Proprietà intellettuale, i parlamentari britannici attaccano Google: ‘Sforzi irrisori per fermare la pirateria’

di Raffaella Natale |

La compagnia americana continua a includere i siti che offrono contenuti illegali nei risultati di ricerca. I parlamentari chiedono l’istituzione di un IP Champion.

Gran Bretagna


Google

I parlamentari britannici sferrano un nuovo colpo a Google. Dopo l’apertura dell’inchiesta sulle pratiche fiscali ‘poco corrette’ dell’azienda americana (Leggi Articolo Key4biz), un Rapporto della Commissione Cultura accusa il gruppo di ricorrere a scuse ‘deboli’ per giustificare la propria incapacità a contrastare il downloading illegale.

La Commissione ha lanciato l’allarme, sostenendo che il fallimento della lotta alla pirateria online potrebbe compromettere il mercato multimilionario della industria creativa.

Nel Rapporto la Commissione chiede la nomina di un Intellectual Property (IP) Champion che si occupi della questione oltre a un innalzamento della pena massima per il furto online di opere protette da copyright da 2 a 10 anni di prigione.

 

Il presidente della Commissione John Whittingdale ha sottolineato che l’industria creativa, che comprende anche musica e film, è di “enorme importanza per la nostra economia“, ma viene messa in serio rischio se i creatori non possono contare su un solido quadro regolamentare sul diritto d’autore.

 

Whittingdale si è anche detto ‘impressionato’ dalla condotta di Google che continua a indirizzare i consumatori verso piattaforme illegali, nascondendosi dietro la ‘debole scusa’ che alcune di queste contengono anche contenuti rispettosi del copyright.

“La promozione di contenuti illegali attraverso i motori di ricerca è semplicemente inaccettabile e gli sforzi fatti finora per fermarla sono stati irrisori“, ha detto senza mezzi termini il parlamentare britannico.

“Non vi è alcuna ragione per cui non possano rimuovere i siti che ospitano grandi quantità di materiale illegale dai risultati dei motori di ricerca”.

 

Google, ha ricordato Whittingdale, già collabora con le forze internazionali di polizia per bloccare i siti pedopornografici, perché non può farlo anche con i siti che violano il diritto d’autore?

Si tratta di un reato molto grave, ha aggiunto, che “minaccia il nostro futuro economico“.

 

Sulla stessa posizione anche Jo Dipple, CEO di UK Music, un’associazione che rappresenta i produttori di musica, artisti e case discografiche.

“Google deve smetterla di promuovere contenuti illegali“, ha indicato Dipple che ha anche sottolineato che una legge affrettata in materia potrebbe compromettere nuovi accordi b2b. Problematiche importanti e fondamentali per l’industria che Dipple sottoporrà al Ministro della Cultura Maria Miller, in occasione di un evento che si terrà la prossima settimana a Manchster.