Antitrust, Pitruzzella al Parlamento: anche in Italia una legge per risolvere il conflitto tra editori e web company

di Raffaella Natale |

Per l’Antitrust: una soluzione alla francese non appare compatibile con i principi concorrenziali. Meglio una Lex Google come in Germania.

Italia


Giovanni Pitruzzella

L’Antitrust chiede a Governo e Parlamento di mettere all’ordine del giorno la tutela dei contenuti editoriali online, prevedendo soluzioni che garantiscano “contemporaneamente il diritto del pubblico alla diffusione della conoscenza e non soffochino le potenzialità della rete”.

E’ quanto si legge nella segnalazione a firma del presidente dell’Autorità, Giovanni Pitruzzella, che sottolinea il ruolo fondamentale del web per la crescita dell’economia e della competitività.

Tuttavia, sottolinea l’Antitrust, nel settore dell’editoria è necessario evitare che l’ampliamento degli ambiti attraverso i quali possono essere reperite e lette le notizie “diventi un disincentivo alla produzione ed elaborazione di contenuti informativi a livello socialmente desiderabile“.

Per questo – ribadisce Pitruzzella – è necessario mettere all’ordine del giorno, in tempi adeguati rispetto alle esigenze di trasformazione del settore, una disciplina che contempli strumenti idonei a incoraggiare su internet forme di cooperazione virtuosa tra i produttori di contenuti editoriali e i fornitori di servizi innovativi che riproducono ed elaborano i contenuti protetti dai diritti di proprietà intellettuale”.

 

Tenuto conto della dimensione sopranazionale del fenomeno internet, continua sempre Pitruzzella, “è inoltre necessaria che le istituzioni italiani adottino concrete iniziative a tutela dei contenuti editoriali online presso le opportune sedi internazionali”.

 

Nella segnalazione l’Antitrust ripercorre gli interventi effettuati recentemente in altri Paesi, a partire dalla Francia dove grazie a un accordo con Google, che metterà a disposizione 60 milioni di euro, gli editori potranno sostenere la transizione digitale della stampa e i relativi investimenti e innovazioni (Leggi Articolo Key4biz).

 

Tuttavia, con riferimento a soluzioni negoziate o che in generale contemplino erogazioni da parte degli aggregatori di notizie nei confronti degli editori, l’Autorità osserva che “non appaiono pienamente compatibili con i principi concorrenziali”.

In particolare, “sembrano configurarsi come forme generiche di compensazione, piuttosto che come misure volte ad assicurare lo sviluppo nel tempo di nuove modalità di sfruttamento delle risorse offerte dalla rete”.

 

Il presidente dell’Antitrust osserva che l’incertezza maggiore per i vari ordinamenti risiede nel corretto inquadramento dell’attività svolta dagli aggregatori di notizie nell’ambito delle norme vigenti sul diritto d’autore.

 

La soluzione alternativa consiste nell’intervento sulla disciplina della proprietà intellettuale, finalizzato a introdurre una forma di remunerazione per gli editori riguardo alle attività che vanno ad alimentare i servizi di diffusione delle informazioni sulla rete.

Pitruzzella ricorda che la Germania si sta muovendo in questa direzione (Leggi Articolo Key4biz) e un analogo progetto di legge, prima della conclusione dell’accordo Google-editori, era stato presentato dal governo francese.

 

L’Antitrust preferirebbe questo secondo modello, “perché consente ai soggetti impegnati nella produzione e diffusione di contenuti informativi di beneficiare della diffusione di tali prodotti sulla rete con un evidente vantaggio sotto il profilo dell’efficienza allocativa delle risorse del settore“.

Occorre tuttavia adottare alcune cautele, conclude Pitruzzella, per tutelare contemporaneamente la diffusione della conoscenza: “attraverso un eccessivo irrigidimento dei sistemi di protezione autoriali, i costi legati alla remunerazione degli editori potrebbero riverberarsi sugli utilizzatori finali, con effetti negativi per l’accesso all’informazione ed il pluralismo”.

 

L’Antitrust considera anche importante valutare che un eccessivo irrigidimento dei sistemi di protezione potrebbe comportare effetti negativi per gli stessi editori: “l’introduzione di siffatte norme potrebbe disincentivare gli aggregatori a rendere il proprio servizio, con conseguente perdita di visibilità per i contenuti di stampa”.

 

Per maggiori informazioni:

Segnalazione dell’Antitrust su tutela dei contenuti editoriali online