4G: anche in UK esperti e premi Nobel lanciano la campagna per destinare i proventi dell’asta a Ricerca e Innovazione

di Alessandra Talarico |

Un rapporto di Economist Intelligence Unit, intanto, ridimensiona l’impatto delle reti ultrabroadband fisse e mobili sull’economia e l’occupazione britannica nel breve periodo.

Regno Unito


Banda larga

Finanziare l’innovazione grazie ai 4 miliardi di sterline che si stima entreranno nelle casse del Governo grazie all’asta delle frequenze 4G. E’ questa la proposta avanzata da ricercatori e imprenditori britannici riuniti nella fondazione NESTA, che hanno firmato una petizione volta a “rimettere il Paese sulla strada di una crescita duratura”.

La campagna 4Growth ricorda quella promossa nel nostro Paese in seguito all’asta del dividendo digitale, quando anche Key4Biz si fece promotore dell’appello volto a destinare parte dei proventi derivanti dalla vendita delle frequenze alla Ricerca Scientifica e Tecnologica (Leggi articolo).

 

In tempi di crisi come quelli attuali, sottolineano i promotori dell’iniziativa, è necessario di non perdere di vista il ruolo della ricerca e dell’innovazione a sostegno della crescita.

Stian Westlake, responsabile Politica e Ricerca di Nesta, ha citato gli esempi di Guglielmo Marconi e del suo telegrafo senza fili, di Tim Berners-Lee e il World Wide Web e ancora di James Clerk Maxwell e delle sue ricerche sull’elettromagnetismo.

Senza queste scoperte, ha detto, “sarebbe mancata una parte importante della crescita di questi ultimi 30 anni. Se vogliamo un futuro potrebbe essere utile guardare al passato perchè è grazie all’innovazione e al progresso tecnologico che siamo progrediti“, ha spiegato, dicendosi dispiaciuto per la diminuzione della quota di PIL investita in innovazione nel Regno Unito dall’inizio della crisi.

“Tutti i Paesi che oggi resistono alla crisi – come la Germania e la Corea del Sud – hanno aumentato la parte di PIL destinata alla ricerca e all’innovazione”, ha affermato.

 

Tra i sostenitori della campagna, il fisico Brian Cox, l’ex presidente della Royal Society Lord Martin Rees, l’ex ministro della Scienza, Lord Waldegrave e il premio Nobel Andre Geim.

 

Nonostante l’importanza dei firmatari, comunque, ancora nessun politico ha risposto all’appello.

Anche oltremanica, nonostante la breve ripresa in concomitanza coi Giochi olimpici, si fanno i conti con la crisi e i tagli al budget.

La gente vuole interventi tangibili e, secondo il leader dell’opposizione, Ed Balls, i proventi dell’asta andrebbero destinati alla costruzione di alloggi popolari per le famiglie in difficoltà.

 

Al momento, il premier David Cameron non ha ancora reso noto se la somma ricavata dall’asta sarà destinata al ripianamento del debito, come aveva fatto Gordon Brown con i proventi del 3G, o al finanziamento di nuove spese.

 

Tanto più che, secondo uno studio dell’Economist Intelligence Unit, la banda ultralarga fissa e mobile difficilmente genererà il rapido ritorno economico preventivato nel breve periodo.

C’è stata, insomma, una sopravalutazione dei benefici a breve termine delle infrastrutture 4G, anche se resta la fiducia di un impatto importante sul lungo periodo.

 

Secondo EIU, le attuali reti saranno in grado di fornire anche nei prossimi anni molti dei nuovi servizi, senza contare gli ostacoli all’adozione quali la carenza di competenze digitali e una certa ‘resistenza al cambiamento’.

Gli esperti parlano addirittura di ‘proiezioni fantasiose’, riferendosi agli effetti del roll out delle nuove reti sull’occupazione e l’economia britannica nei prossimi 5 anni anche se – dicono – ci sarà un certo stimolo su questi versanti nel breve periodo.

“La realizzazione delle reti ultraveloci fisse e mobili aiuterà, ma sarebbe poco saggio aspettarsi ritorni nel breve periodo”, spiegano gli analisti, che presenteranno domani al ministro delle comunicazioni Ed Vaizey  gli esiti del report “Superfast Britain? Myths and realities about the UK’s broadband future”, sponsorizzato dal vendor cinese di infrastrutture per tlc Huawei.

 

Sul lungo periodo, sottolinea Denis McCauley, direttore ricerca di EIU, le reti di nuova generazione accelereranno la produttività e l’occupazione, con ripercussioni positive sulla sanità, l’istruzione e altri servizi, ma serve un cambiamento culturale, prima di tutto e, aggiunge, “C’è bisogno di una dose di realismo sulle dimensioni dell’impatto nel breve periodo”.

 

Per lo sviluppo delle reti ultrabroadband il Governo britannico ha messo sul piatto quasi 1 miliardo di sterline.