#Avayaforum. Luigi Gambardella: ‘Gli operatori pronti a fare la loro parte per costruire il mercato unico digitale’

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Di Luigi Gambardella - Presidente del Board, ETNO

Italia


Luigi Gambardella

Pubblichiamo di seguito l’intervento del presidente del Board ETNO, Luigi Gambardella all’Avaya Forum 2013, l’appuntamento di riferimento della community italiana dell’ICT promosso da Avaya Italia e dedicato quest’anno al tema dell’Agenda Digitale per l’Italia e alle sfide che attendono il nostro Paese nel prossimo futuro.

 

Vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di partecipare a questa nuova edizione dell’Avaya Forum. Come sapete, sono qui a nome di ETNO, l’associazione degli operatori delle telecomunicazioni europee.

ETNO ha un ruolo chiave nel settore ICT europeo, e collabora strettamente con l’Unione europea per lo sviluppo dell’agenda digitale.

Anche se il dibattito di questo forum si concentra prevalentemente sull’Italia, e sullo sviluppo della sua Agenda Digitale, permettetemi di porre l’accento sulle sfide che oggi si giocano a livello europeo. In questo momento, come forse mai prima d’ora, le scelte che le istituzioni comunitarie faranno per il nostro settore avranno un peso cruciale sullo sviluppo dell’economia digitale nei diversi Stati membri.

Prima di presentare e discutere con voi le riflessioni che in questo momento animano il dibattito a Bruxelles, vorrei però porre l’accento su un punto più generale.

Tutti noi, istituzioni ed imprese, abbiamo le stesse aspirazioni:  raggiungere gli obiettivi ambiziosi dell’Agenda Digitale Europea, garantire la diffusione di servizi sempre più avanzati e competitivi, dischiudere le possibilità offerte da Internet e dal crescente numero di applicazioni online. Questi traguardi sono decisivi per contribuire alla tanto auspicata ripresa economica e migliorare il benessere dei cittadini.

Obiettivi comuni richiedono un atteggiamento collaborativo da parte di tutti gli attori, ciascuno in piena autonomia e nell’ambito della propria sfera di competenza. Dobbiamo imparare a fare sistema. In altre parole, è necessario uno sforzo congiunto da parte di operatori privati e istituzioni pubbliche, europee e nazionali, che si inquadri in una strategia di interesse europeo.

 

Infrastrutture e dei servizi.

Il ruolo primario delle istituzioni pubbliche è invece quello di garantire un quadro regolamentare stabile e lungimirante, che crei un ambiente favorevole agli investimenti privati e permetta alle aziende europee di competere sul mercato globale.

Per quanto riguarda la prospettiva degli operatori, permettetemi di inquadrare la situazione con alcuni dati:

  • Come emerge da un rapporto di IDATE, nel 2011 il fatturato complessivo del settore delle telecomunicazioni in Europa è diminuito per il terzo anno consecutivo, attestandosi a 274,7 miliardi. Inoltre, sempre nel 2011, la quota del mercato globale delle telecomunicazioni in mano all’Europa è scesa dal 31 al 25%.
  • Si stima che nel 2012 il decremento del fatturato degli operatori europei sarà stato pari al 3%, a fronte di una crescita del 3% negli Stati Uniti.
  • In particolare, come indicato nella relazione del 2012 dell’AGCOM, il calo dei ricavi sembra rappresentare un trend strutturale, che interessa sia i servizi fissi sia quelli mobili, e che deriva soprattutto dalla rapida diffusione dei servizi VoIP.
  • Dal 2006, i ricavi della telefonia fissa sono diminuiti del 30%. Questo trend negativo non viene completamente compensato né dai servizi mobili, colpiti dalla caduta dei ricavi voce, né dalle entrate provenienti dai servizi a banda larga.
  • Come recentemente evidenziato in un’analisi di Arthur D Little, la crescita dei ricavi del settore delle telecomunicazioni in Europa è 7-9 volte inferiore rispetto a quella di Asia e Nord America. Allo stesso modo, la capitalizzazione complessiva si è ridotta del 28% tra il 2006 e il 2012.
  • Nel periodo 2006-2011, l’Europa è stata la regione che ha fatto registrare la minor crescita del fatturato: +8%, rispetto al +48% del Nord America, il +74% dell’Asia e al 118% del Sud America. Ma se guardiamo al periodo 2007-2011, gli operatori europei hanno addirittura visto decrescere il proprio fatturato dell’8%.

 

E’ quindi evidente che esiste uno squilibrio strutturale tra il settore delle telecomunicazioni europeo e quelli dei principali attori globali. Come dirò fra poco, a nostro avviso questo squilibrio è profondamente legato a vistose differenze fra la struttura di mercato europea e quella delle altre economie globali.

Questo trend negativo sta riducendo il valore complessivo dell’economia digitale europea e ostacola la competitività dell’UE a livello mondiale. I numeri mostrano che il settore fino ad ora non è stato in grado di capitalizzare il rapido aumento del traffico dati e che il valore si sta spostando verso altri segmenti della catena di valore digitale. Lo scenario appena descritto mostra chiaramente che il settore non è interessato da cambiamenti ciclici, bensì strutturali.

Tuttavia, gli operatori continuano ad investire. Gli investimenti sono cresciuti del 5,2% nel 2011, un dato notevole se confrontato con la crescita del Capex negli Stati Uniti e nelle aree più avanzate dell’Asia nello stesso anno (+1,4%). Il 63% degli investimenti complessivi nelle reti e servizi di telecomunicazione in Europa è attribuibile ai soli membri di ETNO.

Nel 2011, gli investimenti in reti fisse in Europa ammontavano a 24,8 miliardi, in aumento del 4,9% rispetto al 2010 (il 67% dei quali attribuibili ai membri ETNO). Le aziende di ETNO continuano ad essere leader nello sviluppo della banda larga. I dati più recenti mostrano che siamo a buon punto verso il raggiungimento degli obiettivi di copertura prefissati dall’Agenda Digitale per il 2013.

 

Ripensare il mercato europeo delle telecomunicazioni

 

Per quanto riguarda gli obiettivi fissati per il 2020, i dati mostrano chiaramente che questi sono raggiungibili solo attraverso un mix di tecnologie e piattaforme, fisse e mobili.

Più in generale, le politiche per il nostro settore devono essere flessibili al fine di consentire agli operatori di adeguarsi alla realtà in rapida evoluzione e far emergere nuovi modelli di business dai mercati.

A questo proposito, crediamo che il nuovo approccio regolamentare delineato dal Vicepresidente della Commissione europea, Neelie Kroes, nella sua dichiarazione del 12 luglio rappresenti un passo importante ed incoraggiante nella giusta direzione. In particolare, abbiamo accolto con favore la decisione del Vicepresidente di dare indicazioni di policy stabili e lungimiranti, nello specifico per quel che riguarda la stabilità dei prezzi di accesso alle reti in rame e la necessità di introdurre flessibilità nella definizione del prezzo di accesso alla fibra.

Le dichiarazioni di Neelie Kroes sono importanti in quanto sottolineano che il quadro normativo e politico non deve essere uno strumento astratto e statico, ma deve invece adattarsi alle condizioni macroeconomiche esistenti e all’evoluzione del mercato e della tecnologia. Solo in questo modo è possibile promuovere la competitività globale del settore. Ciò è particolarmente importante per un settore come l’ICT, che si evolve costantemente, e alla velocità della luce.

Sono convinto che, su questo fronte, si possa fare molto di più, a livello europeo come a livello nazionale.

In particolare, penso che tutte le istituzioni responsabili della definizione del quadro giuridico per il settore ICT dovrebbero concentrarsi non solo su come incentivare la concorrenza nel mercato interno, ma anche su come rendere le imprese europee in grado di competere con altri attori globali.

Se questo è il nostro obiettivo, dobbiamo ripensare il modo in cui abbiamo affrontato il tema della competitività fino ad oggi. Nel settore delle telecomunicazioni, l’attenzione si è concentrata sul mantenimento dello status quo, preservando strutture di mercato esistenti. Questa è una buona strategia quando un settore è in crescita, ma non quando lo stesso settore si trova ad affrontare ricavi in calo e una situazione insostenibile nel lungo periodo.

Il problema principale del settore delle telecomunicazioni in Europa è senza dubbio l’eccessiva frammentazione – soprattutto rispetto agli Stati Uniti o ai mercati dell’Asia orientale -, caratteristica che limita la capacità di razionalizzare i costi e di innovare. In Europa ci sono più di 1200 operatori di reti fisse, oltre 100 MNO, oltre 200 MVNO e oltre 1500 operatori via cavo. Negli USA, invece, ci sono 6 operatori principali, e soltanto 3 in Cina.

Inoltre, l’industria europea è fortemente regolamentata. Negli ultimi anni si è trovata ad affrontare contemporaneamente: una riduzione dei prezzi imposta a livello UE, restrizioni alla strategia commerciale e costi elevati associati alle aste per le frequenze. Come possiamo competere con gli Stati Uniti e la Cina partendo da tale posizione di svantaggio?

Quello che conta sul mercato globale di oggi è la scala. Il Commissario Almunia ha recentemente domandato: perché non abbiamo attori sufficientemente grandi nel mercato unico europeo?

La mia risposta è che abbiamo bisogno di un cambiamento radicale a livello normativo, che consenta il consolidamento del mercato europeo.

Il completamento del mercato unico digitale è quindi cruciale. Secondo le stime, il mancato completamento costerebbe almeno il 4,1% del PIL europeo entro il 2020.

Sosteniamo quindi un approccio più dinamico e pragmatico alla concorrenza, che promuova la competitività globale dell’industria europea e sia in grado di adattarsi alle tendenze del mercato e all’evoluzione tecnologica.

In questo senso, ETNO ha accolto con favore le conclusioni del Consiglio Europeo del 14-15 marzo. I Capi di Stato e di Governo dell’UE hanno chiesto alla Commissione di dare priorità all’Agenda Digitale, e in particolare di indicare tappe, ostacoli da superare e per la creazione di un mercato unico digitale europeo entro il 2015 e di presentare proposte concrete per la creazione di un mercato unico europeo dell’ICT (telecom e IT) il più’ presto possibile. La proposta della Commissione dovrà essere avanzata prima del prossimo ottobre, così da essere valutata dal Consiglio europeo in quello stesso mese.

 

ETNO farà fino in fondo la propria parte per collaborare con le istituzioni europee affinché siano gettate le basi per un vero mercato unico delle telecomunicazioni, che razionalizzi la struttura di mercato esistente e offra maggiori incentivi per lo sviluppo del digitale in Europa.

L’economia europea, soprattutto in questi tempi difficili, ha bisogno dei guadagni di competitività legati allo sviluppo dell’ICT. Noi siamo pronti a giocare appieno il nostro ruolo. Ma per farlo, abbiamo bisogno di un maggior consolidamento nel settore, di pensare in una scala più grande e di poter competere ad armi pari con le altre regioni globali.