Musica: le Olimpiadi di Londra occasione d’oro per l’export. I big chiedono al governo interventi urgenti contro Google e Isp che ‘sostengono’ la pirateria

di Raffaella Natale |

Nella lunga lettera indirizzata al primo ministro inglese i big della musica puntano il dito contro il motore di ricerca, che continua a fornire i link a siti di downloading illegale.

Regno Unito


Elton John

I grandi nomi della musica internazionale scendono in campo e prendono una precisa posizione con una lettera, indirizzata al primo ministro inglese David Cameron e al Daily Telegraph, per chiedere un’azione più incisiva di contrasto alla pirateria e alla distribuzione illegale.

Nella lettera compaiono le firme di Elton John, Lloyd Webber, dei rapper Tinie Tempah e Professor Green, ma anche di Robert Plant dei Led Zeppelin e del produttore Simon Cowell, ideatore del programma televisivo X Factor.

Nella missiva si punta il dito contro i motori di ricerca e il ruolo che giocano nel fornire agli utenti link utili per accedere a piattaforme che distribuiscono file musicali in violazione del diritto d’autore.

 

I firmatari sostengono che i motori di ricerca “devono fare la loro parte nel proteggere i consumatori e l’industria creativa” dalla pirateria, aggiungendo che anche i fornitori di servizi broadband e gli inserzionisti online devono fare di più per prevenire le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale

 

La lettera è l’ultimo capito del grande scontro pubblico che contrappone l’industria musicale britannica e Google, il motore di ricerca più potente del mondo.

Basta effettuare una ricerca su Google, digitando il nome di un artista e il termine ‘Mp3’, per rendersi conto che la maggior parte dei primi risultati indirizzano gli utenti verso siti che offrono materiale illegale.

E purtroppo la stessa cosa avviene quando si cercano contenuti popolari seguiti dalle parole “free download”.

 

La British Phonographic Industry (BPI) ha accusato Google di facilitare la ricerca di siti di file-sharing dove si può liberamente scaricare musica piratata.  

 

Google ha sempre negato il proprio supporto alla pirateria, sostenendo di rimuovere mensilmente milioni di link dai risultati di ricerca, in risposta alle richieste inoltrate dagli editori musicali (Leggi Articolo Key4biz).

Ma l’industria musica ha sempre sostenuto che, conoscendo il numero totale dei link a siti pirata e le limitazioni che Google impone agli aventi diritto nell’individuare eventuali violazioni,  il numero di segnalazioni è veramente esiguo rispetto alla grande quantità di violazioni commesse.

 

Un impegno evidentemente ritenuto insufficiente (Leggi Articolo Key4biz). I big chiedono, infatti, al governo britannico di agire con urgenza per applicare le disposizioni previste dalla legge antipirateria approvata due anni fa.

Il Digital Economy Act del 2010 prevede di spedire delle lettere di avvertimento agli utenti che praticano il downloading illegale. Ma anche il taglio del collegamento internet per i recidivi. Ma si tratta di misure che non potranno essere applicate prima del 2014.

 

Nella lettera si sottolinea anche che le Olimpiadi di Londra saranno anche un’occasione importante per aumentare le esportazioni dell’industria musicale britannica e stimolare la crescita in settori in cui il Regno Unito gode di forte un vantaggio competitivo.

Uno di questi settori è rappresentato appunto dalle industrie creative, che creano posti di lavoro a un ritmo di velocità doppio rispetto al resto dell’economia. Gli artisti britannici, rappresentano oggi la maggior quota di mercato discografico mondiale di sempre.

 

Potremo sfruttare questa opportunità – scrivono i big della musica – solo rafforzando il quadro normative nazionale sul copyright, in modo che l’industria creativa britannica possa avere il giusto ritorno delle ingenti somme investite nella produzione di contenuti originali”.

 

Le star concludono, sostenendo che “la via più semplice per assicurare tutto questo sarebbe l’immediata applicazione delle misure previste dal Digital Economy Act 2010 e la garanzia che i fornitori di banda larga, i motori di ricerca e gli advertiser online facciano la loro parte nel proteggere consumatori e produttori dai siti illegali”.