Marco Patuano: ‘Se sostenuti, Telecom rilancerà gli investimenti in Italia’

di Alessandra Talarico |

L’ad al Wall Street Journal: ‘Se avremo un forte ritorno dall'assemblea, potremo perseguire le nostre strategie con grande chiarezza’. Il Cade, intanto, fissa i tempi: Telefonica ha 18 mesi per indicare come allenterà la presa sul mercato carioca.

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Marco Patuano

Dipenderà anche dall’esito dell’assemblea di Telecom Italia del 20 dicembre, alla quale si preannuncia un’affluenza record – stimata a oltre il 61% – la capacità dell’azienda di tornare a investire sul mercato italiano. E’ questo l’alert lanciato dall’ad Marco Patuano dalle pagine del Wall Street Journal

L’assemblea, convocata su richiesta di Marco Fossati per valutare la revoca di un cda con troppi conflitti d’interesse per quanto riguarda, in particolare, la concorrenza tra Telefonica e Telecom Italia in Sud America, sarà il punto apicale di un contrasto senza precedenti in seno alla principale azienda tlc italiana, che intanto deve anche fare i conti con l’urgente necessità di ri cominciare a investire sul mercato domestico per far fronte a una concorrenza sempre più agguerrita.

 

Dei possibili esiti dell’assemblea e delle strategie future del gruppo, Patuano – negli ultimi giorni, giustamente, molto parco di commenti – ha parlato al Wall Street Journal, sottolineando che Telecom Italia “…ha bisogno di tornare a investire pesantemente nelle infrastrutture e di evitare la competizione sui prezzi”.

“Se avremo un forte ritorno dall’assemblea, potremo perseguire le nostre strategie con grande chiarezza”, ha aggiunto sottolineando che anche se l’attuale board sarà confermato, “la battaglia in atto ha evidenziato la necessità per Telecom Italia di muoverci con maggiore aggressività”.

“L’integrazione tra la banda larga e i servizi di broadcasting si sarebbe potuta fare meglio”, ha ammesso ancora Patuano.

 

Guardando al 20 dicembre, intanto, l’unica certezza in uno scenario in cui regna una gran confusione, è la determinazione dell’Antitrust brasiliano a non lasciare ulteriore margine di crescita al gruppo di Cesar Alierta: è di oggi la notizia che il CADE ha dato a Telefonica 18 mesi per adempiere alla delibera che impone di allentare la presa sul mobile in Brasile o di cedere la partecipazione in Telecom Italia. Per il CADE, infatti, se il gruppo iberico vorrà salire al 100% Vivo, primo operatore mobile brasiliano, dovrà uscire dalle partecipazioni dirette o indirette in Tim Brasil, controllata da Telecom Italia, o trovare un altro socio per la controllata. Da qui la decisione di Cesar Alierta e Julio Linares di lasciare il Cda di Telecom – non senza polemica verso le decisioni brasiliane definite ‘irragionevoli’ – e di rinunciare a esercitare per il momento il suo diritto a designare o proporre due consiglieri per Telecom Italia.

A quanto pare, però, pure il governo carioca attende di conoscere le evoluzioni ‘nostrane’ dell’affaire, visto che, come ha chiarito  il Ministro delle Comunicazioni brasiliano, Paulo Bernardo, nulla verrà stabilito su Tim Brasil fino a quando la questione non sarà discussa e decisa in Italia

 

Il tutto mentre la Consob ha depositato in procura la documentazione relativa alle ispezioni condotte il mese scorso per valutare la correttezza delle modalità di collocamento del convertendo da 1,3 miliardi di euro e della cessione di Telecom Argentina al fondo Fintech. Nel frattempo, per aggiungere altra carne al fuoco, si è aggiunto il ‘caso’ BlackRock – il Fondo americano salito al 10% di Telecom Italia senza darne comunicazione all’Autorità di Borsa e che ora rischia una sanzione per violazione delle norme vigenti, ma il cui voto sarà determinante in Assemblea a favore dell’una o dell’altra causa.

Senza contare, sul versante ‘politico’, i tentativi del governo di modificare le norme sull’OPA per bloccare la scalata di Telefonica e il blitz sulla cosiddetta Golden Power, sul quale ha aperto un faro anche Bruxelles. Un governo, chiamato ieri a ‘battere un colpo’ su Telecom Italia dal presidente della Commissione industria del Senato Massimo Mucchetti, che sollecita l’esecutivo “a salvare Telecom Italia dalle opache mene di un concorrente, Telefonica”, o quanto meno a costringere “tale insidioso soggetto a pagare il dovuto lanciando un’Opa per contanti rivolta a tutti gli azionisti”.

E ancora, ieri, si è registrata la rinuncia di Angelo Provasoli alla candidatura in cda per integrare i due consiglieri usciti, Franco Bernabè ed Elio Catania e la proposta di Findim e, il giorno prima, la presentazione di una nuova ‘lista Fossati’ di 5 candidati che comprende l’ad di F2i Vito Gamberale, l’ad di Sace Alessandro Castellano, Girolamo di Genova, consulente e già manager Telecom Italia, il Presidente Asati Franco Lombardi e l’avvocato Daniela Mainini.

 

Da settembre a oggi, insomma, molte nubi si sono addensate su Telecom Italia e la tempesta perfetta potrebbe scoppiare proprio venerdì in assemblea. Quel che è certo è che se anche Fossati non riuscisse nell’intento di non far mangiare il panettone all’attuale cda (al suo fianco ci sono Asati, e i proxi advisor ISS e Glass Lewis), non si potrà comunque non tenere conto della battaglia in atto.