Mercato unico digitale: le fusioni tra operatori sono la soluzione giusta per uscire dalla frammentazione?

di Alessandra Talarico |

Europa


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Le telco stanno chiedendo alla Ue di deregolamentare il settore, consentendo al contempo ritorni sugli investimenti più alti e prevedibili e più fusioni per ridurre il numero di operatori a 3-4 per paese. Ma su cosa sia esattamente il mercato unico digitale e come arrivarci, le posizioni non sono ancora affatto definite e univoche.

 

La stretta regolamentare sulle tariffe – dal roaming alla terminazione – unita alla crisi economica che ha limitato il potere di acquisto di tantissimi europei, hanno avuto un notevole impatto anche sulle casse degli operatori telefonici: nei 5 più importanti mercati europei il settore vale attualmente 123 miliardi di euro, contro i 300 miliardi del 2007.

Il valore dei titoli dei principali operatori è sceso ai minimi e, nel complesso, quello delle telecomunicazioni è stato il secondo peggior settore lo scorso anno con un calo di oltre il 10%.

Difficilmente, dicono poi gli analisti, i problemi legati alla forte concorrenza, alla regolamentazione, agli investimenti troveranno soluzione quest’anno: secondo Citigroup, anzi, i ricavi del settore scenderanno quest’anno del 3,1% (dal -0,7% del 2012), con utili operativi giù del 3,7% dopo un altro pesante -3,8% nel 2012.

I pagamenti del settore (dividendi e riacquisto di azioni) si attesteranno quest’anno a 26 miliardi di euro, dai 43 miliardi del 2011.

 

Un settore, dunque, in evidente difficoltà, ma anche chiamato ad affrontare pesanti investimenti – stimati dalla BEI in 221 miliardi di euro – per realizzare le nuove reti, quelle autostrade digitali che dovranno collegare tutte le abitazioni europee entro il 2020 e che per molti rappresentano un volano di crescita economica e inclusione sociale di cui non si può più fare a meno.

 

Ecco perchè le telco stanno chiedendo alla Commissione europea di deregolamentare il settore, consentendo al contempo ritorni sugli investimenti più alti e prevedibili e più fusioni tra soggetti attivi nello stesso paese per ridurre il numero di operatori a 3-4 massimo. In questo modo si potrebbe ottenere un risparmio sui costi e maggiore potere sui prezzi, ma finora le autorità europee hanno concesso simili accordi solo dietro precise condizioni, come nel caso della recente acquisizione da 1,7 miliardi di Orange Austria da parte di Hutchison Whampoa. Merger sia, insomma, purché non si rischi di creare un danno ai consumatori. Quanto invece alle ‘unioni’ fra gruppi operanti in paesi diversi – poniamo ad esempio il caso della più volte ventilata fusione tra France Telekom e Deutsche Telekom – secondo il Commissario antitrust Joaquin Almunia, avrebbero comunque poco senso

 

Un punto a favore delle telco è il sostegno del Consiglio europeo al progetto di ‘mercato unico digitale’, abbracciato prontamente dal Commissario Ue per l’Agenda digitale Neelie Kroes, impegnata in una lotta contro il tempo per sbloccare l’impasse in cui sembra essersi impantanata l’Agenda digitale europea (Leggi articolo Key4biz).

 

Ma su cosa sia esattamente il mercato unico digitale e come arrivarci, le posizioni non sono ancora affatto definite e univoche.

 

La Commissione sta per presentare un piano che dovrebbe contribuire a ridurre i costi di realizzazione delle nuove reti, grazie a un migliore uso delle infrastrutture esistenti e al coordinamento delle opere civili (Leggi articolo Key4biz).

Per dare un po’ di respiro agli operatori, la Ue potrebbe incoraggiare la condivisione delle reti (antenne e base station), come avviane in Gran Bretagna dove 4 operatori condividono due reti. Oppure, tra le soluzioni potrebbe esserci la cessione delle reti ai vendor di infrastrutture o a investitori finanziari.

Anche la creazione di un regolatore unico europeo potrebbe contribuire ad alleviare la pressione sugli operatori che si lamentano anche della scarsa armonizzazione nella gestione dello spettro, con Paesi che puntano a trarre il massimo profitto dalla vendita delle frequenze e altri – come la Repubblica ceca – che hanno bloccato l’asta per eccesso di rialzo.

Ma anche qui c’è da superare la contrarietà di alcuni paesi indisponibili a cedere a Bruxelles ulteriore potere decisionale.

Una situazione frustrante, avere a che fare con quello che la Kroes ha definito ‘un patchwork’ di regole ma, insomma, non tutti sembrano d’accordo che la soluzione passi dalla riduzione del numero di operatori.

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