Web company vs editori, il Ministro Lorenzo Ornaghi: ‘Con il governo francese per la tutela del diritto d’autore’

di Raffaella Natale |

In occasione della visita in Italia del Ministro francese alla Cultura, Aurélie Filippetti, Ornaghi ha confermato la collaborazione tra Italia e Francia in materia di copyright.

Italia


Aurélie Filippetti e Lorenzo Ornaghi

Il Ministro alla Cultura, Lorenzo Ornaghi, ha confermato il proprio ‘convinto sostegno’ alle iniziative del governo francese, anche in sede europea, a tutela del diritto d’autore, attraverso una nuova normativa, che tenga conto dell’utilizzo crescente delle nuove tecnologie.

E’ quanto il responsabile del MIBAC ha dichiarato ieri nel corso dell’incontro con il Ministro francese alla Cultura, Aurélie Filippetti, in visita in Italia per ritirare la Medaglia d’Onore per il nonno Tommaso – morto nel 1945 in un campo di concentramento – che gli verrà consegnata oggi nella città umbra di Gualdo Tadino, di cui la famiglia è originaria.

 

Contenuti e nuove tecnologie sono un argomento centrale e molto dibattuto negli ultimi tempi. Ricordiamo, infatti, che lo scorso mese a Roma gli editori italiani, francesi e tedeschi hanno stretto un’alleanza per la promozione e la tutela dei contenuti editoriali online (Leggi Articolo Key4biz). Il riconoscimento agli editori di uno specifico diritto d’autore connesso alle attività d’indicizzazione effettuate dai motori di ricerca è, infatti, un problema urgente, comune a tre dei più grandi Paesi europei.

Sulla scia di quanto sta avvenendo in Germania, dove a fine mese il Parlamento voterà sulla proposta di legge che prevede di far pagare ai motori di ricerca una tassa sui contenuti indicizzati (Leggi Articolo Key4biz), gli editori italiani e francesi hanno lanciato un appello ai rispettivi governi affinché attuino tutte le misure necessarie a tutela delle opere editoriali sul mercato digitale.

 

La Francia s’è già mossa. Entro fine mese, se Google non riuscirà a trovare l’accordo con gli editori (il governo ha anche nominato un mediatore, ndr) a gennaio verrà approvata una legge per far pagare a Big G una sorta di diritto d’autore ai giornali per i contenuti che indicizza sul suo motore di ricerca.

E’ quanto lo stesso Ministro Filippetti ha confermato in un’intervista al Corriere della Sera, sostenendo: “Vogliamo ribadire un principio: chi fa profitti distribuendo i contenuti deve contribuire a finanziarne la creazione“.

La Filippetti usa parole molto forti anche per Amazon: “Sono molto preoccupata (…) ha un peso tale che rischia di trovarsi ben presto in posizione ultradominante”.

Il Ministro francese ha riferito di averne parlato anche alla Commissione Ue, ma di aver trovato il loro atteggiamento ‘molto deludente’.

 

“La Commissione – ha commentato – preferisce fare le pulci agli editori che si organizzano per sopravvivere alla minaccia di Amazon, e non si allarma invece per il fatto che un colosso basato in Lussemburgo fa vendita a distanza con strategie fiscali inaccettabili e facendo dumping sulle spese di distribuzione. Amazon può permettersi di vendere a basso prezzo per mettere fuori mercato i suoi concorrenti, ma naturalmente rialzerà i prezzi appena avrà conquistato il monopolio o quasi. Di questo dovrebbero preoccuparsi a Bruxelles. La Francia vigilerà affinché Amazon pratichi una concorrenza leale”.

 

Nel commento del Ministro francese, l’analisi di quanto sta, infatti, avvenendo sul mercato dove a causa della forte pressione degli OTT, l’industria dei contenuti va verso il consolidamento. Lo abbiamo visto con la recente fusione tra la tedesca Bertelsmann e la britannica Pearson. E non è affatto un caso che, Rupert Murdoch abbia cercato di metterci lo zampino, mettendo sul piatto 1 mld di sterline per Penguin, e che adesso si stia muovendo attraverso HarperCollins per Simon & Schuster (valore stimato tra 600 e 800 milioni di dollari).

 

I prezzi più bassi praticati dai retailer online hanno, infatti, messo in difficoltà gli editori alle prese con la ricerca di una nuova strategia per il digitale.

E’ possibile che adesso anche altri editori seguano questa via, così com’è successo tempo fa per le major del disco, e si accordino tra di loro per fronteggiare meglio la crisi degli acquisti che ha travolto i libri e soprattutto l’avanzata dei grandi OTT americani che sempre più spesso offrono servizi a basso prezzo e sono più forti nel comparto degli eBook.

Alla Buchmesse di Berlino, il più importante appuntamento per lo scambio dei diritti del settore editoriale librario, gli editori hanno lanciato l’allarme. L’Associazione italiana degli editori (Aie) ha chiesto l’abbassamento dell’Iva al 4% per gli eBook e credito di imposta per l’innovazione digitale (Leggi Articolo Key4biz).

Argomento molto caldo sul quale si sta consumando un braccio di ferro tra la Francia e la Commissione Ue (Leggi Articolo Key4biz) che, però, va visto alla luce dell’inevitabile distorsione tra libri di carta, sottoposti a Iva al 4%, ed eBook che in Italia arrivano a un’aliquota del 21%.

Risolvere la questione è quanto mai urgente ed è impensabile dover aspettare, come chiede la Ue, la modifica della Direttiva sull’Iva che dovrebbe arrivare per la fine del 2013.