Cinema, Decreto a tutela della produzione italiana. Previsti investimenti per 200 mln di euro

di Raffaella Natale |

Il provvedimento, che porta la firma dei Ministri Corrado Passera e Lorenzo Ornaghi, definisce le quote che le Tv devono riservare alle opere italiane.

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Trasmesso ai presidenti di Camera e Senato lo schema di Decreto che definisce le quote d’investimento finanziario e di programmazione nei palinsesti che le emittenti televisive sono tenute a riservare alle opere cinematografiche di “espressione originale italiana”.

Il Decreto porta la firma del Ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, e di quello per i Beni e le Attività culturali, Lorenzo Ornaghi.

Il provvedimento, atteso da diversi anni dall’industria italiana del cinema, specifica le quote che – nell’ambito dell’obbligo d’investimento e programmazione delle opere europee già disposto dalla normativa comunitaria e nazionale – devono essere riservate esclusivamente alle opere italiane.

 

Attraverso questo decreto – hanno dichiarato i ministri Passera e Ornaghi – diamo certezza normativa e d’investimenti alla cinematografia italiana, un settore fondamentale per lo sviluppo economico e culturale del Paese“.

“Favoriamo inoltre – hanno proseguito – un significativo rafforzamento della sinergia fra chi produce i film in maniera indipendente e chi li diffonde, come le emittenti televisive”.

“La cinematografia italiana – hanno concluso i ministri – ha tutte le carte in regola per svolgere un ruolo fondamentale sul fronte della nostra identità culturale, dell’innovazione, della creazione di posti di lavoro, confrontandosi con l’agguerrita concorrenza internazionale”.

 

Per quanto riguarda l’obbligo d’investimento, il provvedimento stabilisce per la Rai che il 3,6% dei ricavi complessivi annui debba essere destinato a produzione, finanziamento, pre-acquisto e acquisto di opere cinematografiche italiane, mentre per le altre emittenti tale obbligo riguarda il 3,5% degli introiti netti. Per quanto riguarda l’obbligo di programmazione, il testo prevede per la Tv pubblica che sia dedicato a opere italiane l’1,3% del tempo di trasmissione per i palinsesti non tematici e il 4% di quelli tematici, mentre per le altre emittenti tale disposizione riguarda l’1% del tempo di diffusione per i palinsesti non tematici e il 3% per quelli tematici.

 

La misura rende, dunque, più stabili e definiti gli investimenti nella nostra industria cinematografica da parte delle emittenti televisive, ancorandoli a valori oggettivi (gli introiti delle emittenti, la quota stabilita dalla legge, la percentuale stabilita nel decreto). Nel rispetto della quota di risorse già prevista in favore delle opere europee e, quindi, senza introdurre oneri aggiuntivi per le emittenti, il decreto favorirà la concentrazione, a vantaggio dei produttori indipendenti, di un volume d’investimenti annui valutabile, complessivamente, in circa 200 milioni di euro. Il provvedimento favorisce, inoltre, un consolidamento economico e finanziario delle imprese operanti nel settore, requisito fondamentale per assicurare un livello di produzione cinematografica che, oltre ad essere soddisfacente dal punto di vista economico, continui a preservare e raccontare l’identità culturale del nostro Paese.

 

Una volta emanato, il testo concluderà un percorso iniziato con il decreto legislativo 122/1998 e più volte rivisto nel corso degli anni (decreti legislativi 177/2005 e 44/2010).

 

Intanto ieri le Film Commissions Italiane hanno scritto una lettera aperta ai politici, con alcune indicazioni da fare una volta che si insedierà il nuovo governo.

Tra le altre cose, “l’accorpamento sotto l’unica delega della DG Cinema del MIBAC anche della materia tv e della promozione internazionale” e, ancora, “una nuova legge di riordino dell’intero comparto audiovisivo“.

 

Le Film Commissions chiedono anche l’istituzione di un Centro nazionale per l’audiovisivo con delega specifica al sostegno automatico alle produzioni audiovisive di ogni formato, alimentato da una tassa di scopo integrale applicata su tutta la filiera per garantirne l’efficiente funzionamento in ordine alla valorizzazione dei prodotti audiovisivi nazionali, alla loro internazionalizzazione e promozione, all’attrazione di progetti audiovisivi dall’estero, al sostegno alla distribuzione e all’esercizio.

 

Rifinanziare il Tax Credit interno, esterno e per stranieri estendendolo anche alle produzioni televisive.

Riformare drasticamente la Rai e il sistema radiotelevisivo, “riducendo il ruolo della politica nel suo controllo, favorendo la produzione di prodotti originali, salvaguardando gli autori e i talenti, prevedendo quote obbligatorie d’investimento delle TLC nel cinema e nei contenuti, colpendo l’evasione del canone, la pirateria e ritornando a investire sul prodotto nazionale”.