ANFoV: superare le resistente della PA e svincolare gli investimenti in innovazione dal fiscal compact

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‘Il nuovo governo – sottolinea l’ANFoV - lanci un piano strategico per il digitale ed abbia l'obiettivo di andare oltre il digital divide’.

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ANFoV

L’ANFoV, Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, esprime la sua forte preoccupazione per la mancata approvazione di alcuni decreti attuativi che non consentono di poter pienamente dare il via all’Agenda digitale italiana. Al nuovo governo, l’ANFoV chiede un forte impegno per lo sviluppo della rete, perché ‘mancano i piani di finanziamento per banda larga e ultralarga’. Pubblichiamo di seguito l’appello dell’Associazione.

 

 

Se è difficile capire come evolverà la situazione politica, molto più facile è comprendere l’esigenza di un governo vero e stabile. Un passo necessario anche secondo ANFoV, “think tank” del mondo legato alle nuove tecnologie che intende rappresentare le aziende associate, con particolare attenzione a quelle innovative, continuare nell’opera di analisi delle tendenze delle tlc e Ict e vigilare sull’attuazione dell’Agenda digitale tramite i suoi osservatori.

Perché di vigilanza ce n’è bisogno visto che, tra le tante sfide a cui sarà chiamato il prossimo esecutivo, c’è l’esecuzione delle riforme varate da Mario Monti. Questo significa il varo di una serie di decreti attuativi, 462 provvedimenti dei quali il 38,5% è già andato a buon fine, fra i quali troviamo anche quelli relativi all’Agenda digitale.

 

L’importanza del tema è stata sottolineata recentemente anche da Confindustria che, tramite il direttore generale Marcella Panucci, ha osservato che l’attuazione dell’Agenda può avere un impatto paragonabile a una vera manovra di politica economica ma ha bisogno di una rapida approvazione dei decreti attuativi e soprattutto di un forte commitment politico. A questo scopo, la proposta è accentrare “sulla presidenza del Consiglio, con l’Agenzia per l’Italia digitale come agente tecnico, la responsabilità per l’attuazione dell’agenda. È necessario per superare le resistenze degli apparati pubblici che si oppongono all’innovazione”. Molto bisognerà fare anche in sede europea, “negoziando una golden rule per svincolare dal fiscal compact gli investimenti in innovazione”.

 

I decreti in attesa sono circa una ventina e vanno da quello che riguardano la possibilità di digitalizzare certificati di nascita e morte, all’anagrafe unica, domicilio digitale, le facilitazioni per i nuovi scavi per la fibra, gli incentivi fiscali alle startup, fino all’obbligo per la PA di accettare i pagamenti elettronici e gli open data, un tema che trova particolarmente sensibile ANFoV che al nuovo governo chiede di dare a tutti la possibilità di accedere ai dati pubblici.

 

La chiusura anticipata della legislatura è piombata come un macigno sui programmi per la corsa verso il digitale. E se l’eliminazione del digital divide avanza, bisogna rilevare che lo fa a velocità non sostenuta. Secondo il Piano nazionale banda larga la definitiva scomparsa delle zone con almeno un collegamento a 2 Mbps doveva arrivare entro il 2013. Come ricorda ANFoV, però, solo da pochi giorni il Piemonte ha ricevuto novanta milioni “per azzerare il digital divide e per realizzare le infrastrutture di banda larga nelle zone attualmente scoperte dal servizio di connettività a Internet veloce (almeno 2 mbps)”. L’intervento porterà subito sul territorio 45 milioni di euro stanziati dal ministero dello Sviluppo economico e altri 45 che saranno reperiti dalla Regione nell’ambito della nuova programmazione 2014-2020 dei fondi europei. In Veneto la banda larga “quasi” per tutti dovrebbe arrivare nel 2014 e anche l’Emilia Romagna ha siglato in questi giorni un accordo con il ministero dello Sviluppo economico per chiudere il divario digitale, si spera, entro la fine di quest’anno. 

 

Per quanto riguarda il Sud altri bandi per circa 900 milioni di euro riguardano lo sviluppo del broadband in Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Sicilia.

Come ricorda ANFoV, stiamo sempre parlando di interventi di primo livello quando si avverte l’assenza di piani di finanziamento per la banda larga e ultralarga. E mentre l’Italia vanta ancora un deficit infrastrutturale in oltre seimila località del Paese, secondo il rapporto di Akamai in Europa siamo all’ultimo e al penultimo posto per numero di connessioni broadband e high broadband.

 

Il lancio di un piano strategico, ribadisce l’Associazione per la convergenza, è una delle misure più urgenti che dovranno essere adottate dal prossimo governo, mentre altri provvedimenti serviranno per colmare le lacune in tema di incentivi al commercio elettronico, strategie e obiettivi per le comunità intelligenti, e per la regolamentazione del mercato delle telecomunicazioni.       

 

Il dubbio però è che il prossimo esecutivo non abbia la forza e il tempo per mettere mano alle questioni che riguardano il digitale. Il tempo passa e l’It ha chiuso il 2012 con una diminuzione del 4%, mentre le tlc scendono del 3,5%.