I Big Data possono aiutare la lotta al cancro. Gli oncologi Usa testano CancerLinQ

di Alessandra Talarico |

Il sistema raccoglie e analizza i dati sulle cure mediche di milioni di pazienti oncologici del paese: l’obiettivo di CancerLinq è di rendere questi dati accessibili ai medici, che potranno così usarli per migliorare le cure.

Stati Uniti


CancerlinQ

I Big Data, diceva proprio qualche giorno fa il Commissario Ue Neelie Kroes, sono “il ‘nuovo petrolio’, il carburante dell’innovazione, l’alimentazione e la spinta della nostra economia” (Leggi articolo Key4biz) e in un prossimo futuro, si spera, potranno servire anche a combattere il cancro.

Ci sta provando, almeno, l’American Society of Clinical Oncologists (ASCO), che ha annunciato di aver completato i lavori su un sistema – ancora in fase di prototipo – battezzato CancerLinQ che raccoglie e analizza i dati sulle cure mediche di milioni di pazienti oncologici del paese.

 

Al momento, spiega il Wall Street Journal, i medici possono accedere facilmente solo ai dati degli studi clinici, che rappresentano solo il 3% circa degli 1,6 milioni di pazienti cui viene diagnosticato il cancro ogni anno.

In un comunicato stampa, il presidente della Società, Sandra M. Swain, ha sottolineato che le difficoltà di accedere ai dati sui trattamenti ai malati di cancro sono legate prevalentemente al fatto che il 95% delle informazioni sono stipate in server disconnessi l’uno dall’altro o in archivi cartacei.

L’obiettivo di CancerLinq è di rendere questi dati accessibili ai medici, che potranno così usarli per migliorare le cure.

 

Per fugare eventuali timori legati alla privacy, ASCO ha assicurato che il sistema è stato sottoposto a un approfondito esame sia sul versante tecnologico che su quello giuridico.

 

Prima che CancerLinQ arrivi alla portata dei medici ci vorranno ancora circa 12-18 mesi. Inizialmente il sistema analizzerà i dati di 100 mila pazienti col cancro al seno, ma si spera che presto potrà essere usato sui dati di tutti i pazienti del paese, soprattutto di coloro le cui condizioni di salute li escludono dalle sperimentazioni cliniche.

 

L’Institute of Medicine (IOM) auspica che database come quello in fase di sperimentazione potranno diventare un ‘servizio pubblico’ per la cura di diverse patologie.

“Sarebbe veramente una svolta importante se si potesse interrogare un database in tempo reale da proprio studio”, ha affermato l’oncologo W. Charles Penley.

 

L’analisi dei Big Data per trovare una cura ai mali incurabili è anche la scommessa della società Ayasdi, il cui algoritmo – che permette di rilevare automaticamente le informazioni senza dover effettuare una ricerca – è usato anche dall’Istituto di Genomica e Biologia americano per identificare le predisposizioni genetiche di molte malattie, cancro incluso, e si spera potrà contribuire anche a individuare terapie innovative.

Ayasdi lavora già con diversi ospedali e centri di ricerca per scoprire trattamenti più mirati per ogni malattia estrapolando i dati delle ricerche in campo medico – che sono obbligatoriamente pubblici – e combinandoli con i dati privati.

I dati, ha spiegato il Ceo di Ayasdi Gurjeet Singh, non sono certo una novità, “è la tecnologia che si è evoluta: non abbiamo fatto altro che automatizzare la scoperta di conoscenza dai dati e siamo stati in grado di scoprire un nuovo tipo di cancro al seno senza fare domande”.

Singh si riferisce al fatto che Ayasdi di recente ha mappato 14 varianti di tumore al seno: utilizzando i dati raccolti in 15 anni e studiati da migliaia di ricercatori, l’algoritmo ha scoperto un sottogruppo di pazienti con una maggiore probabilità di sopravvivenza in base al profilo genetico. Sulla base della scoperta è possibile stabilire che se un paziente rientra in quel sottogruppo probabilmente non avrà bisogno di sottoporsi a chemioterapia.