Editoria, De Benedetti: ‘Vogliamo concorrere con gli OTT senza doping e calci negli stinchi’

di Raffaella Natale |

L’indagine antitrust su Google, aperta nel 2010, per il presidente de L’Espresso, evidenzia la ‘farraginosità dell’eurocrazia e l’incapacità della politica di far fronte alle problematiche create dagli operatori digitali’.

Unione Europea


Carlo De Benedetti

“Tra qualche settimana sapremo se la Commissione Europea aprirà un formale procedimento a carico di Google per abuso di posizione dominante, chiudendo un’istruttoria cominciata di fatto nel febbraio 2010. Avete letto bene: febbraio 2010”.

Scrive così il presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso, Carlo De Benedetti, oggi sull’Huffington Post.

“…Parliamo di un’era tecnologica fa. Il mondo digitale è totalmente cambiato e a Bruxelles sono ancora lì a discutere se le politiche anticoncorrenziali denunciate nel 2009 da tre società – la tedesca Ciao, la britannica Foundem e la francese eJustice – possano essere sterilizzate grazie i rimedi annunciati da Google”.

 

Per De Benedetti, la desolante vicenda dell’istruttoria guidata da Joaquin Almuniasegnala – una volta di più – la farraginosità dell’eurocrazia e la sostanziale incapacità della politica a ogni livello di far fronte alle problematiche create dagli operatori digitali globali, che sviluppano i propri business in barba alle regole locali”.

 

De Benedetti tocca anche un altro nervo scoperto: i sistemi di ottimizzazione fiscale usati dalla web company, ma non solo, per sottrarsi al pagamento delle tasse, dirottando i profitti nei paradisi fiscali.

 

Si pensi alle pluri-denunciate attività di elusione delle tasse nazionali da parte di Google e Co. che l’Unione Europea e i singoli stati non sono in grado di contrastare“, scrive De Benedetti, secondo il quale “gli Over The Top (OTT) sembrano la versione aggiornata, a parti invertite, del paradosso di Achille e della tartaruga, dove è la tartaruga a inseguire inutilmente il velocissimo guerriero fin dal primo istante“.

 

Una situazione in cui a pagare e anche caro sono gli editori: “La situazione che stiamo vivendo, soprattutto nel mondo editoriale ormai digitalizzato, è quella dell’assenza di un level playing field sul quale gli operatori concorrano senza doping e calci negli stinchi”.

“…Siamo tutti chiamati uno sforzo eccezionale – osserva il presidente de L’Espresso – che ci consenta di superare il gap di partenza“, perché “i regolatori non riescono a dare garanzie in questo senso”.

 

Bisogna cambiare sostanzialmente “i nostri business model” o addirittura, indica ancora, entrare “in mercati mai frequentati“.

Per De Benedetti, “una mano a ristabilire l’equilibrio perduto potrebbe venire anche dall’opinione pubblica che si sta rendendo conto, dopo le rivelazioni di Edward Snowden e Glenn Greenwald sul tecnospionaggio di massa, che i dati volontariamente forniti dai cittadini-utenti a Google, Apple, Facebook, Skype etc. non servono solo a darci servizi migliori…“.

 

“L’antico motto “Don’t be evil” del motore di ricerca si sta trasformando nel suo esatto contrario anche nell’interpretazione dei più accesi sostenitori di Larry Page, Sergey Brin, Mark Zuckerberg e tutti gli altri“, commenta De Benedetti, aggiungendo: “Chissà che non se ne accorga anche il commissario Almunia”.

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