Il Parlamento Ue boccia il bilancio pluriennale. Corrado Passera: ‘Serve accordo più coraggioso per crescita e occupazione’

di Alessandra Talarico |

Gli eurodeputati chiedono innanzitutto maggiore flessibilità per poter spostare i fondi non utilizzati da una rubrica ad un altra e da un anno all'altro e la possibilità per il nuovo Parlamento e la nuova Commissione di modificare i bilanci ereditati.

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Bandiera UE

Un bilancio più flessibile ed efficiente, che ponga maggiore attenzione sulla crescita dell’economia, ma soprattutto una bocciatura all’eccesso di austerità che potrebbe esacerbare ulteriormente le già forti tensioni sociali in diversi Stati Ue.

Questo il sentiment della risoluzione con cui il Parlamento europeo ha respinto le conclusioni del Consiglio europeo dell’8 febbraio sul bilancio pluriennale dell’Unione europea per il periodo 2014-2020, approvata con 506 voti a favore, 161 contrari e 23 astensioni.

 

Concorda con l’approccio del Parlamento europeo, che pone l’accento sulla mancanza di fondi che mette a repentaglio il funzionamento di una serie di programmi comunitari, quali Erasmus, il Programma quadro di ricerca e il Fondo sociale, anche il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, secondo il quale “serve un accordo più coraggioso per crescita e occupazione”.

 

Sulla stessa lunghezza d’inda il commento ‘a caldo’ del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici Göran Färm secondo cui il voto indica chiaramente che il budget deve essere maggiormente orientato alla crescita e all’occupazione. “Servono fondi sufficienti per la ricerca, l’occupazione giovanile, le infrastrutture e il cambiamento climatico”, ha affermato, sottolineando che obiettivo del budget deve essere anche quello di “rafforzare la solidarietà tra i cittadini europei e gli stati membri in questi tempi di crisi”.

Per il vice capodelegazione del Pd al Parlamento europeo Andrea Cozzolino, la bocciatura del budget è un monito contro quell’austerità che sta provocando un forte disagio sociale in mezza Europa: “…è ora di voltare pagina, è venuto il momento di inaugurare in Europa una nuova stagione di crescita”, ha affermato.

 

I leader Ue, durante il summit del 7 e 8 febbraio, si sono accordati per un livello degli impegni di spesa (le promesse contrattuali dell’Ue) di massimo di 960 miliardi di euro e per pagamenti (liquidità effettivamente disponibile per pagare i conti derivati dalle promesse) pari a 908 miliardi, entrambi a livelli inferiori al progetto di bilancio della Commissione europea (Leggi articolo Key4biz).

Tra le aree più penalizzate dai tagli, le infrastrutture (trasporti energia e banda larga), l’innovazione e la ricerca.

 

Gli eurodeputati chiedono innanzitutto maggiore flessibilità per poter spostare i fondi non utilizzati da una rubrica ad un altra e da un anno all’altro e la possibilità per il nuovo Parlamento e la nuova Commissione, che entreranno in carica dopo le elezioni europee dell’anno prossimo, di modificare i bilanci ereditati.

In questo modo, sostengono, si potrà rispondere rapidamente e con efficacia a eventi imprevisti.

 

Il Parlamento chiede inoltre un sistema di vere “risorse proprie” per finanziare il bilancio comunitario e che tutte le spese dell’Unione siano finanziate dal bilancio dell’UE, non separatamente.

 

Parlamento e Consiglio dovranno ora negoziare un compromesso ‘accettabile’ con la ‘mediazione’ della Commissione: per il Commissario responsabile per la programmazione finanziaria e il budget, Janusz Lewandowski, “I negoziati dovrebbero essere avviati rapidamente. Lo dobbiamo a 500 milioni di europei, alle nostre imprese, città e regioni, scienziati, studenti, organizzazioni non governative e a tutti coloro che beneficiano di fondi comunitari”.

L’obiettivo è di completare i lavori entro il 1° gennaio 2014 per “fornire i mezzi per aiutare l’Europa a trovare una via d’uscita dalla crisi”, attraverso norme più semplici di accesso ai fondi comunitari, nonché un bilancio più flessibile in grado di reagire in fretta a nuovi sviluppi dell’attuale, difficile contesto economico.