Scandalo Datagate/Prism, Francesco Pizzetti: ‘Inquietante credere che i servizi e le autorità italiane non sapessero’

di a cura di Alessandra Talarico |

Obama, ruolo del Governo, Copasir, Consiglio Europeo; tutti i nodi cruciali nell’intervista al Presidente di Alleanza per Internet e già Garante per la Privacy.

Italia


Francesco Pizzetti

“L’Italia è stata spiata dalla Nsa e anche dall’intelligence britannica”. La rivelazione choc di Gleen Greenwald, il giornalista del Guardian che per primo ha alzato il velo sul Datagate (vedi articolo Key4biz), si aggiunge oggi a quella dei giorni scorsi del quotidiano francese Le Monde, che ha riacceso i riflettori sullo scandalo Datagate/Prism e sulle attività di spionaggio dell’NSA: in un mese sono state spiate 70,3 milioni di telefonate di cittadini francesi. In aggiunta, la stessa NSA avrebbe messo sotto controllo anche il cellulare del Cancelliere tedesco Angela Merkel. Nel mirino, ovviamente anche l’Italia. Ma se le reazioni di Francia e Germania sono state indignate – immediati i contatti telefonici tra il presidente Barack Obama, quello francese Francois Hollande e Angela Merkel, ieri nel corso dell’incontro con il segretario di Sato Usa, John Kerry il premier Enrico Letta si è limitato a ribadire la  necessità di verificare la veridicità delle indiscrezioni degli ultimi giorni sulle eventuali “violazioni della privacy” a opera dell’NSA.

L’argomento riguarda temi cruciali che vanno dalla sovranità nazionale alla tutela della privacy dei cittadini.

Ne abbiamo parlato con il Prof. Franco Pizzetti, presidente di Alleanza per Internet, già Garante della Privacy nel settennato 2005-2012, che su questo tema è intervenuto ripetutamente negli ultimi mesi.

 

 

K4B. Professor Pizzetti, le sembra plausibile, come ha sottolineato il sottosegretario Marco Minniti ieri in audizione al Copasir, che il nostro Governo e la nostra intelligence non fossero a conoscenza dell’esistenza del programma Prism?

 

Pizzetti. Se si dicesse che i servizi italiani non sapevano nulla del programma Prism fino al 7 giugno, data in cui il Guardian ha cominciato a rendere note le rivelazioni di Snowden potremmo anche crederci. Sarebbe inquietante per i rapporti tra i nostri servizi e le strutture USA ma potremmo crederci. Ma dopo il 7 giugno tutto il mondo ha saputo e capito e anche in Italia alcuni, come noi di Alleanza per Internet, hanno lanciato l’allarme, tanto da ottenere anche la attenzione dello stesso Guardian. È vero che molta stampa, e anche alcuni giornalisti molto preparati, hanno cercato comprensibilmente di dare una lettura tranquillante del fenomeno, ma non possiamo credere che i servizi non abbiano letto né sentito nulla. Che poi le Autorità italiane si siano distinte per il loro silenzio assordante durato fino a ieri è vero. Unica eccezione è stata la Autorità garante dei dati personali, il cui Presidente ha segnalato tempestivamente che il Garante italiano stava già operando di intesa con le altre Autorità europee. Ma abbiamo troppa stima per i nostri servizi e la loro capacità di analisi per poter credere che il silenzio delle Autorità istituzionali li abbia distratti fino al punto di non sapere quello che tutto il mondo ormai cominciava a capire.

 

 

K4B. La reazione del Governo italiano, a differenza di quello francese e di quello tedesco, è apparsa quantomeno blanda. Per quale motivo a suo avviso il premier non ha preteso spiegazioni dirette dal Presidente Usa, come hanno fatto Hollande e la Merkel?

 

Pizzetti. Come ho detto fin dal 7 giugno, le Autorità italiane si sono distinte rispetto ai governi e agli apparati di altri Paesi al nostro paragonabili con un silenzio degno di miglior causa.

Un atteggiamento che in qualche modo continua anche ora, giacché, come lei ha osservato, anche nell’incontro di eri il Presidente Letta ha usato un garbo che certo differenzia molto l’atteggiamento italiano da quello francese e tedesco.

Né si può davvero credere che a giustificazione di questo valga quanto secondo i giornali avrebbe detto il Sottosegretario Minniti ieri al Copasir. E cioè che non risultano intercettati né raccolti i dati relativi alle comunicazioni dei cittadini italiani sul territorio italiano.

Sappiamo tutti infatti che qualunque comunicazione elettronica, in voce o via email o attraverso social network, che avvenga attraverso provider multinazionali, transita inevitabilmente per i server posti sotto il controllo di queste compagnie. Proprio i server ai quali ha fatto accesso, anche con evidenti forzature dello stesso diritto USA, la Nsa. È pacifico dunque che qualunque comunicazione in forma elettronica tra cittadini italiani, o tra cittadini italiani e di paesi terzi, che sia avvenuta attraverso questi provider e queste organizzazioni può essere stata (ed uso un eufemismo) acquisita dalla NSA, come è avvenuto per i dati dei cittadini di altri Paesi

 

 

K4B. Il Presidente Obama continua a negare che il controllo delle comunicazioni abbia, in Europa, fini di spionaggio politico o economico. Ma le rivelazioni delle ultime ore sul controllo spionistico del cellulare della Cancelliera Angela Merkel proverebbero il contrario…

 

Pizzetti. Indipendentemente dall’uso che ne sia stato fatto finora, e concordo che è difficile credere che siano stati usati solo per la lotta al terrorismo, quello che conta è che i dati raccolti possono essere usati in qualunque momento e per qualunque finalità, con la sola necessità di trattarli con algoritmi specifici, costruiti per consentire i trattamenti finalizzati che la NSA voglia mettere in opera. È vero che i dati invecchiano,  e che quindi questa possibilità man mano sfuma col passare del tempo, ma nulla ci assicura che i massicci accessi e la raccolta di un numero quasi indicibile di dati di cittadini americani e di ogni Paese del mondo, sia oggi cessata o ridimensionata.

Dunque è abbastanza indifferente sapere se finora siano stati usati solo per la lotta al terrorismo o anche per altro. Quello che conta è che questi dati sono stati acquisiti e conservati senza alcuna adeguata base normativa di diritto internazionale e persino senza adeguato rispetto della stesa normativa USA. Basta e avanza per dire che ci troviamo di fronte a un fatto che nelle sue dimensioni e nelle sue caratteristiche  pone ai governi e ai cittadini di tutto il mondo problemi enormi e configura la presenza attuale di rischi di invasione della privacy e della libertà di comunicazione e di manifestazione del pensiero assolutamente inaccettabili per ogni società democratica.

 

K4B. Si apre oggi il Consiglio Europeo dedicato ai temi dell’economia digitale, che non potrà non tenere conto degli ultimi sviluppi di questo scandalo. Ma non sarebbe stato più opportuno decidere di creare un confronto ad hoc su temi di questa portata che implicano gli equilibri della geopolitica digitale?

 

Pizzetti. Non c’è dubbio che è ormai giunto il momento che l’Unione Europea affronti tutti i temi legati alla scelta digitale secondo una visione di sistema complessivo e in una prospettiva unitaria.

È assurdo immaginare di costruire una Unione forte e democratica relegando temi come questo alla sola Agenda digitale, o affrontandoli episodicamente, come temi di rapporti internazionali in crisi per  slealtà di comportamenti tra Stati e governi alleati.

Il tema ormai è strettamente legato con ciò che significa una società democratica nell’epoca digitale e l’Unione Europea si fonda sulla promessa fatta ai suoi cittadini di costruire una Unione basata sullo Stato democratico di diritto e capace di garantire lo sviluppo di una società sempre più democratica e rispettosa dei diritti di libertà  e dei diritti sociali dei suoi abitanti.

 

 

 

K4B. La Commissione per le Libertà civili del Parlamento europeo ha appena dato il via libera a nuove norme per proteggere i dati dei cittadini Ue nell’era digitale, inasprendo le multe per le web company che non le rispettano. Ma ha ancora senso prendersela con le web company, se poi le violazioni avvengono a monte e sono frutto di scelte politiche dei governi?

 

Pizzetti. Sì, e si è trattato di un voto importante. Grazie a quel voto, infatti, il Regolamento europeo di protezione dei dati personali, il primo regolamento in materia dell’Unione, vede accelerarsi il percorso della sua approvazione. Purtroppo si sono persi anni in discussioni infinite, molte accentuate dalla virulenza con la quale le multinazionali americane, supportata anche dl loro governo, hanno cercato di opporsi alla visione europea del diritto alla protezione dei dati personali come diritto fondamentale della persona.

Quanto sta accadendo dimostra una volta di più quanto giusta e preziosa sia la visione europea e quanto alta debba essere tenuta la garanzie del rispetto dei diritti dei cittadini alla tutela dei loro dati in una società come quella digitale, nella quale sempre più la maggior parte delle relazioni interpersonali avviene attraverso un mero scambio di dati.

Speriamo che ora, anche sulla pressione di quanto sta accedendo, il cammino del nuovo Regolamento riprenda con maggiore vigore.

Naturalmente, per le sue stesse caratteristiche, il Regolamento non basta a mettere al riparo dalle violazioni operate dai governi per motivi di sicurezza o giustizia. A tal fine occorre sviluppare rapidamente una diversa e più specifica regolazione, che basandosi sia su quanto previsto nel Trattato di Lisbona, sia su accordi internazionali sempre più indispensabili, sappia trovare il giusto punto di equilibro fra la garanzia delle sicurezza e del funzionamento della giustizia e il rispetto delle libertà fondamentali.

 

 

K4B. Crede che tutti noi dobbiamo rassegnarci a non avere più una garanzia di privacy in cambio della sicurezza? Le sembra un ‘baratto’ accettabile?

 

Pizzetti. Assolutamente no. Al contrario noi dobbiamo mettere al centro il rispetto dei nostri diritti di libertà propri di una società democratica, accettando solo e unicamente quelle compressioni di questi diritti che siano indispensabili per garantire la nostra sicurezza e il buon funzionamento della giustizia.

Il modo col quale si pone la domanda e il valore che si pone al centro, se la libertà o la sicurezza, sono tutt’ altro che indifferenti. Al contrario proprio in questo sta la differenza fra una società libera e democratica e una dittatura. Una società libera e democratica mette al centro i diritti e ne accetta la limitazione solo in quanto strettamente necessaria a garantire i beni fondamentali della sicurezza e della giustizia. Una società autoritaria, al contrario, pone al centro la sicurezza e quindi l’uso del potere autoritario e lo sviluppo inarrestabile di forme oppressive di controllo, relegando il rispetto dei diritti  una sfera potenzialmente residuale.

Ma noi siamo e vogliamo continuare ad essere cittadini di una società libera e democratica, nell’Unione Europea e nel mondo. Questo è l’antico sogno di Kant che costituisce la cifra fondativa della nostra cultura moderna.