ICT: smartphone e tablet al centro dell’istruzione del futuro. Ma la scuola è pronta alla rivoluzione digitale?

di Alessandra Talarico |

Aule ormai obsolete e metodi di apprendimento plasmati sulle esigenze della società industriale sembrano lontani anni luce dai bisogni della società dell’informazione. Ecco come l’ICT a scuola cambierà metodi di lavoro e competenze.

Italia


ICT a scuola

In che modo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno trasformando la scuola, il modo di apprendere, l’organizzazione delle attività didattiche?

In un mondo in cui l’85% della popolazione ha accesso alle comunicazioni mobili e i più giovani considerano ormai il cellulare come un’appendice del proprio corpo da cui difficilmente si separano, la scuola deve adeguarsi per non rischiare di restare troppo indietro rispetto a coloro i quali dovrebbero essere formati e preparati a un futuro che invece sembra già nel palmo delle loro mani.

E così, sembra inevitabile che, dalle tasche degli studenti, smartphone, tablet e PC portatili approdino anche sui banchi di scuola, con gli edifici più evoluti a rinnovare le loro aule trasformandole in spazi multifunzionali in grado di agevolare nuove forme di apprendimento.

In Italia, ad esempio, il ministero dell’Istruzione sta provando a concretizzare la rivoluzione già tentata con scarso successo in passato, introducendo il libro di testo digitale col duplice obiettivo di far risparmiare le famiglie sull’acquisto dei libri di testo e di creare un’offerta formativa su misura per i nativi digitali.

Al centro di questa operazione, il tablet il cui acquisto, però, sarà a carico delle famiglie (per una spesa che comunque non potrà superare quella per i libri di testo che si aggira intorno ai 300 euro a studente esclusi i dizionari per complessivi 650 milioni di euro l’anno) con agevolazioni previste per i meno abbienti, che potranno richiedere il dispositivo in prestito alla scuola, che dovrà fornirlo obbligatoriamente. Questo, almeno, stando al decreto legge sulla crescita in vigore da due settimane.

 

La scuola del futuro è stata fotografata dallo studio “Learning and Education in the Networked Society” di Ericsson, che mostra come l’introduzione dell’ICT nelle scuole incida su 6 aree principali, 3 che riguardano lo spazio fisico e 3 che riguardano i comportamenti degli utenti.

Alla prima categoria appartengono gli strumenti (ossia i mezzi con cui si accede ai contenuti scolastici); le soluzioni tecnologiche (connettività, gestione dei contenuti, comunicazione) e lo spazio di lavoro (spazi multimediali che devono necessariamente prendere il posto di aule ormai obsolete).

L’ICT modifica quindi i comportamenti degli studenti negli ambiti che riguardano i metodi di lavoro (con un apprendimento basato su progetti diversi, allineato con lo scenario attuale della società dell’informazione); le relazioni (cambia il ruolo degli insegnanti – che diventano una ‘guida’ al fianco degli studenti – e dei genitori che grazie alle moderne tecnologie sono più coinvolti nel processo di apprendimento dei figli e possono avere un contatto più diretto con insegnanti e dirigenti); le competenze e conoscenze (la scuola deve preparare a un futuro in cui leggere e far di conto sarà sempre importante, ma lo saranno anche nuove competenze di cui è difficile tracciare i contorni in un contesto in continua evoluzione).

 

L’apprendimento, insomma, esula ormai dalle mura scolastiche per diventare un processo che può avvenire ovunque, in qualunque momento.

“Con la Networked Society, l’ICT sarà sempre più indispensabile per acquisire conoscenza”, ha affermato Mikael Eriksson Björling del ConsumerLab.

La ricerca, aggiunge l’esperto in Comportamenti del Consumatore, “mostra come gli studenti e gli insegnanti più moderni, attraverso la tecnologia, siano al centro di questo cambiamento”.