Scuola 2.0, l’Ocse striglia l’Italia: diffusione troppo lenta dell’ICT, budget limitato e poche risorse didattiche digitali

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Con l’attuale tasso di diffusione notare l’OCSE, sarebbero necessari altri 15 anni per raggiungere i livelli di diffusione delle tecnologie digitali registrati in Gran Bretagna, dove l’80% delle classi può contare su strumenti didattici informatici e digi

Italia


Francesco Profumo

Il Piano Nazionale Scuola Digitale, avviato dall’Italia nell’ambito delle azioni previste dall’Agenda Digitale Italiana, “presenta numerosi punti di forza e interesse, seppur in un quadro nel quale non mancano problemi e criticità, da superare attraverso suggerimenti ispirati alle migliori esperienze internazionali”.

E’ questo il giudizio formulato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), la cui valutazione – richiesta dal ministro Francesco Profumo e presentata oggi al Miur – è contenuta nel rapporto Review of the Italian Strategy for Digital Schools, che considera sia le principali azioni avviate dal Piano (LIM, cl@ssi 2.0, Scuol@ 2.0), sia gli interventi ad esso correlati, quali la nuova legge sui libri digitali e la digitalizzazione dell’amministrazione scolastica.

 

Tra i punti di forza del Piano, l’Ocse evidenzia la volontà dell’Amministrazione di incrementare l’uso delle tecnologie e di internet nelle scuole italiane, un obiettivo in sintonia con un percorso intrapreso anche da molti altri Paesi.

Il dispositivo tecnologico sul quale è incentrato il piano è la lavagna interattiva multimediale (LIM), una tecnologia che gli insegnanti possono iniziare a utilizzare senza costi iniziali elevati e le cui possibilità di impiego si adattano a tutti i metodi di apprendimento e didattici, dai più tradizionali ai più innovativi. La strategia adottata dal Piano, inoltre, alimenta la domanda di innovazione, anziché creare resistenze da parte degli insegnanti, grazie soprattutto all’approccio dal basso che riduce al minimo il rischio che le nuove tecnologie finiscano per non essere utilizzate, una volta entrate in classe.

 

Altro punto di forza è il sistema per le procedure di acquisto delle LIM, dei PC e dei computer portatili di cui il Piano si è avvalso. Al fine di contenere i costi, ma senza perdere di vista le esigenze locali, le scuole hanno effettuato gli ordini direttamente sul mercato elettronico, organizzandosi in gruppi di acquisto temporanei. Un’operazione facilitata da Consip, centrale per gli acquisti della pubblica amministrazione. Questo approccio ha agevolato il coinvolgimento di altre scuole che si sono associate con istituti vicini per creare reti locali di utenti o effettuare altri ordini di gruppo, ad esempio per i contratti di manutenzione.

 

Tra le criticità l’Ocse pone l’attenzione sulla lentezza con la quale le tecnologie digitali sono finora state diffuse nelle scuole italiane. Un ritmo contenuto, non dovuto tanto alla mancanza di richieste da parte del mondo della scuola quanto al budget limitato destinato al Piano. Con l’attuale tasso di diffusione – si fa notare – sarebbero necessari altri 15 anni per raggiungere i livelli di diffusione delle tecnologie digitali registrati ad esempio Gran Bretagna, dove l’80% delle classi può contare su strumenti didattici informatici e digitali. Altro punto critico, la scarsità di risorse didattiche digitali a disposizione dei docenti che deve essere superata stimolando la produzione di contenuti digitali ad uso didattico, curandone la qualità e favorendone la diffusione open source.

 

Fatte queste osservazioni l’Ocse rivolge al sistema italiano alcune raccomandazioni, sia per generalizzare l’utilizzo delle tecnologie digitali nelle scuole che per promuovere cambiamenti di sistema: per quanto riguarda il primo punto è necessario accelerare l’integrazione e la diffusione delle ICT nelle classi e nelle scuole aumentando i finanziamenti per il piano LIM e ridefinendo alcuni suoi aspetti. Per farlo viene suggerito il ricorso a finanziamenti integrativi, da parte di Regioni, Fondazioni e scuole e l’apertura ad altre tecnologie meno costose e scelte dalle scuole (ad es. kit composto da computer di classe, visualizzatore e proiettore). Tra gli altri suggerimenti, lo sviluppo di una piattaforma virtuale di scambio delle risorse digitali per insegnanti, la possibilità per le scuole di organizzare la formazione dei docenti in modo flessibile, l’istituzione di premi per gli insegnanti e fiere dedicate all’innovazione, la definizione di obiettivi, tappe per il completamento del programma e criteri di valutazione dei risultati.

Sul fronte dei cambiamenti di sistema invece si raccomanda di concentrare le risorse su Scuol@ 2.0 e interrompere l’iniziativa Cl@sse 2.0. L’impatto di quest’ultimo progetto infatti potrebbe essere molto più limitato di un’azione condotta a livello dell’intera scuola.

 

Secondo i dati dell’Osservatorio Tecnologico del Miur, aggiornati al 31 agosto 2012 ed elaborati su una rilevazione che ha riguardato l’85% delle scuole di ogni ordine e grado, i computer presenti nelle scuole sono: 169.130 nella primaria (1 PC ogni 15 studenti); 150.385 nella secondaria di I grado (1 PC per ogni 11 studenti); 334.079 nella secondaria di II grado (1 PC per ogni 8 studenti). I dispositivi portatili (PC/tablet) in uso individuale agli studenti sono 13.650. Le LIM attualmente installate sono 69.813, per una copertura del 21,6% delle aule scolastiche.

Le aule connesse in rete sono circa il 54%, mentre l’82% circa delle scuole possiede una connessione internet. Inoltre, sono attive 416 Cl@ssi 2.0 e 14 Scuole 2.0.

Per sviluppare il piano, una volta ultimata la rilevazione, il Ministero ha stipulato il 18 settembre 2012 una serie di accordi operativi con le Regioni, sulla base dei quali sono stati pubblicati avvisi pubblici che avranno termine il prossimo 11 marzo. Grazie a questa iniziativa, a partire dal prossimo anno scolastico, saranno installate nelle scuole altre 4.200 lavagne interattive multimediali (LIM), attivate altre 2.600 Cl@ssi 2.0, 16 Scuole 2.0 e istituiti Centri Scolastici Digitali in 6 regioni.

 

Complessivamente, dunque, lo sviluppo del Piano Nazionale Scuola Digitale consentirà di avere nelle scuole 74.013 LIM, passando dal 21,6% al 23% delle aule coperte da questo nuovo strumento didattico. Allo stesso modo il totale delle Cl@ssi 2.0 salirà a 3mila e quello delle Scuole 2.0 a 30.

 

Durante la giornata è stato illustrato il bando “MePi: soluzioni per la scuola”. Il bando, frutto della collaborazione tra Miur e Consip, consentirà l’abilitazione di fornitori che presenteranno “Soluzioni integrate per la Scuola Digitale”, garantendo agli istituti un’efficiente procedura di acquisto, specifica e funzionale alle azioni previste nel Piano nazionale Scuola Digitale.