La ‘policy’ tariffaria di Agcom promuove la nuova rete?

di di Francesco Vatalaro (Professore ordinario di Telecomunicazioni, Università Tor Vergata - Roma) |

Il punto non è che si sia deliberata una riduzione delle tariffe ma, piuttosto, l’oscillazione decisionale dell’Agcom che determina incertezza.

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Francesco Vatalaro

Da qualche giorno alcuni osservatori si pongono domande sulla ratio di una recente decisione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in materia di prezzi all’ingrosso che Telecom Italia deve praticare agli operatori alternativi.

Non si può non ricordare che proprio l’attuale Consiglio nell’ottobre 2012 pubblicava una delibera in cui, riconfermando temporaneamente i prezzi wholesale, specificava che “Nelle more della conclusione del procedimento istruttorio di analisi di mercato, si ravvisa la necessità di adottare una soluzione transitoria per il 2013, al fine di evitare ripetute variazioni delle condizioni economiche dei servizi in questione in un breve arco temporale e di salvaguardare la stabilità economica del mercato.” Infatti, la stessa delibera chiariva che “Il regime tariffario da applicare (…) per gli anni successivi al 2012 sarà stabilito dall’Autorità agli esiti del procedimento di analisi dei mercati dell’accesso alla rete fissa, recentemente avviato con delibera n. 390/12/CONS del 4 settembre 2012.”

Dopo pochi mesi, però, Agcom si corregge e varia i prezzi dell’anno in corso, senza che l’analisi di mercato sia completata e mentre si sviluppano eventi per nulla irrilevanti:

–          La Commissione europea si appresta a rendere disponibili regole che dovrebbero incentivare gli investimenti sulle nuove reti ultra broadband, dopo avere chiarito che considera la stabilità dei prezzi ULL un pre-requisito importante;

–          La stessa Commissione raccomanda alle Autorità nazionali un “light touch”  regolatorio (ipotizzando, persino, di suggerire di rallentare la frequenza delle analisi di mercato) su questa materia così importante per il conseguimento degli obiettivi dell’Agenda digitale;

–          Telecom Italia avvia un percorso che dovrebbe portare alla separazione societaria della rete d’accesso e all’introduzione della Equivalence of Input e, pertanto, notifica formalmente ad Agcom il relativo progetto ai sensi dell’art. 50 ter del Codice delle comunicazioni (ex art. 13 b della Direttiva “Accesso”).

 

Quanto sopra senza dovere rammentare quanto sia grave il ritardo dell’Italia nella realizzazione della rete di nuova generazione, persino rispetto ai paesi europei con cui ci confrontiamo, con l’Europa ancora complessivamente indietro nello scenario internazionale.

Il punto non è che si sia deliberata una riduzione delle tariffe ma, piuttosto, l’oscillazione decisionale dell’Agcom che determina incertezza. È stata portata da taluni a giustificazione di questo comportamento una sentenza del Consiglio di Stato (n. 1837 del  28 marzo 2013), ma a questa si poteva probabilmente dare risposta, ancor più correttamente, entro l’analisi di mercato.

Uno dei principali obiettivi che dovrebbe perseguire il regolatore è proprio la “stabilità economica del mercato”, in ottica di certezza per gli attori di settore e per gli investitori. Ci chiediamo se questo obiettivo sia stato tenuto sufficientemente a riferimento, nel quadro attuale e in una visione prospettica di ciò che ragionevolmente il comparto TLC si può attendere a partire dai prossimi mesi.

Su questi aspetti occorre aprire una doverosa riflessione perché comportamenti altalenanti non rallentino la prospettiva di innovazione della rete di cui il paese ha bisogno.