Avanzano gli OTT e cambia anche il mercato audiovisivo italiano. Per le Tv locali, il governo tarda a intervenire

di Raffaella Natale |

Secondo FRT e Aeranti-Corallo, inaccettabile il cambiamento delle regole stabilito dai nuovi bandi per la riassegnazione delle frequenze alle tv locali.

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Le Tv locali stanno affrontando un periodo di forte crisi derivante dalle crescenti difficoltà del mercato pubblicitario, nonché dalla concorrenza operata dalle nuove piattaforme, le quali stanno anche modificando le abitudini e le preferenze degli utenti nella scelta e nella fruizione dei contenuti. Un chiaro esempio è l’avanzata degli OTT in questo settore con il trionfo dei servizi di video on-demand e il crescente uso della connected tv e dei device mobili per vedere la Tv anywhere e anytime.

L’Italia si trova in una fase particolarmente delicata e le prossime decisioni del governo modificheranno gli attuali scenari.

 

Aeranti-Corallo parla di numerosi fattori che rischiano di causare un drastico ridimensionamento dell’emittenza televisiva locale.

L’Associazione si riferisce, in particolare, alla mancanza di iniziative a livello governativo per la ripresa del mercato pubblicitario; alle difficoltà per le emittenti di reperire i mezzi finanziari per realizzare gli investimenti in tecnologia e in contenuti, necessari per affrontare adeguatamente le nuove sfide.

A questo bisogna aggiungere, il continuo cambiamento delle regole, che genera una situazione di incertezza permanente, impedendo programmazioni e scelte aziendali a medio e lungo termine.

 

Per non parlare, sottolinea Aeranti-Corallo, dell’eccessiva e ingiustificata burocrazia cui è sottoposta l’emittenza locale, mentre sarebbero, invece, opportuni forti interventi di semplificazione e di liberalizzazione.

“E’ assolutamente necessaria una maggiore attenzione alle problematiche del settore locale da parte del Ministero dello Sviluppo economico e della Agcom, al fine di individuare percorsi capaci di affrontare e risolvere le criticità in atto. Dall’altra parte è, però, anche necessario che le imprese individuino modelli di business sostenibili nei nuovi contesti tecnologici e di mercato”.

Tenendo anche in conto il profondo mutamento che ha subito, negli ultimi anni, l’informazione: oggi, a essere messo in discussione, è il mezzo televisivo, concepito come strumento per la fruizione lineare di palinsesti creati dagli editori. Nel mercato dell’informazione si affacciano soggetti frutto della convergenza – soprattutto con internet. Le tv locali, se vogliono continuare a garantire il pluralismo informativo e la molteplicità di voci che hanno reso il nostro sistema televisivo unico, devono adeguare il proprio modello aziendale ai nuovi contesti tecnologici e di mercato, accettando la sfida di un mondo sempre più globale e interconnesso.

 

Frt e Aeranti-Corallo esprimono un giudizio assolutamente critico anche riguardo ai bandi emanati dal MiSE il 5 settembre, per la riassegnazione delle frequenze in Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio (esclusa la provincia di Viterbo) e Campania.

In una nota le due Associazioni spiegano che “Tali bandi modificano ingiustificatamente i criteri di assegnazione già adottati nei procedimenti relativi ad altre dieci regioni svoltisi dal 2011. Tale continuo cambiamento delle procedure impedisce alle imprese qualsiasi programmazione aziendale”.

 

In particolare i nuovi bandi prevedono che la valutazione del patrimonio netto e dei dipendenti avvenga con riferimento alla sola attività di operatore di rete (che deve essere contabilmente separata rispetto a quella del fornitore di servizi di media audiovisivi) mentre, nella presente fase di transizione, le imprese sono state fino ad oggi considerate, anche in altri provvedimenti normativi, unitariamente con riferimento alla attività di operatore di rete e di fornitore di servizi di media audiovisivi per il marchio ex analogico.

 

Vengono inoltre abolite le intese volontarie ai fini delle assegnazioni frequenziali e vengono previste intese obbligatorie d’ufficio tra le emittenti che operano su una stessa frequenza nella regione; viene abolita la possibilità di costituire società consortili ai fini dell’assegnazione di un’unica frequenza condivisa; i soggetti che eserciscono reti K-sfn o Mfn, pur partecipando alla procedura con un’unica domanda vengono valutati separatamente per ognuna delle parti isofrequenziali delle reti esercite; il bando relativo alla regione Lombardia sottrae il canale 35 all’emittenza locale che in base alla pianificazione Agcom (delibera n.265/12/CONS) è riservato alle tv locali.

Aeranti-Corallo e Associazione Tv Locali Frt evidenziano che la previsione delle intese a carattere obbligatorio d’ufficio rende assolutamente casuale la possibilità per le emittenti di collocarsi in posizione utile nelle graduatorie e penalizza enormemente tutte le emittenti che operano su frequenze che sono state assegnate solo su una parte limitata del territorio regionale.

 

La sottrazione del canale 35 all’emittenza locale in Lombardia riduce, in contrasto con la pianificazione Agcom, le risorse frequenziali destinate alla stessa emittenza locale in detta regione.

 

In tale contesto – evidenziano l’Associazione Tv Locali Frt e Aeranti-Corallo – è probabile che si sviluppi un notevole contenzioso giudiziale, in quanto le tv locali penalizzate dalle scelte ministeriali, ricorreranno avanti il Tar Lazio per far valere le proprie ragioni.

Tutto questo si sta verificando perché la gestione della transizione al digitale nell’ultimo anno non ha tenuto conto, in alcun modo, delle problematiche del settore televisivo locale e degli impatti conseguenti alle scelte operate.

 

Occorre, tra l’altro, considerare che, a parere di Aeranti-Corallo, nelle regioni dove sono state dismesse tutte le reti che dovevano essere liberate in relazione alla problematica dei canali 61-69 (Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto e Lazio) la procedura avrebbe dovuto limitarsi alla riassegnazione di frequenze pianificate a favore delle emittenti operanti sui canali 61-69 che intendano proseguire l’attività televisiva. In tal modo, non sarebbero stati messi in discussione tutti gli investimenti operati dalle imprese per il passaggio al digitale.

 

Occorre purtroppo constatare una gestione della transizione al digitale nel corso dell’anno 2012 che non ha tenuto conto in alcun modo delle problematiche del settore televisivo locale e degli impatti conseguenti alle scelte operate.

 

Ogni decisione in materia di transizione, ribadisce poi Aeranti-Corallo, è stata assunta senza consultare il Comitato nazionale Italia Digitale, come è, invece, avvenuto con i precedenti Ministri e, al di là di incontri puramente formali, non vi è stato mai, diversamente da quanto accaduto negli anni con tutti gli altri Ministri e Governi, un reale confronto sulle problematiche della transizione con le associazioni nazionali di categoria del settore.

 

In questo contesto, non è stato, incomprensibilmente, possibile avere riscontro neppure su problematiche minimali, prive di ogni controindicazione, come quella relativa all’esigenza di un breve scaglionamento nell’emanazione dei bandi di gara, al fine di evitare inaccettabili disagi in sede di presentazione delle domande.