Banda larga, si allarga il divario Nord-Sud: 1,5 mld per colmare il gap territoriale

di Raffaella Natale |

Nelle aree rurali solo il 17% degli abitanti può contare su una connessione internet costante e di qualità.

Italia


Digital Divide

Sempre più forte il divario digitale in Italia tra Nord e Sud e tra aree urbane e rurali. E’ quanto emerge dalla tavola rotonda “Senza rete non si fa rete“, organizzata da Cia, Agia e Cittadinanzattiva oggi alla Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio.

All’evento è emerso con forza che la banda larga cresce, ma non in Italia. Eppure, con la crisi, scommettere sull’innovazione e colmare i ritardi sull’Agenda digitale porterebbe vantaggi immediati a imprese e cittadini, liberando risorse per 35 miliardi di euro.

 

Per far sì che la banda larga sia accessibile a tutti gli italiani occorre investire 1,5 miliardi di euro. Di ritorno si potrebbe aver un incremento del PIL di 2 miliardi di euro e quindi un contributo alla crescita. Anche per queste ragioni, le tre associazioni sostengono che la connettività a banda larga riveste un’importanza strategica per lo sviluppo e la competitività in tutti i comparti produttivi, prima di tutto l’agricoltura, così come ai fini dell’inclusione sociale e della creazione di nuova occupazione per i giovani.

 

Nel suo intervento, Luca Brunelli, Presidente nazionale Agia, si è anche soffermato sul caso di Telecom Italia (Leggi Articolo Key4biz).

“La Vicenda Telecom – ha commentato Brunelli – è il frutto di 16 anni di errori dell’intero l’establishment italiano … Da questa nuova situazione occorre assolutamente evitare che la “rete” che fa capo a Telecom  sia gestita e sviluppata da chi è non è in grado di garantire gli investimenti necessari a recuperare i ritardi accumulati in questi anni. Se in questa vicenda non si riuscirà a trovare la soluzione adeguata avrà poco senso seguitare a parlare di Agenda Digitale e più in generale di infrastrutture utili allo sviluppo e alla crescita del  paese”.

 

Un Paese dove, hanno indicato le tre associazioni, “…l’accesso alla rete è ancora regno di pochi, mentre si allarga il digital divide”.

Secondo i dati forniti dall’ultimo rapporto Onu, infatti, l’Italia resta sempre ai bassi posti della classifica mondiale: 57° posto nel 2012 con una percentuale di persone che usavano Internet pari al 58%. Le aree rurali ovviamente le più colpite con solo il 17% degli abitanti che può contare su una connessione costante e di qualità, contro l’89% delle aree urbane.

 

E il problema delle aree rurali e svantaggiate, dove le infrastrutture tecnologiche sono latenti soprattutto nel Mezzogiorno, “pesa” sulle imprese agricole: oggi le aziende informatizzate del settore primario sono circa 61mila (il 3,8% del totale), ma con un gigantesco gap territoriale: la quota raggiunge i livelli massimi nel Nord-Ovest (10,9%) e nel Nord-Est (8,1%), mentre tocca valori minimi nelle Isole (2%) e nel Sud (1,3%)”.

 

Cia, Agia e Cittadinanzattiva hanno spiegato che l’obiettivo di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva passa anche dal finanziamento ai servizi e alle infrastrutture Internet ad alta velocità e a un loro accesso diffuso a prezzi abbordabili. Per questo il grave ritardo accumulato dal governo nell’adozione dei provvedimenti attuativi per la concreta implementazione dell’Agenda digitale nazionale (che avrebbero dovuto essere emanati secondo una serie di scadenze ben definite) porta con sé immediati effetti negativi, in primis per quel che riguarda il “traguardo” della semplificazione amministrativa.

 

L’esigenza di elaborare un Piano strategico per la banda larga è collegata al fatto che le reti NGN possono rappresentare un’occasione per colmare il ritardo accumulato dall’Italia.

Ancora oggi il nostro Paese risulta al disotto della media europea (peggio di noi Bulgaria, Grecia, Romania) sia per la diffusione della broadband fissa, che per la velocità di connessione (peggio di noi solo Cipro e Grecia). Le cose vanno meglio per quanto riguarda la banda larga mobile, ottavo posto in Europa, anche se dietro ai grandi paesi comunitari.

 

Di fatto, oggi la burocrazia fa perdere al sistema Italia qualcosa come 31 miliardi di euro. Quasi 4.500 euro a cittadino, ricordano Cia, Agia e Cittadinanzattiva, aggiungendo che “Soltanto all’agricoltura costa oltre 4 miliardi l’anno, di cui più di un miliardo addebitabile ai ritardi, ai disservizi e alle inefficienze della Pubblica amministrazione”.

Ecco perché lo snellimento e la riduzione delle procedure e degli oneri burocratici, la semplificazione telematica, rappresentano un’esigenza fondamentale: sia per ridare slancio alle imprese che per migliorare il rapporto tra cittadini e amministrazioni pubbliche. Provvedimenti come la casella elettronica del cittadino, la fatturazione elettronica, i pagamenti e l’accesso alle pratiche online sono necessari per consentire finalmente un risparmio di costi, di tempo e di carta.

 

“Ma una vera banda larga a disposizione dei cittadini e delle imprese – hanno detto ancora le tre associazioni – porta anche altri vantaggi: aumenta le opportunità sociali ed economiche consentendo nuove possibilità di business, che a loro volta possono generare nuovi posti di lavoro, in un periodo in cui la disoccupazione giovanile è stabilmente sopra il 38%; aumenta la produttività delle aziende riducendo i costi e favorendo la nascita di nuove startup; permette allo Stivale di aumentare l’attrazione degli investimenti esteri. D’altra parte, si stima che ogni euro di investimento nel settore Ict generi un incremento sul Pil nazionale pari a 1,45 euro”.

 

In questo senso, l’esperienza degli agricoltori “young” dell’Agia è esplicativa: in otto casi su dieci si connettono quotidianamente a Internet, mentre in 5 casi su dieci usano la rete per promuovere e/o vendere i propri prodotti. In questo modo raggiungono più facilmente i consumatori, ampliando la propria clientela. Ma non solo: soprattutto con i social media, che consentono un rapporto estremamente diretto col pubblico, possono condurre indagini di mercato per comprendere e anticipare i gusti e le esigenze dei compratori, orientando al meglio la propria offerta. Un atteggiamento che sta alla base della maggiore capacità delle aziende agricole “junior” di fare fatturato: secondo recenti indagini del Ceja (Consiglio europeo dei giovani agricoltori), infatti, i giovani imprenditori agricoltori hanno un potenziale economico superiore del 40% rispetto ai “senior”.

 

Per Cia, Agia e Cittadinanzattiva, “è chiaro che l’innovazione può contribuire fortemente al rilancio del Paese. Non possiamo più permetterci passi indietro, perché è chiaro che ad oggi l’Agenda digitale e lo sviluppo delle nuove tecnologie hanno un ruolo chiave per promuovere la crescita e rilanciare competitività e occupazione, ridando fiato all’economia e all’intero sistema Paese“.