Unbundling: l’Italia rischia il deferimento alla Corte di Giustizia

di Alessandra Talarico |

Contestata la norma che impone all'Agcom di obbligare Telecom Italia ad offrire in modo separato l'affitto di linee e la fornitura di servizi come la manutenzione della rete in rame perchè ‘scavalca’ le competenze dell’Autorità minandone l’indipendenza.

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L’Italia rischia il deferimento alla Corte di Giustizia Ue per la misura che impone la disaggregazione dei servizi accessori, come ad esempio la manutenzione e l’attivazione di linee, nel contesto della disaggregazione generalizzata della rete locale gestita dall’operatore storico Telecom Italia.

La Commissione ha infatti deciso di inviare un parere motivato al nostro Paese, che dispone ora di due mesi per rispondere.

 

Imponendo all’Agcom di obbligare Telecom Italia ad offrire in modo separato l’affitto di linee (unbundling) e la fornitura di servizi come la manutenzione della rete in rame – servizi che oggi sono ricompresi in una unica fornitura – la disposizione, in sostanza, scavalca le competenze dell’Agcom definite dal quadro comunitario e va a incidere sull’indipendenza del regolatore e sulla certezza del diritto.

Secondo la Commissione, pertanto, la misura è contraria alle regole Ue, in base alle quali “l’autorità nazionale di regolamentazione esercita i propri poteri regolatori ex ante indipendentemente al fine di assicurare che la misura adottata sia appropriata ai problemi di competitività segnalati nell’analisi di mercato”.

 

Nello specifico la norma – inserita nel comma 2-ter dell’articolo 47 del Decreto Semplificazioni – è volta ad “assicurare l’offerta disaggregata dei prezzi relativi all’accesso all’ingrosso alla rete fissa e ai servizi accessori, in modo che il prezzo del servizio di accesso all’ingrosso alla rete fissa indichi separatamente il costo della prestazione dell’affitto della linea e il costo delle attivita’ accessorie, quali il servizio di attivazione della linea stessa e il servizio di manutenzione correttiva” e a “rendere possibile, per gli operatori richiedenti, acquisire tali servizi anche da imprese terze operanti in regime di concorrenza sotto la vigilanza e secondo le modalità indicate dall’Autorità medesima, assicurando, comunque, il mantenimento della sicurezza della rete”.

 

Sull’argomento è intervenuto più volte il Commissario per l’Agenda digitale Neelie Kroes, stigmatizzando l’impatto della misura sull’indipendenza del regolatore nazionale: “Sono preoccupata – aveva sottolineato – dell’impatto che il recente emendamento approvato dal Parlamento potrebbe avere sul margine di discrezionalità dei poteri del regolatore, come previsto nel quadro normativo”. (Leggi Articolo Key4biz).

 

Perplessità e dubbi sulla norma erano stati espressi anche da ETNO, l’associazione delle tlc europee, che fin dal principio aveva espresso la convinzione che le misure sull’unbundling previste dalla legge italiana sulle semplificazioni violassero le direttive comunitarie.

 

In una lettera indirizzata a Neelie Kroes, il presidente ETNO Luigi Gambardella si era detto “preoccupato per gli effetti negativi e per l’alto livello di incertezza che deriva da un improvviso intervento del legislatore in un settore regolamentato”.

 

Dopo l’apertura della procedura d’infrazione a luglio dello scorso anno (Leggi articolo Key4biz), questo di oggi è, quindi, l’ultimo ‘avvertimento’ al nostro Paese prima del deferimento alla Corte di Giustizia.