Alcatel-Lucent, a rischio le attività italiane. I sindacati: ‘Il Governo convinca l’azienda a rispettare gli impegni’

di Alessandra Talarico |

Nonostante gli impegni intercorsi tra l’ex ministro Corrado Passera e il precedente Ceo Ben Verwaayen, la società non ha ancora presentato un piano industriale serio che preveda il rilancio e il consolidamento dell'occupazione dei siti italiani.

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Alcate-Lucent

Un appello al ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato affinché Alcatel-Lucent rispetti gli impegni intercorsi tra il precedente Ceo, Ben Verwaayen, e l’ex ministro Corrado Passera, e perchè “il governo dia finalmente seguito agli interventi economici e strutturali per il settore Tlc/Ict”, è giunto in queste ore dai sindacati FIM FIOM UILM Nazionali.

In questi mesi trascorsi dalla firma dell’accordo, denunciano i sindacati, l’azienda non ha mantenuto gli impegni di carattere industriale, facendo ricorso  in maniera “strumentale ed unilaterale” alla  CIGS, mentre il governo “non ha ancora tradotto in realtà gli annunci sull’agenda digitale”.

 

L’allarme occupazione nel settore delle telecomunicazioni e dell’information technology è ancora alto: quello che inquieta maggiormente – spiegano i sindacati – è il destino dei centri di ricerca di Battipaglia, Rieti e Vimercate, poli di eccellenza del nostro paese, che chiudendo – come si paventa – dissiperanno un immenso patrimonio scientifico, culturale, umano.

 

Il 21 maggio, in concomitanza con la giornata di sciopero nazionale dei lavoratori Alcatel-Lucent, i sindacati hanno incontrato l’azienda presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Nulla di positivo sembra sia emerso dall’incontro, durante il quale – a fronte delle richieste dei sindacati di un piano industriale credibile e la possibilità di procedere ad un confronto sugli ammortizzatori sociali finalizzati ad una soluzione condivisa dei problemi occupazionali ed al rientro nel ciclo produttivo di Alcatel Lucent – la società ha ribadito la necessità di generare cassa, aumentando i margini delle vendite e riducendo le spese di struttura; di trasformarsi da generalista a “multi specialista” e di chiudere i contratti e le presenze geografiche non sostenibili, ossia che non generano margini di guadagno.

“Dal punto di vista delle attività italiane, è stato l’ennesimo incontro in cui la direzione non ha rispettato l’impegno di presentare un piano strategico con nuove attività. Le uniche novità sulle attività sono negative: il gruppo intende cessare le attività di Application che sono state portate a Rieti OPTISM (al posto delle attività di Optics, trasferite a Vimercate) e a Battipaglia di DMS”, ha spiegato il coordinamento sindacale dell’azienda.

 

Un nuovo incontro con l’azienda è previsto a metà giugno.

 

Nell’ambito del piano Performance Program 2012, la joint-venture franco americana ha previsto una riduzione costi complessiva di 500 milioni di euro, e un riposizionamento strategico delle attività di Ricerca e sviluppo verso i prodotti HLN, in particolare IP e mobile, alla luce della crisi del mercato del ‘packet switching’.

L’Italia risulta, insieme al Belgio, la nazione più colpita da questo ridimensionamento delle attività.

 

“Il nuovo Ceo Michel Combes presenterà il suo piano 2013-2015 tra fine giugno e inizio luglio e tutto lascia prevedere un’accelerazione delle ristrutturazioni e dei tagli”, spiega il coordinamento sindacale dell’azienda.

Nell’incontro, aggiungono, “…la direzione si è mostrata interessata a discutere solo di ammortizzatori sociali, chiedendo un accordo rapido per prolungare la Cassa integrazione fino a dicembre 2013 (la CIGS attuale termina il 15 luglio 2013) per 114 unità (245 dell’accordo di giugno 2012 da cui sottrarre le uscite e le ricollocazioni), estendendo l’utilizzo a settori di attività che erano esclusi nell’accordo di giugno come le attività di Application (12 CIGS a Rieti + 4 tra Rieti, Battipaglia e Vimercate) e 5/6 nelle attività di Network Management (derivante dall’integrazione con le attività di Network Integration e Network Release)”.

Questo, secondo l’azienda, servirebbe a “mettere in sicurezza” la realtà italiana fino a fine anno, evitando nuovi interventi occupazionali ma, in caso di mancato accordo, “c’è la minaccia di un aumento consistente degli esuberi e del possibile ricorso a licenziamenti”.

 

La gravità della situazione aziendale ha inoltre spinto l’azienda a determinare la fine dell’accordo che prevedeva l’utilizzo della CIGS e uscite volontarie fino al secondo semestre 2014. Dichiarazioni che, secondo i sindacati prefigurano la possibile messa in discussione di qualsiasi settore di Alcatel-Lucent nel nostro paese con inevitabili ricadute occupazionali.

 

I lavoratori di Alacatel-Lucent “…stanno già pagando un caro prezzo in termini di cassa integrazione e ricollocazioni. L’azienda…deve presentare un piano industriale serio che preveda il rilancio e il consolidamento dell’occupazione dei siti italiani del gruppo”.