Digitale terrestre: ancora molte zone senza segnale. Schermi neri o a scacchi, è questa la rivoluzione della Tv?

di Raffaella Natale |

Ripetitori insufficienti, alta densità demografica e problemi orografici non consentono ancora di coprire tutto il territorio.

Italia


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Dallo scorso 4 luglio, con lo switch-off della Sicilia, s’è concluso in Italia il passaggio al digitale terrestre, iniziato con la Sardegna nel luglio del 2008 (Leggi Articolo Key4biz).

Per molti una data storica, ma non per tutti. Sono ancora tante, infatti, le aree dove non arriva il segnale televisivo o dove le immagini sono a scacchi o le voci spezzate.

I disservizi riguardano una decina di regioni. L’Abruzzo, per esempio, ha ancora grandi zone d’ombra e ci sono oltre 22 mila utenti con lo schermo nero o quasi.

Addirittura c’è chi suggerisce di sintonizzare i canali sulle frequenze tedesche o svedesi, da dove il segnale arriva forte. Per il Ministero dello Sviluppo economico i problemi dovrebbero risolversi entro dicembre.

 

A fine maggio, nel giorno dello switch-off della Puglia al call center del Ministero sono giunte 3.800 telefonate. In Emilia Romagna e nelle Marche continuano a vedersi i Tg locali di altre regioni. In Sicilia, il 20% della popolazione s’è trovata senza Tv. Qui pesa l’orografia ma anche l’alta densità demografica. I vecchi ripetitori analogici, infatti, non sono sufficienti a coprire l’intera area. E anche in Basilicata, moltissimi cittadini si sono ritrovati con lo schermo della tv nero.

 

Anche se, nelle zone d’ombra, i telespettatori possono contare sul segnale satellitare. TivùSat, per esempio, è la risposta a questi problemi tecnici, poiché è complementare al digitale terrestre. Con essa, infatti, la televisione gratuita arriva in quelle aree orograficamente più difficili, offrendo a tutti una ulteriore possibilità di scelta.

Tra settembre 2011 e agosto 2012 al numero verde del Ministero sono giunte 270 mila chiamate, di cui 95 mila per informazioni generali, 52 mila per assistenza tecnica, 50 mila per problemi di ricezione di rete e 72 mila per altre segnalazioni.

 

L’Agcom informa che man mano s’è registrato un calo delle chiamate, ma ammette che i problemi ci sono ancora.

A complicare il riordino delle frequenze anche l’alto numero di emittenti locali. Intanto occorrono nuovi impianti e grossi investimenti che non tutte le piccole Tv hanno la possibilità di effettuare. Ma non solo, il passaggio al digitale terrestre ha messo in crisi l’intero settore, sia per il taglio di 20 milioni dei finanziamenti previsto dalla spending review nel 2013 e 30 milioni nel 2014, sia perché tra le condizioni richieste per l’assegnazione delle frequenze c’era l’obbligo di garantire almeno sei programmi, con costi enormi.

Recentemente Aeranti-Corallo ha indirizzato pesanti accuse al Ministro Corrado Passera, per non aver avviato “alcun confronto sulle problematiche” del settore (Leggi Articolo Key4biz).

L’Associazione delle Tv locali sottolinea che la grave situazione di recessione economica, la diminuzione della raccolta pubblicitaria e le difficoltà in cui si trovano le piccole emittenti non hanno, purtroppo, trovato ascolto nel mondo della politica e delle istituzioni.

 

Sul fronte televisivo, spiega Aeranti-Corallo, restano irrisolte le questioni relative alla defiscalizzazione delle misure compensative per il rilascio delle frequenze della banda 800 MHz e alla definizione di norme per la stabilizzazione delle numerazioni automatiche dei canali (Lcn).

Non si è proceduto, inoltre, alla consultazione delle associazioni di categoria in merito alle procedure per la riassegnazioni delle frequenze nelle aree digitalizzate sino al 31 dicembre 2010.

Infine, commenta Aeranti-Corallo, in ambito più generale, non si sono risolte le problematiche dei ritardi nell’erogazione delle misure di sostegno alla radiofonia e alle tv locali.