Privacy: OTT in pressing a Bruxelles per allentare le proposte della nuova direttiva Ue

di Alessandra Talarico |

Tutte le principali aziende americane che operano sul web, sostiene il NYT, hanno inviato i loro lobbisti a Bruxelles, mentre il Dipartimento del Commercio Usa sta facendo pressione per conto dell’amministrazione Obama.

Europa


Viviane Reding

Proprio mentre l’Europa celebra la giornata della Privacy, un articolo del New York Times fa il punto sulle attività di lobbying delle aziende e del Governo Usa per tentare di ridimensionare la proposta di direttiva della Commissione europea, con la quale si vorrebbe garantire ai 500 milioni di utenti del Vecchio Continente la possibilità di avere un maggiore controllo sui dati, di bloccare o limitare il tracciamento delle attività da parte delle web company (leggi articolo Key4biz)

Tutte le principali aziende americane che operano sul web, sostiene il quotidiano, hanno inviato i loro lobbisti a Bruxelles, mentre il Dipartimento del Commercio Usa sta facendo pressione per conto dell’amministrazione Obama, al fine di minimizzare il più possibile le restrizioni all’uso dei dati – che sono come l’ossigeno per la sopravvivenza degli OTT – e tutelare così gli interessi delle web company, che in Europa generano circa un terzo del loro fatturato.

 

Non la pensano così, invece, diverse associazioni – tra cui American Civil Liberties Union, Consumer Federation of America e Friends of Privacy USA – secondo le quali “l’Europa deve approvare severe restrizioni per salvare l’economia digitale, non per distruggerla”.

 

Secondo la Commissione europea, infatti, l’economia digitale ha bisogno della fiducia dei consumatori per svilupparsi: più persone saranno online, più la digital economy potrà crescere. Secondo alcune stime, se l’Unione prendesse le necessarie iniziative per creare un mercato unico digitale moderno, il prodotto interno lordo dell’Unione europea potrebbe crescere del 4% entro il 2020.

 

Un dibattito che mette in luce come, ancora una volta, mentre in Europa si cerca di proteggere i cittadini-consumatori per stimolare l’economia, oltreoceano si pensa soprattutto a tutelare il business a scapito dei diritti.

Se è vero, come sostiene l’avvocato Usa Ben Wizner, che la protezione dei consumatori è forte negli Usa come in Europa, è altrettanto vero che gli Usa tutelano la privacy solo in casi specifici, ossia in ambito medico e finanziario, e permettono alle web company di effettuare pratiche di data mining senza troppi controlli specifici sulla privacy.

 

Secondo il presidente di ‘Friends of Privacy’, Barry Steinhardt, quello in atto è uno ‘scontro titanico’, il cui esito è molto atteso dal resto del mondo perchè le aziende di “Asia, America Larina, Africa, tutte devono fare affari negli Usa e in Europa”.

 

Al centro del contendere, la riforma Ue delle norme Ue sulla privacy, che mira ad aggiornare e modernizzare i principi sanciti dalla direttiva del 1995 sulla protezione dei dati personali per adeguarli alla nuova era digitale. Rientrano nel pacchetto di riforma un regolamento che istituisce un quadro generale dell’Unione per la protezione dei dati e una direttiva sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento dei reati e nell’ambito delle connesse attività giudiziarie

L’iter per l’approvazione della proposta è ancora lungo: il Parlamento europeo e i ministri riuniti in sede di Consiglio continueranno le discussioni nel corso dei prossimi mesi, sotto la presidenza irlandese.

La votazione del Parlamento europeo è programmata per fine aprile, mentre l’adozione è prevista per l’inizio del prossimo anno.

 

Nel frattempo, le aziende Usa come eBay e Amazon e associazioni come Digital Europe – spiega ancora il NYT – stanno presentando le loro proposte per indebolire le restrizioni sulla raccolta di dati.

E’ però ancora presto per capire quali frutti daranno questi sforzi, se, cioè, la Ue si piegherà alle ragioni del business o andrà avanti, come ha sottolineato il Commissario Ue alla Giustizia, Viviane Reding, col suo piano “pragmatico e ambizioso allo stesso tempo”.