L’Onu approva risoluzione su ‘Privacy nell’era digitale’ nonostante il pressing degli Usa

di Alessandra Talarico |

Nessun paese si è opposto alla risoluzione, ma sarebbe emerso che gli Stati Uniti si sono spesi in una forte opera di lobby per ‘annacquare’ i termini della risoluzione.

Mondo


Privacy ONU

L’Onu ha approvato nei giorni scorsi 18 proposte di risoluzione, inclusa una sul ‘diritto alla privacy nell’era digitale’, il primo documento che stabilisce che i diritti umani “dovrebbero prevalere indipendentemente dal medium e dovrebbero quindi essere protetti sia offline che online”, come ha fatto notare i rappresentante del Brasile in apertura di sessione.

 

La risoluzione, approvata senza votazione, richiamerebbe Stati membri a rivedere le loro “procedure, prassi e legislazioni in materia di sorveglianza delle comunicazioni, intercettazioni e raccolta dei dati personali, compresa la sorveglianza di massa, al fine di rafforzare il diritto alla privacy, garantendo la piena ed effettiva attuazione di tutti gli obblighi rilevanti ai sensi delle norme internazionali sui diritti umani”, si legge nel documento pubblicato dall’Onu.

 

Dopo l’approvazione, alcuni delegati hanno sottolineato la necessità di meccanismi internazionali concordati sui diritti umani atti a garantire la privacy e la libertà di espressione a livello globale. Alcuni hanno espresso rammarico per la mancanza di un riferimento specifico a tali meccanismi nel progetto, mentre altri hanno esaltato il consenso raggiunto come una chiara reazione internazionale alle attività di sorveglianza nazionale ed extraterritoriale condotte dagli Stati Uniti.

 

Sponsorizzata da Germania e Brasile, la proposta di risoluzione pone l’accento sulle preoccupazioni internazionali seguite allo scoppio del Datagate e sull’impatto negativo della sorveglianza di massa “sull’esercizio e il godimento dei diritti umani”.

 

Nessun paese si è opposto alla risoluzione, ma sarebbe emerso che gli Stati Uniti si sono spesi in una forte opera di lobby con gli alleati del cosiddetto gruppo ‘Five Eyes‘ – Regno Unito, Australia, Canada e Nuova Zelanda – per ‘annacquare’ i termini della risoluzione.

 

Alcuni documenti trapelati relativi alla posizione negoziale degli Usa hanno rivelato che Washington ha sostenuto con forza la ‘legalità’ delle sue operazioni di monitoraggio delle comunicazioni.

Secondo l’agenzia di stampa AFP, come risultato di tali pressioni, sarebbero stati ‘ammorbiditi’ in particolare i riferimenti alle violazioni legate allo spionaggio estero.