Agenda digitale: ottima base da cui partire. Ora manca l’ultimo tassello, il ‘digital champion’ dell’Agenzia

di Raffaella Natale |

Se la scelta cadrà sulla persona giusta, l’Italia avrà una solida base per avviare il rilancio dell’economia.

Italia


Mario Monti

L’approvazione del Decreto sviluppo bis, contenente le misure per la realizzazione dell’Agenda digitale, ha fatto tirare un respiro di sollievo al mercato dell’ICT (Leggi Articolo Key4biz).

Tra i conti che non tornavano alla Ragioneria di Stato, i vari ripensamenti e slittamenti, queste nuove norme rischiavano di non vedere l’alba e lasciare in balia della crisi, un’industria che ha, invece, bisogno di regole chiare e certe per tornare a investire.

 

Resta adesso l’ultimo l’ultima tessera da sistemare per completare questo puzzle: il direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale (Leggi Articolo Key4biz).

Se il governo si muoverà anche in questo ambito correttamente e la scelta sarà scevra da qualsiasi tipo di motivazione che non sia solo quella della ‘comprovata qualificazione professionale in materia di innovazione tecnologica”, l’Italia sarà pronta a raccogliere le sfide della Ue.

Horizon 2020 è un Piano ambizioso e il Commissario Neelie Kroes intende far decollare il mercato Ue, senza incertezze, puntando su innovazione, tecnologie e start-up.

 

Il Ministro Corrado Passera, così come la cabina di regia che l’ha sostenuto in questo lavoro, e la task force sulle start-up capeggiata da Alessandro Fusacchia, hanno fatto un interessante lavoro. Un’ottima base da cui partire.

Certo le uscite a più riprese, dagli uffici del Ministro, di bozze, versioni provvisorie, stralci dei documenti, hanno fatto pensare che fossero dei tentativi per misurare prima le reazioni degli operatori, e magari aggiustare il tiro su alcuni passaggi.

In ogni caso ormai ci siamo. Adesso, però, bisognerà svecchiare davvero la burocrazia italiana e tutto ciò che gravita intorno a essa. Bisognerà davvero ‘aprire al nuovo’ le menti di certi funzionari. Bisognerà davvero rendere gli italiani dei veri cittadini digitali. Altrimenti che senso avrebbe parlare di digitalizzazione della PA e smart city?

 

Non a caso Linda Lanzillotta oggi commentava che “l’Agenda digitale richiede una governance forte, per vincere frammentazione e resistenze burocratiche”.

 

Un plauso va anche ai firmatari del testo bipartisan sull’Agenda digitale: Paolo Gentiloni (Pd), Antonio Palmieri (Pdl) e Roberto Rao (Udc), relatrice Deborah Bergamini (Pdl).

La loro proposta di legge è stata, infatti, il giusto stimolo al governo perché lavorasse con celerità al decreto.

“Tutti i partiti avranno perso – ha detto recentemente Roberto Rao  – se non dovessero riuscire ad approvare e varare questo decreto prima delle elezioni”.

Gentiloni ha commentato su Twitter: “Vedremo il testo, lo emenderemo. Ma intanto bravo al governo che vara il decreto e grazie a tutti quelli che hanno spinto”. Per Palmieri, “la nascita è l’inizio del cammino”.

 

Soddisfatta, ma non tanto, Assinform (Associazione delle aziende di IT aderente a Confindustria). Il presidente Paolo Angelucci, ha commentato: “Le misure vanno nella direzione giusta, anche se, dopo 327 giorni e da 40.000 parole, dall’esecutivo ci aspettavamo qualcosa di più”.

Secondo Angelucci, “Si sente ancora l’esigenza di un quadro di riferimento organico, e questo sarà il tema da affrontare in fase di  conversione del decreto. Quello che oggi conta a è che il solco è stato tracciato e che tutti, Pubbliche Amministrazioni e Imprese, contribuiscano d’ora in poi a consolidarlo”.

 

Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, pur parlando di criticità e carenze presenti nel Decreto, esprime un giudizio positivo verso “un provvedimento che finalmente introduce nella società ed economia italiane fattori antirecessivi e reali opportunità di cambiamento”.

 

Secondo le stime di Confindustria Digitale, grazie alle nuove misure, nei prossimi anni, la digital economy potrebbe apportare al PIL un contributo di 24 miliardi di euro e un aumento occupazionale di circa 300 mila nuovi posti  di lavoro.

L’industria italiana dell’Ict , insomma, come conclude Parisi, è pronta a fare la sua parte con investimenti su infrastrutture e nuove tecnologie.

Per maggiori approfondimenti:

Agenda Digitale

Dl Crescita 2.0