BlackBerry accelera sulla vendita. Da Lenovo ai fondi d’investimento: a chi conviene?

di Alessandra Talarico |

Il colosso canadese, in crisi di risultati, conta di chiudere un accordo entro novembre. Si riaffaccia prepotentemente l’ipotesi Lenovo. A fare gola gli oltre 5 mila brevetti della società il cui valore si aggira tra 2-3 mld di dollari.

Canada


Thorsten Heins

Dopo Nokia, acquistata da Microsoft, e Motorola ormai di proprietà Google, un altro pioniere della telefonia mobile si accinge a passare di mano: il canadese BlackBerry, in crisi di risultati, ha deciso di accelerare un processo di vendita ritenuto da tempo inevitabile.

 

Scartata l’ipotesi Microsoft – che ha preferito puntare sulla società finlandese cui era già legata da una partnership dal 2011 – negli ultimi tempi si è parlato con sempre più insistenza di un interesse dei cinesi di Lenovo che nel 2005 aveva già messo le mani sui Pc di un’altra gloriosa azienda americana, la IBM, per 1,25 miliardi di dollari.

Lenovo, che nel frattempo ha superato HP piazzandosi al primo posto nella classifica mondiale dei vendor, aveva già smentito a gennaio i rumors che la volevano prossima ad acquisire il gigante canadese in declino (Leggi articolo Key4biz). L’operazione – che pure avrebbe senso in funzione del rafforzamento della posizione del gruppo cinese oltreoceano – a quanto pare, non sarebbe stata gradita al governo canadese: il ministro canadese delle Finanze, Jim Flaherty, aveva già fatto sapere all’inizio di quest’anno che il Governo avrebbe valutato “approfonditamente” un’eventuale acquisizione.

Indiscrezioni che tuttavia hanno ripreso quota nelle ultime settimane, sulla scia degli ultimi dati finanziari del gruppo cinese che ha subito – come tutti gli altri – un calo nel numero dei Pc venduti, ma a differenza di altri ha ottenuto un aumento sia degli utili che dei ricavi. A questo punto, alla luce della crescita esponenziale di smartphone e tablet e dell’inesorabile declino del mercato Pc, una strategia di espansione nel segmento mobile appare indispensabile anche al management della società.

 

Il gruppo cinese non è comunque la sola pretendente in lizza: secondo indiscrezioni di stampa, un gruppo di fondi d’investimento privati sarebbe pronto ad acquisire almeno una parte degli asset, ossia il sistema operativo e i brevetti.

 

Dall’inizio dell’anno, la società ha perso il 19% del suo valore a – rispetto a 5 anni fa, quando valeva  84 miliardi di dollari – attualmente vale circa di 4,8 miliardi di dollari.

Lo scorso 12 agosto, non vedendo altre vie d’uscita dopo gli scarsi risultati ottenuti anche dagli ultimi modelli (Leggi articolo Key4biz), la società ha deciso di creare un ‘Comitato Speciale’ con l’obiettivo di studiare le alternative strategiche del gruppo per “migliorare il valore e accelerare lo sviluppo di  BlackBerry 10”. Tra le vie indicate, la creazione di joint-ventures, di partnership o alleanze strategiche ma anche la vendita della società.

E quest’ultima pista sembra ormai quella privilegiata, con la mission di concludere un accordo entro novembre e la possibilità anche di ‘spacchettare’ l’azienda per vendere le diverse divisioni separatamente. Oltre ai telefonini – RIM fu pioniera nel segmento smartphone – la società produce sistemi per l’automotive e deve il suo successo ai sistemi di criptaggio delle chiamate e delle email. Anche se dalle ultime rivelazioni di Edward Snowden emerge che neppure i suoi sistemi sono al sicuro dalle incursioni dell’NSA.

 

Tra i possibili candidati, si fa anche il nome della società di private equity Bain Capital, che potrebbe rilevare la società in toto o anche solo alcune divisioni. A fare gola, in particolare, sono i brevetti, vista anche la ‘guerra’ tra i principali gruppi attivi in questo settore.

Nel suo portfolio, Blackberry conta 5.236 brevetti attivi negli Stati Uniti il cui valore – secondo le stime di MDB Capital Group – si aggirerebbe intorno a 2-3 miliardi. Cifra che potrebbe lievitare se si innescasse una battaglia tra i principali produttori del settore, che non sono nuovi ad alleanze improbabili per mettere le mani su questi veri e propri ‘tesoretti’: due anni fa, ad esempio, Apple e Google – acerrimi nemici sul mercato smartphone e anche nelle aule di tribunale – hanno deciso di unire le forze per acquistare insieme gli oltre 1.000 patent di Eastman Kodak. Allo stesso modo, l’anno precedente, un consorzio guidato da Microsoft e che includeva Apple, Ericsson, Sony, EMC e RIM ha messo sul piatto 4,5 miliardi di dollari (4 volte di più del prezzo atteso dagli analisti) per ‘soffiare’ a Google 6.000 brevetti di Nortel Networks.

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