La gestione di internet all’ONU? Gli Usa contrari: ‘Scenario preoccupante. A rischio la libertà della rete’

di Alessandra Talarico |

La proposta sarà discussa a dicembre al prossimo WCIT di Dubai. Ma per gli Usa, la riforma inciderebbe pesantemente sulla libertà e sullo sviluppo di internet. Contrario anche Vinton Cerf, che parla di prospettiva ‘pericolosa’.

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Internet governance

Una nuova guerra fredda – con gli Stati Uniti schierati contro Russia e Cina – si profila all’orizzonte per quanto riguarda la governance di internet?

Gli Usa si oppongono con forza al controllo delle Nazioni Unite su Internet: a rischio, secondo i funzionari del governo, i legislatori e le web company, vi sarebbero la libertà di espressione e il commercio.

Lo scontro verte, in particolare, sulla paventata ingerenza sulla gestione della rete di Cina, Russia e di alcuni Paesi arabi che vorrebbero adottare regole che, secondo gli Stati Uniti, permetterebbero di violare diritti civili e libertà di espressione di chi naviga su internet.

I timori sono stati suscitati, in particolare, dalle affermazioni rese dal Primo ministro russo Vladimir Putin, che lo scorso giugno ha espresso l’intenzione di stabilire un “controllo internazionale su internet” attraverso l’ITU (International Telecommunication Union), l’agenzia Onu che si occupa di telecomunicazioni.

Proposta che – insieme ad altre mozioni che il Wall Street Journal ha definito ‘agghiaccianti’ (Leggi articolo Key4biz) – sarà discussa in occasione della conferenza WCIT di Dubai del prossimo dicembre, che si occuperà di rivedere il Trattato per la liberalizzazione delle telecomunicazioni, sottoscritto da 144 Paesi nel 1988 – quando internet e la telefonia mobile come li conosciamo oggi ancora non esistevano – e in vista della quale gli Usa stanno serrando i ranghi.

 

Le obiezioni – nette e unanimi – allo scenario disegnato dalla Russia e dai suoi alleati, sono emerse nel corso di un’audizione al Congresso, durante la quale è stata espressa la ferma volontà di evitare che la giurisdizione della rete venga posta sotto l’egida dell’ITU.

Durante l’audizione, il rappresentante repubblicano Henry Waxman ha affermato che “c’è un forte consenso bipartisan in seno all’amministrazione e al Congresso all’imposizione di una governance dall’alto di internet”.

La deputata Doris Matsui ha aggiunto che “qualsiasi supremazia internazionale su internet è preoccupante, soprattutto se quell’autorità è guidata  da paesi in cui la censura è la norma”.

 

A rischio, non vi sarebbero solo le libertà fondamentali, ma anche il business delle web company, come Microsoft, Google, Verizon, Cisco e anche Facebook in capo alle quali potrebbero essere imposte nuove tasse per il traffico internet internazionale – così da portare denaro alle casse dello Stato e delle aziende tlc pubbliche – e nuovi obblighi di tariffe, termini e condizioni sugli accordi di ‘peering’.

Cosa succederebbe, quindi, se la privacy e la sicurezza fossero poste sotto il controllo internazionale, o se sotto il diretto controllo dell’ITU finissero importanti funzioni, fino a oggi affidate a enti non-profit come l’ICANN?

 

“Si tratta – ha affermato il repubblicano Robert McDowelldi un pericolo reale, che non può essere sottovalutato. Un simile scenario – ha aggiunto – sarebbe devastante per l’economia globale e soprattutto per i paesi in via di sviluppo”.

 

Anche Vinton Cerf, considerato uno dei ‘padri fondatori’ di internet e ora chief evangelist di Google, ha espresso preoccupazione per uno scenario in cui internet fosse posto sotto il controllo delle nazioni unite: “Il successo di internet ha generato in alcune nazioni il preoccupante desiderio di creare regole internazionali che potrebbero compromettere l’evoluzione innovativa della rete e il suo successo”, ha affermato Cerf, secondo cui un eventuale passaggio di internet sotto il controllo dell’ONU sarebbe “potenzialmente pericoloso” e avrebbe serie implicazioni “sul futuro di Internet e di tutti i suoi utenti”.

“Se tutti noi non prestiamo attenzione a ciò che sta accadendo – ha aggiunto – gli utenti di tutto il mondo rischieranno di perdere l’Internet libero e aperto che ha portato così tanto per così tante persone”.

 

Al momento, internet è regolato da un modello multi-stakeholder, che ha garantito che il suo sviluppo avvenisse al di fuori delle ingerenze dei singoli governi e che la diffusione di internet – oggi utilizzato da più di due miliardi e mezzo di persone – portasse benefici a tutti nello stesso modo.

 

Secondo Sally Shipman Wentworth dell’advisory panel Internet Society, “l’attuale sistema funziona”, mentre una governance Onu “porterebbe a una rete più frammentata e meno interoperabile”.

 

Netta anche l’opposizione dell’amministrazione Obama, ribadita da Philip Verveer, coordinatore per politica IT del Dipartimento di Stato Usa:  “In tutti gli incontri bilaterali e nelle riunioni multilaterali, gli Stati Uniti si sono opposti in modo coerente all’estensione dei controlli intergovernativi su Internet“, poiché questo, ha affermato, porterebbe a “risultati pessimi” e diminuirebbe “inevitabilmente il dinamismo di Internet”, oltre che aumentare il rischio “di censura e repressione” in alcuni paesi.

 

Non è comunque la prima volta che l’Onu cerca di espandere la sua influenza su internet: già nel 2004, il Segretario Kofi Annan, criticando l’attuale sistema di gestione dei nomi di dominio, aveva stigmatizzato il fatto che questi processi sono dominati dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’Europa e dal Giappone, mentre dovrebbero “essere accessibili e rispondere ai bisogni dei popoli di tutto il mondo” (Leggi articolo Key4biz).

Due anni dopo, il successore di Annan, Yoshio Utsumi, aveva ribadito la contrarietà dei paesi in via di sviluppo di fronte all’eccessiva influenza degli Usa sulla gestione della rete.

 

 

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