Cinema: il 2 luglio il MIBAC deciderà sui contributi per i film di interesse culturale. Intanto gli operatori denunciano la crisi

di Raffaella Natale |

Bene per il 2011, ma i nuovi dati evidenziano lo stato di difficoltà del settore.

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Saranno 25 i titoli che la Commissione Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali analizzerà il 2 luglio, per i contributi da assegnare come film di interesse culturale nazionale. Le 25 richieste sono state presentate entro il 31 maggio 2012. Un titolo è già sul set, “Viva l’Italia” di Massimiliano Bruno, altri sono in fase di casting e pronti a partire come i prossimi film di Paolo Sorrentino, Sergio Rubini, Carlo Vanzina, Carmine Amoroso e Renato De Maria.

Tra i titoli candidati anche i prossimi film di Francesco Maria Dominedò, Oreste Crisostami, Fariborz Kamkari, Jonathan Demme (“Enzo Avitabile Music Life”), Claudio Fragasso, Paolo Virzi'(“Il capitale umano”), Alessandro Piva, Massimo Scaglione, Gianni Zanasi, Francesco Patierno, Carlo Luglio, Giulio Manfredonia (“Madre terra”), Enrico Lando (“Orme in alta quota”), Alice Rohrwacher, Peter Del Monte, Italo Spinelli, Lucio Gaudino, Vincenzo Terracciano e Renzo Martinelli.

 

Cinema e crisi sono stati gli argomenti centrali del Report, curato dall’Area Studi della Fondazione Ente dello Spettacolo, che analizza il settore per l’anno 2011.

Doveva essere la celebrazione della produzione di film italiani nel 2011 (ben 155 film, seconda solo ai successi del 1960), ma alla fine agli stati generali del cinema, la parola più evocata è stata crisi.

 

Se si guarda al 2011 sembra andare tutto bene: gli occupati sono cresciuti del 4,9%; minimi storici per le pellicole con contributo statale (ovvero su 132 pellicole la maggioranza, 84, porta la firma del capitale privato mentre 48 sono con contributo statale); flessione sul mercato italiano della produzione USA scesa per la prima volta sotto la soglia del 50%, in termini di presenze, e di incassi calati dal 63,79% al 50,20%. Anche nella Top 20 dei film con i maggiori incassi ben nove posizioni sono occupate dal Made in Italy.

Ma la preoccupazione sale perché dallo scorso dicembre le cose stanno cambiando.  Luciano Sovena, amministratore delegato di Cinecittà Luce, sottolinea che “i dati di questo inverno non sono certo buoni come quelli del 2011 che rappresentano comunque un successo del cinema commerciale. Il problema è per le opere prime e seconde dove c’é difficoltà di distribuzione. E poi – ha concluso – che sta succedendo, perché i cinema sono già chiusi”.

 

Riccardo Tozzi, presidente di Anica, non usa mezze misure: “A partire da dicembre il calo incassi è evidente. Siamo di fronte alla fine di un ciclo e ora dobbiamo inventarcene un altro. La sparizione del cinema italiano in sala poi in questo periodo è un atteggiamento suicida”.

Tozzi parla anche di Tv: “E’ vero c’é la crisi della televisione, una cosa che ricade sul cinema, ma mentre Mediaset manda in onda quello commerciale che produce, la Rai non fa lo stesso. Venendo così a mancare la sua funzione di servizio pubblico“.

 

Nicola Borrelli, direttore generale cinema del MIBAC, ha invece difeso l’operato del ministero: “Non e vero che lo Stato spende meno per il cinema e si disinteressa. Si è solo trasformato. All’intervento diretto si è affiancata la normativa del tax credit, che è stata in grado di compensare il calo delle presenze in sala. Per quanto riguarda l’esercizio cinematografico, sembrerebbe che nel decreto legge approvato venerdì scorso sia stata prevista una misura apposita per rendere fruibile il tax credit anche dalle piccole sale”.

 

L’amministratore delegato di Medusa, Giampaolo Letta, ha smentito i rumors circolati (Leggi Articolo Key4biz): “Rassicuro tutti Medusa non chiude e non viene trasferita a Milano. Quello che invece è certo è che la sua produzione verrà ridimensionata sensibilmente sia per l’acquisto di prodotto estero, sia per il prodotto italiano. La pubblicità si è ridotta di molti punti, dai 5 ai 7 punti. Insomma è un periodo molto pesante per chi si confronta con il mercato e avverte questa crisi drammatica. Tutti dobbiamo fare un passo indietro per fare con meno soldi gli stessi numeri di film di prima”.

 

L’amministratore delegato di Rai Cinema, Paolo Del Brocco è totalmente d’accordo con Letta: “Con la crisi che c’é diventa anche un problema morale stare attenti ai compensi dei vari soggetti che fanno cinema”.