Fondazione Magna Carta, Summer School: fare ‘la politica nella rete’, tra ascolto dei cittadini e cultura dell’innovazione

di Flavio Fabbri |

Internet rappresenta un cambiamento epocale per il nostro Paese, ma serve più lotta agli sprechi, più attenzione all’inclusione sociale, alle imprese, alla tecnologia nelle scuole, alla partecipazione dei cittadini nella vita istituzionale.

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L’Italia e l’Europa devono affrontare delle sfide epocali da un punto di vista del mondo del lavoro, delle riforme istituzionali, dell’economia, della sicurezza, dei diritti, dei giovani che non trovano un’occupazione, della formazione, delle fasce di età più avanzate che devono essere coinvolte maggiormente nel processo di cambiamento. Argomenti complessi e allo stesso tempo centrali nell’agenda politica e istituzionale di ogni singolo Paese.

 

In occasione dell’ottava edizione della Summer School della Fondazione Magna Carta, il corso di Alta Formazione Politica rivolto ai giovani, che si sta svolgendo in questi giorni a Frascati (RM), c’è stata la possibilità di affrontare i temi sopra menzionati, da un punto di vista dell’innovazione tecnologica e dello switch-off digitale della nazione.

 

Lunedì pomeriggio si è svolto il convegno “La politica nella rete“, con la partecipazione di rappresentanti del mondo delle Istituzioni, della politica e delle imprese. Un panel costituito da ospiti di rilievo e moderato da Raffaele Barberio, direttore di Key4biz, che ha invitato i partecipanti a illustrare il panorama italiano nelle sue specificità storiche, politiche e sociali.

 

L’innovazione può essere pensata da un punto di visto etico, tecnologico, culturale, sociale e certamente economico. Tra i tags che si possono utilizzare per caratterizzarla, emergono le parole: trasparenza, investimenti, tecnologia, ascolto, cittadini, alfabetizzazione e reingegnerizzazione dei processi (non solo digitalizzazione degli stessi). Da queste parole chiave si deve partire per una nuova rappresentanza politica, per la diffusione della cultura e dell’informazione, per l’inclusione sociale. La politica nella rete deve trarre ispirazione da questi concetti, dalla democrazia digitale ‘partecipativa’ (anche detta diretta), dall’integrazione di questa con quella rappresentativa più tradizionale.

 

Le due strade al momento sono complementari, l’una non può escludere l’altra. Rimane l’imperativo di eliminare ogni forma di digital divide, contro cui Governo e imprese devono lavorare assieme. I limiti non sono solamente tecnologici, ma piuttosto culturali, a partire da uno dei settori più sensibili al cambiamento che è quello della scuola e dell’istruzione, di ogni ordine e grado.

 

Politica nella rete, ma anche ‘politica della rete’, come ha spiegato Barberio in apertura d’incontro, cioè studiare e promuovere il modo giusto per favorire lo sviluppo di internet ed entrare in contatto con i cittadini, rendendoli partecipi dell’amministrazione della Stato e della cosa pubblica.

 

Un esempio di questi giorni è sicuramente la Consultazione pubblica sulle Riforme Istituzionali (Leggi Articolo Key4biz), iniziata l’8 luglio scorso e in scadenza il prossimo 8 ottobre 2013. Giuseppe Della Pietra, responsabile della Consultazione per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha spiegato in cosa consiste l’iniziativa e quali sono le aspettative anche da un punto di vista di eGovernment: “Il processo di consultazione è strutturato in tre livelli: un questionario breve, un questionario di approfondimento e una fase di discussione pubblica. I primi due questionari sono accessibili online dall’8 luglio, mentre l’avvio della successiva fase di discussione pubblica sarà annunciato in corso sui siti istituzionali. Questo processo strutturato ha l’obiettivo di favorire una grande partecipazione popolare e, allo stesso tempo, di coinvolgere ogni tipo di interlocutore, con differenti gradi di esperienza e conoscenza delle materie trattate. Ogni livello rimane comunque aperto a tutti“.

 

Un nuovo cantiere per l’innovazione, istituzionale e politica, voluto da Gaetano Quagliariello, Ministro per le riforme costituzionali nel Governo Letta e presidente della Fondazione Magna Carta, per far partire una vasta consultazione pubblica sulle riforme istituzionali di cui il Paese ha certamente bisogno. Open data, big data, diritto, social media, public engagement e tanti altri argomenti su cui ogni cittadino può dare il suo punto di vista. Decine di migliaia di utenti online hanno già partecipato, favoriti dalla presenza di un glossario, che ha il compito di facilitare l’accesso alla consultazione, e dall’uso di percorsi di approfondimento orientati per temi. Nel Comitato scientifico, presieduto da Francesco Profumo, figurano anche la Fondazione AHREF e l’Istat.

 

Ad oggi sono stati 64 mila i questionari completati, una delle consultazioni di maggior successo in Italia, con una partecipazione estesa di cittadini di tutte le fasce sociali e d’età, con un’azione costante di assistenza rivolta a chi ha scarse competenze informatiche e coadiuvata dalla Fondazione Mondo Digitale. L’obiettivo è 100 mila questionari completati, per arrivare alla più grande consultazione pubblica mai fatta in Europa e forse nel mondo“, ha infine evidenziato Della Pietra.

 

C’è da chiedersi come il nostro Paese sta affrontando le sfide sopra elencate, da un punto di vista tecnologico, infrastrutturale e culturale. Gli ostacoli si conoscono da tempo ormai, c’è da capire in che modo anche le imprese si stanno muovendo. Secondo Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, sicuramente l’Italia è indietro, nell’uso delle tecnologie rispetto ai Paesi europei: “I motivi sono strutturali e anche culturali. L’industria ICT vuole partecipare alla modernizzazione del Paese, aumentando la sua produttività, innovando l’economia, migliorando la gestione delle imprese, aprendo nuovi mercati, aumentando la competitività, ma serve una spinta forte dal mondo della politica. Un’azienda high web è assolutamente più competitiva sui mercati internazionali. L’amministrazione pubblica costa troppo rispetto al grado di efficienza misurato, sia a livello centrale che locale, solo l’uso di internet e dei processi digitali può garantirci quell’efficienza, quei risparmi, quella riduzione dei costi e quell’innovazione che fin qui sono mancati. Le PA italiane devono entrare in rete, scambiare dati e informazioni per raggiungere un livello di qualità accettabile del servizio, anche rispetto allo standard europeo. Ci sono 350 mila imprese italiane ancora fuori da internet e sicuramente qui il problema è di natura culturale“. “Le piccole e medie imprese italiane, che pure stanno stringendo i denti in piena crisi, devono fare di più, investire in ICT e aprirsi all’innovazione – ha quindi esortato Parisi – magari con l’aiuto del mercato, che potrebbe offrire alle stesse e agli imprenditori modelli di sviluppo efficaci, best practice e piattaforme personalizzate per rendere il cambiamento più semplice e rapido. L’impresa che usa internet cresce il triplo“.

 

Un assist, quello del presidente di Confindustria Digitale, indirizzato a Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia, che tra i suoi clienti ha quasi 30 mila aziende, molte delle quali PMI. 

L’Italia soffre di una digitalizzazione scarsa – ha subito esordito Purassanta – la spesa in ICT è inferiore al 2% del PIL e il dato è allarmante se confrontato con quello dei partner europei, che di media è il doppio. Se non c’è informatizzazione del territorio – ha spiegato l’Ad di Microsoft in Italia – non c’è produttività e quindi crescita economica”.

 

Le persone che vivono di sviluppo di applicazioni in Italia sono 200 mila circa, ma il numero potrebbe aumentare notevolmente se si prende in tempo la curva del digitale. “Dobbiamo pensare a questa tecnologia come un’esperienza che cambia la vita delle persone in positivo, facilitando l’accesso alla rete e ai suoi servizi, rendendo più soddisfacente e magari ‘simpatico’ il lavoro stesso. Il cambiamento è epocale – ha detto Purassanta – internet sta riconfigurando il nostro modo di vedere, sentire e vivere il mondo. Tutti, prima o poi, saranno coinvolti in questo processo, istituzioni e aziende comprese. A quel punto avremo modo di apprezzare veramente il potenziale di internet“.

 

La stessa Agenzia delle Entrate non può vivere senza informatica, ICT e tecnologie digitali. Ogni mese, ha affermato Attilio Befera, direttore dell’Agenzia, ci sono milioni di versamenti telematici tramite sito web, per una popolazione complessiva di 41 milioni di contribuenti. I dipendenti arrivano ormai a 31 mila. Le banche dati sono ricchissime, le applicazioni crescono e tutti coloro che lavorano nell’Agenzia dispongono di smart device. “Le nostre agenzie sul territorio sono collegate in rete e si scambiano dati. Anche sul versante controlli si utilizzano nuovi sistemi e strumenti digitalizzati, che consentono azioni mirate e specifiche, con ottimi risultati e minori costi. È stato adottato un linguaggio più comprensibile e vicino all’utente. Siamo sostanzialmente all’interno di un’evoluzione continua, per migliorare e trasformare il Paese intero“. “Manca la volontà di evitare sprechi pubblici – ha sottolineato al termine del suo intervento Befera – il peggior nemico per le casse dello Stato non è tanto l’evasione, quanto lo spreco di denaro pubblico. Serve un cambiamento culturale“.

 

Resta il nodo della partecipazione dei cittadini alla politica nella rete, in termini di inclusione ed incidenza nella vita amministrativa ed istituzionale. Oltre la Consultazione, che pure è un ottimo canale di dialogo e di ascolto, rimane il problema dei linguaggi e della reale apertura della politica alla rete e ai suoi utenti, la mancanza quindi di una reale ‘politica della rete’. Giampiero D’alia, Ministro per la Pubblica Amministrazione, in una lettera letta da Barberio ai partecipanti al convegno e al pubblico in sala, si augura che l’ICT e le nuove tecnologie della comunicazione elettronica e digitale riescano ad aprire le istituzioni stesse ai propri cittadini, dando inizio ad una trasformazione storica: “Una strada maestra per il cambiamento, per un nuovo progresso economico e tecnologico, culturale e sociale. Internet è un grande mezzo per l’innovazione in tutte le sue declinazioni, non va sprecata per ottenere piccoli vantaggi elettorali, semmai va valorizzata al massimo, digitalizzando il Paese, eliminando il digital divide, modernizzando la scuola, la sanità, la PA, promuovendo lo scambio dei dati, l’open data, l’interoperabilità“. “Innovare – ha scritto D’Alia- significa prima di tutto lottare contro ogni forma di spreco e ottimizzare le risorse di cui si dispone per migliorare la propria vita e quella degli altri“.