Telecom Italia, Mucchetti: ‘Opa obbligatoria emendamento a legge Stabilità’

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Il senatore del Pd ripropone la nuova disciplina sull’Opa obbligatoria, che potrebbe creare ostacoli all’operazione Telefonica-Telecom Italia. Il Governo nicchia dopo l’impegno di tradurre la proposta in legge in tempi brevissimi.

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Massimo Mucchetti

Il senatore del Pd Massimo Mucchetti ripropone come emendamento alla legge di Stabilità la nuova disciplina sull’Opa obbligatoria, che potrebbe rendere più difficile per Telefonica assumere il controllo di Telecom Italia.

 

Mentre il Governo nicchia, il presidente della commissione Industria del Senato va avanti e raccoglie un consenso trasversale tra i partiti.

 

Il testo porta le firme di altri nove senatori (Leggi articolo Key4biz): Altero Matteoli (Pdl), Maurizio Gasparri (Pdl), Paola Pelino (Pdl), Luigi Zanda (Pd), Mauro Maria Marino (Pd), Valeria Fedeli (Pd), Loredana De Petris (Sel), Linda Lanzillotta (Scelta civica) e Nunziante Consiglio (Lega Nord).

 

“Credo che si aprirebbe un problema molto serio tra il Senato e il governo nel momento in cui il governo stesso venisse meno alla parola data nell’aula di Palazzo Madama”, dice Mucchetti al”agenzia Reuters.

 

L’ex giornalista del Corriere della Sera ricorda che il 24 ottobre il ministero dell’Economia si è impegnato a tradurre in legge l’emendamento “in tempi brevissimi” (Leggi articolo Key4biz).

 

“Il governo, non dando corso alla parola data, aprirebbe un conflitto con il Senato. Il Senato aveva espresso e sta esprimendo una volontà politica chiara, mentre il governo finora ha brillato per la sua assenza”, dice Mucchetti.

 

Palazzo Chigi mostra però di non condividere la proposta presentata da Mucchetti e lascia trapelare che “a breve” un intervento sull’Opa non è previsto.

 

L’emendamento contiene alcune novità rispetto alla versione precedente. È tenuto a lanciare l’offerta pubblica di acquisto chiunque acquisisca, anche attraverso un’azione di concerto, il controllo di fatto della società, “qualora la partecipazione acquisita dia diritti di voto inferiori al 30% del capitale ordinario, purché superiore al 15%”.

 

Il testo definisce il controllo di fatto come “il potere di nomina, con voto determinante in almeno due assemblee ordinarie consecutive, di un numero di amministratori in grado di esprimere la maggioranza deliberante per le materie di gestione ordinaria”.

Spetta alla Consob individuare, “con cadenza almeno annuale”, le società nelle quali un azionista o un gruppo di azionisti esercitano il controllo di fatto con una partecipazione tra il 15 e il 30%. L’Autorità dovrà redigere un primo elenco entro fine gennaio.

 

La quota diretta in Telecom imputabile a Telefonica è quindi del 14,8%, appena sotto il floor suggerito da Mucchetti (la quota diretta votante è 10,34%).

Tuttavia, l’intesa prevede che il gruppo spagnolo sottoscriva un aumento di capitale per salire al 70% di Telco, con un esborso di 117 milioni. Telefonica può sottrarsi alla ricapitalizzazione qualora sorgessero ostacoli di tipo regolatorio.

Inoltre, dal primo gennaio Telefonica potrà decidere di convertire le sue azioni Telco in titoli con diritto di voto e di esercitare un’opzione per acquistare il 100% di Telco. Potrà però realizzare queste due mosse solo se saranno risolti i problemi antitrust in Sudamerica. (P.A.)