WCIT-12. Neelie Kroes: ‘Possibili accordi commerciali tra ISP e content provider, purchè non a scapito di apertura e innovazione’

di Alessandra Talarico |

Gli operatori di comunicazioni elettroniche, ha detto la Kroes, ‘dovrebbero essere in grado di commercializzare i servizi gestiti’. Tuttavia la fornitura di tali servizi ‘non deve andare a scapito della qualità del ‘best effort’ Internet’.

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“Un fornitore di servizi internet può concludere accordi commerciali con i fornitori di contenuti per assicurare che le proprietà tecniche di specifici contenuti o applicazioni siano controllati end-to-end”. Così il Commissario Ue per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, ha risposto all’interrogazione dell’europarlamentare Judith Sargentini in merito alle questioni relative alla Net Neutrality e alla posizione della Ue in vista della prossima Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni (WCIT-12) che si terrà il prossimo dicembre a Dubai.

Sargentini aveva chiesto alla Kroes cosa intendesse la Commissione per ‘managed service‘ e se i motori di ricerca come Google, siti di video-sharing come Youtube o social network come Twitter potrebbero, ora o in futuro, rientrare in questa definizione. E, ancora, aveva chiesto l’europarlamentare, “Questo vuol dire che i fornitori di servizi online possono stringere accordi  con i fornitori di servizi di telecomunicazioni e Internet per la trasmissione più veloce e migliore dei loro bit e byte, in cambio del pagamento delle tariffe di terminazione?”.

 

Il Commissario ha sottolineato che i ‘managed service’ “forniscono accesso alle applicazioni e ai contenuti con un certo livello di ‘Quality of Service’ (QoS). Alcune applicazioni – ha aggiunto – richiedono un determinato livello di QoS, inclusa l’IPTV, il video on demand o alcuni servizi business, come le virtual private networks (VPN)”.

Tuttavia, secondo la Kroes, non tutti i servizi cui si riferisce Sargentini nella sua interrogazione richiedono una “qualità controllata”.

 

Gli operatori di comunicazioni elettroniche, ha spiegato ancora, “dovrebbero essere in grado di commercializzare i servizi gestiti”. Tuttavia la fornitura di tali servizi “non deve andare a scapito della qualità del ‘best effort’ Internet”.

Inoltre, ha detto ancora la Kroes, “la Commissione si è impegnata a mantenere Internet come una piattaforma aperta all’innovazione per tutti i fornitori, compresi i fornitori di piccole dimensioni e quelli emergenti”.

 

In generale, “la Commissione ritiene che l’ITR non sia la sede appropriata per l’impostazione di compensazioni e sistemi tariffari”, ha aggiunto la Kroes, secondo cui la proposta della Commissione mira a non estendere l’ambito degli attuali ITRs, in particolare per quanto riguarda Internet.

“L’assenza di disposizioni ITR specifiche non impedirà alla Ue di intraprendere azioni regolatorie o legislative in quest’area”, ha concluso.

 

Per la prima volta dal 1988, l’ITU si appresta a rivedere le regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs) e in attesa di questo appuntamento il dibattito è serrato e sembra essersi cristallizzato su posizioni contrapposte, tra chi preme in favore dello status quo sostenendo che ‘Internet non si tocca’ (sostanzialmente gli Usa) e chi invece vorrebbe rivedere alcuni principi per consentire accordi commerciali volti a garantire un equo compenso ai player che mantengono quelle infrastrutture vitali per la sopravvivenza stessa della rete (gli operatori tlc europei).

 

In gioco, dicono questi ultimi, c’è il futuro stesso di internet perchè, restando così le cose – con le web company americane che rastrellano la gran parte dei profitti legati ai servizi che circolano sulla rete – le telco finiranno per non avere più i soldi per investire nell’ammodernamento delle infrastrutture.

Gli operatori europei (qui la proposta) chiedono in sostanza di poter sottoscrivere accordi commerciali con gli over-the-top, ma non tanto per modificare internet come lo conosciamo oggi, né i servizi che vengono offerti sulla rete, quanto per fare in modo che questi vengano offerti sulla base della ‘quality of service’ (QoS, qualità del servizio) e non come avviene oggi sul ‘best effort’.