigilanza costante e reiterata, il modo più utile per passare dalle intenzioni ai fatti”.

“Lavoreremo insieme“, ha concluso l’onorevole Fico.