Tv: le sfide dell’industria nel passaggio da broadcasting a internet unicast e wireless. Intervista a Piero De Chiara (Telecom Italia)

di a cura di Raffaele Barberio |

Italia


Piero De Chiara

Qual è il futuro della Televisione? Come cambia la distribuzione televisiva nell’era della scarsità delle frequenze? Come assicurare un servizio TV capace di offrire significative Experiences? Come coniugare TV e immagine HD superando i limiti del digitale terrestre? Quali i nuovi modi del consumo televisivo? Ma innanzitutto, come guardare con occhi nuovi il domani di un mezzo che in passato ha rappresentato il focolare elettronico domestico e che in futuro vorrebbe rimanere al centro del consumo dei contenuti digitali?


Questi i temi principali aperti dall’intervista a Luca Balestrieri, Presidente di TivùSat, su cui abbiamo invitato a confrontarsi addetti ai lavori ed esperti del settore. Ad essa è seguito il contributo di Augusto Preta (ITMedia Consulting).

A piè di pagina il link allo speciale key4biz ‘Il futuro della televisione’.


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Piero De Chiara, dopo essere stato un protagonista del passaggio al digitale terrestre è oggi il responsabile editoriale di CuboVision di Telecom Italia.

 

K4B. Cubovision ha sostituito l’IPTV nella strategia Telecom Italia. Nei giorni scorsi Mediaset ha annunciato l’avvio di un servizio tipo Netflix, quindi in concorrenza con Cubovision. Temete la concorrenza dei broadcaster? 

 

De Chiara. La principale differenza con la IPTV non è tecnologica ma di offerta editoriale. La IPTV era prevalentemente l’offerta di singoli film On Demand. Cubovision ha tre dimensioni: il free con la catch up dei broadcaster e le migliori web tv; il classico Video On Demand pay per view; e soprattutto un’offerta in abbonamento a un catalogo sempre rinnovato di migliaia di film, telefilm, documentari e programmi per ragazzi. Il Formato Netflix appunto, che sta rivoluzionando l’industria televisiva americana ed europea. Con un solo abbonamento è un’offerta disponibile su tutti i terminali fissi e mobili: TV connesse, STB, pc, tablet, smartphone.

Come dimostrano gli altri paesi è un mercato potenzialmente enorme e oggi il problema non è spartirselo, ma costruirlo.  In questa fase l’ingresso di nuovi concorrenti può aiutare a far conoscere al telespettatore italiano il vantaggio delle offerte non lineari rispetto allo zapping.

A tendere alcuni generi quali i film o i documentari diventeranno prevalentemente non lineari e questo avrà un grande impatto sull’uso della rete e delle frequenze.

 

 

K4B. La televisione usa le frequenze, che diventano sempre più rare e destinate ad altri servizi, innanzitutto quelli evoluti a banda ultralarga di telefonia mobile. La tv deve forse ripensare in modo diverso alla sua diffusione-distribuzione. Sembra un argomento alquanto sottovalutato…

 

De Chiara. Un uso efficiente delle frequenze ricoprirà lo stesso ruolo economico e sociale ricoperto dai diritti d’uso delle acque e delle foreste nei secoli scorsi. Parte delle differenze competitive tra i differenti paesi origina da lì.

L’Italia sembra in ritardo e in difficoltà, ma dieci anni fa stava peggio e in molti prevedevano che non sarebbe neanche riuscita completare la digitalizzazione nei tempi dettati dalla UE.

Per rimanere nel gruppo oggi non basta continuare a mettere pezze per limitare ritardi e disservizi, ma sarebbe meglio individuare un percorso che ci metta all’avanguardia nel passaggio da broadcasting a internet unicast e wireless.

 

K4B. Secondo autorevoli analisti internazionali, il digitale terrestre rappresenta una fase di transizione generata dalla necessità di dare le frequenze della TV alla telefonia mobile, mentre il futuro della TV sarà su protocollo IP. E alcuni indicano la TV come Killer Application per lo sviluppo della fibra ottica. Condivide queste valutazioni e quale sarà il ruolo del satellite?

 

De Chiara. A tendere non ha senso economico utilizzare broadcasting la banda UHF per televisioni che hanno uno share inferiore all’1%, per le quali è molto più efficiente essere distribuite via satellite o addirittura unicasting in caso di share molto bassi o dispersi.

Se si considerano decisioni nazionali azzeccate quali la SFN e i nuovi standard in arrivo quali DVBT2, è lecito immaginare che al broadcasting bastino pochi Mux e che quasi tutta la banda UHF possa essere utilizzata per internet mobile, peraltro per usi prevalentemente televisivi.

Per essere più ambizioni: è doveroso porsi l’obiettivo che questo avvenga in Italia prima che negli altri paesi europei e che avvenga in tempo utile per rifertilizzare l’industria del mobile e l’industria della produzione televisiva, due comparti industriali nei quali avevamo e in parte abbiamo ancora numerose carte di eccellenza.

Il punto di partenza è noto e la normativa è controversa. Ma se si produce ricchezza aggiuntiva esiste un percorso win win che ripartisce le nuove opportunità di sviluppo tra i principali comparti interessati, con beneficio anche dei nuovi entranti, degli inserzionisti e dei telespettatori

 

 

K4B. Non c’è il rischio che se avvantaggino solo gli Over The Top?  C’è chi sostiene che di fronte alla presenza, per molti versi “rapace”, degli OTT, tutti i competitori televisivi (ma anche gli editori della carta stampata che fanno informazione) dovrebbero coalizzarsi per difendere il prodotto e il proprio pubblico. Come valuta questo approccio?

 

De Chiara. In una situazione in cui Apple ha il 70% del mercato VOD e Google il 70% dell’advertising internet, le Telco hanno un problema analogo a quello degli Editori televisivi e di carta stampata. I nuovi necessari investimenti nella rete così come quelli in nuovi prodotti editoriali rischiano di non essere ripagati da ricavi che defluiscono altrove.

Non mi convince l’idea di una coalizione tra imprese nazionali, difensiva e protezionista. E’ invece possibile costruire nuove iniziative consortili che sfidino gli OTT con la forza di un sistema paese.

 

K4B.    Ad esempio?

 

De Chiara. Una soluzione comune per l’encoding, protezione, Guida programmi, certificazione, sotto l’egida delle Autorità nazionali, ridurrebbe i costi, accelererebbe la connessione dei televisori, aumenterebbe la penetrazione dell’ADSL e costituirebbe la base per nuove iniziative, anche consortili. Si pensi ad esempio al valore della catch up di tutti i broadcaster, disponibile anche per quel 40% di famiglie non ancora interessate a internet.

Si pensi al valore di un VOD su tutti i televisori che sostituisca, in più e in meglio, i lettori DVD che erano entrati nel 70% delle case italiane.

 

 

K4B. Riuscirà la nostra classe politica, genericamente intesa a guardare in modo nuovo la TV. A guardarla proiettata nel futuro, evitando di usare le lenti del passato?

 

De Chiara. La politica italiana vive un passaggio difficile; nessuno ha la forza di imporre una politica industriale e da coalizioni precarie non emergerà una linea forte, tantomeno sulla industria televisiva che è stata uno degli argomenti divisivi.

A questo punto il primo passo spetta alle imprese, con l’aiuto delle Autorità. Altri governi europei hanno chiesto e ottenuto indennizzi da Google sotto minaccia di nuove normative severe. Non è una soluzione strutturale, ma almeno loro un Governo ce l’hanno e qualcosa hanno ottenuto.

In Italia il Governo non c’è e il prossimo sarà deboluccio. Ma se le imprese ricominciano a parlarsi non solo per difendersi, ma per sviluppare nuove iniziative, la politica correrà a sedersi al tavolo e farà la sua parte.

 

 

Il futuro della televisione: lo speciale di Key4biz