Fibra ottica: da Metroweb offerta per acquisire la rete di Genova. Franco Bassanini (CDP) invita alla ‘collaborazione’

di Alessandra Talarico |

Continuano le polemiche, anche politiche, sul sostegno di FSI al progetto Metroweb: è corretto che il Governo lo sostenga? Dal presidente CDP, Franco Bassanini, invito alla ‘collaborazione’ per dotare il paese di un'infrastruttura fondamentale.

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Fibra ottica

La realizzazione della rete in fibra ottica entra nel vivo, e non senza un prequel di polemiche tra quelli che sono i principali protagonisti di questo processo di infrastrutturazione, pure così importante per il paese, visto che le reti di nuova generazione sono considerate le ‘autostrade del futuro’.

È di oggi la notizia, confermata dal presidente della CDP, Franco Bassanini, che Metroweb – principale ‘antagonista’ di Telecom Italia sul versante della fibra ottica – sta per concludere l’acquisizione della rete in fibra ottica di Genova e provincia, posseduta dalla società Saster Net, la cui maggioranza è ora in mano alla multiutility Iren.

 

È previsto, intanto, per oggi, l’annuncio dell’addio di Telecom Italia all’indice Eurostoxx50 delle blue chips europee, che sarà operativo dal 15 giugno.

La capitalizzazione della società (considerando solo le azioni ordinarie) è a 9 miliardi di euro, ma dall’inizio dell’anno il titolo ha perso circa il 16,8%, proprio mentre comincia a concretizzarsi la strategia dalla società controllata dal fondo F2i di Vito Gamberale e proprietaria della più grande rete in fibra di Milano e della Lombardia con cablaggi per oltre5000 Km.

Metroweb, che ha appena incassato il sostegno del ministero dell’Economia, che attraverso Fondo Strategico Italiano (controllato dal MiSE tramitela Cassa Depositi e Prestiti) ‘inietterà’ nel progetto 500 milioni di euro, si è detta pronta a investire 4,5 miliardi nella fibra ottica: la società di Gamberale, tra le prime aziende a intuire l’importanza strategica che la diffusione di servizi Internet a banda larga avrebbe avuto in futuro in Europa e nel mondo, punta a entrare in trattativa con le utilities  di diverse città italiane come Bergamo, Brescia, Genova o Piacenza.

E così sta facendo, con un’offerta che punta a rilevare l’85% di Saster Net (Iren resterebbe col restante 15%) per iniziare a costruire quel mosaico di “piccole Metroweb locali” che porterà la fibra ottica in 30 delle principali città italiane.

 

I vertici di Metroweb, in nome del politicamente corretto, si sono affrettati a chiarire che il progetto di sviluppo della rete a banda ultra larga, “volto a dotare il Paese di un’infrastruttura avanzata di rete di accesso in fibra ottica (NGN), in linea con gli obiettivi dell’Agenda Digitale fissati in sede Ue… sarà strutturato in tutte le sue fasi in modo da utilizzare tutte le sinergie possibili, con infrastrutture già disponibili, evitando ogni inutile duplicazione di investimenti ed assicurandone la complementarietà con altre iniziative (in primis, naturalmente, quella di Telecom Italia)” e che, a tale scopo “sarà attivata, in ogni fase, ogni opportuna e necessaria azione di coordinamento e di collaborazione”. E non potrebbe essere altrimenti, sottolinea ancora Metroweb, “visto che l’obiettivo è realizzare una rete “neutra” che si rivolge all’intero sistema degli operatori di TLC, i quali manterranno il compito di fornire il servizio ai clienti finali”.

 

L’invito alla collaborazione è stato ribadito stamani anche da Franco Bassanini che ha sottolineato nuovamente che il progetto Metroweb non si pone in contrapposizione con quello di Telecom Italia.

“Se il fine comune è quello di dare il più rapidamente possibile al Paese un’infrastruttura fondamentale per la crescita come la rete”, ha affermato Bassanini a margine dell’assemblea di Banca d’Italia, Metroweb è disponibile a cercare sinergie.

Metroweb – ha ricordato – è una società con azionisti privati e ha una consolidata capacità imprenditoriale nella fibra” e “Telecom ha un’eccellente capacità imprenditoriale nel gestire una rete grande e complessa”.  

“Ci sono dunque le condizioni, e sarebbe auspicabile che perseguissimo insieme questo obiettivo condividendo risorse finanziare e imprenditoriali. Bisogna però che sia chiaro che dobbiamo rendere disponibile la fibra ottica e portarla fino alle aziende e alle case dove serve”, ha aggiunto Bassanini, ricordando che, però, proprio in quanto “operatore privato che sta sul mercato”, Metroweb deve fare attenzione “alla redditività dell’investimento”, nella consapevolezza “che la redditività di un’infrastruttura, come la banda larga, deve essere sicura e adeguata nel lungo termine”.

 

All’indomani della notizia dell’investimento di FSI in Metroweb, il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè – che pure aveva annunciato un progetto di costituire una società con il Gruppo F2i per la realizzazione dei cablaggi in fibra ottica all’interno degli edifici della città di Milano – aveva fatto sentire la sua voce in un’intervista al Corriere della Sera, rilevando l’inopportunità per lo Stato di “di fare concorrenza all’operatore privato nelle aree dove è facile disinteressarsi delle aree difficili”.

Per Bernabè, infatti, sarebbe preferibile “un grande accordo in nome del Paese”, un’unione di intenti e risorse, insomma, “per garantire a tutti un’infrastruttura essenziale”.

 

Telecom Italia sente la pressione della concorrenza sulla rete fissa, e punta sull’importanza strategica della sua rete per mantenere lo status quo?

 

La domanda è legittima, vista l’importanza assunta dalle reti in fibra ottica per la competitività del sistema-Paese. Un paese, il nostro, ancora arretrato non solo sulle autostrade tradizionali, ma anche su quelle digitali, e non certo per mancanza di domanda, come alcuni vorrebbero far credere, visto che siamo fra i primi al mondo in termini di utilizzo delle nuove tecnologie, soprattutto quelle mobili, dove la concorrenza tra infrastrutture è concreta e l’offerta è ampia.

Questo dovrebbe far riflettere, in primis la pubblica amministrazione, forse il soggetto che più di tutti segna il passo nella digitalizzazione dei servizi.

 

Le reazioni politiche nel frattempo, si susseguono e in campo sono scesi anche i sindacati.

Per la deputata del Pd Silvia Velo, vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, “è indispensabile favorire tutte le iniziative imprenditoriali che mobilitino risorse private, a maggior ragione in una fase in cui stiamo compiendo scelte difficili di contenimento della spesa pubblica”.

L’importante, per la Velo e il suo partito, è “la valorizzazione dei piani di investimento in corso per favorire il settore”, dal momento che “lo sviluppo della rete in fibra ottica rappresenta una priorità per la competitività del nostro paese: per questo occorre mettere in campo tutti gli sforzi possibili per realizzarla”.

Si definisce ‘stupito’ dai toni usati da Franco Bernabè Alessio Butti, componente della commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni, che parla di “resistenza del monopolista a qualsiasi apertura del mercato della rete fissa ed il rifiuto verso un progetto, quello di Metroweb e Cassa depositi e prestiti, aperto e moderno” e auspica che “il Governo non ceda ad interessi privati e specifici, a qualsiasi interesse privato e specifico, e sappia rispondere ai moniti lanciati dall’incumbent, procedendo senza indugi sulla strada dell’apertura del mercato”.

Di ‘resistenza monopolista’ parlano anche Benedetto Della Vedova e Daniele Toto (FLI), secondo cui “Solo aprendo e creando un’offerta reale di mercato anche nelle telecomunicazioni si potrà essere in grado di portare modernità e servizi adeguati e competitivi”.

 

A difesa di Bernabè arriva quindi il commento di Raffaele Ranucci (Pd), che sottolinea l’importanza di  preservare gli investimenti di Telecom, come quelli degli altri operatori.

“Franco Bernabè evidenzia gli importanti investimenti che una società privata deve affrontare se vuole competere adeguatamente in un mercato libero e non drogato”, dice Ranucci secondo cui il governo “deve tener conto della necessità di sviluppare le tecnologie; abolire il digital divide e preservare gli investimenti dei privati”.

 

A favore della realizzazione di un’unica rete anche Emilio Miceli, segretario generale Slc/Cgil, secondo cui in Italia c’è bisogno di una rete di telecomunicazioni, e non di due

“Si tratta soltanto di sprechi ordinari in un Paese che sta stringendo la cinghia pesantemente? E’ una svista se di Metroweb è azionista un operatore straniero?”, si chiede Miceli, che aggiunge: “Noi, che siamo convinti che i processi di liberalizzazione non siano il diavolo, ci domandiamo però perché mai lo stato debba intervenire direttamente nella dinamica di mercato, alterando la competizione”, sottolineando in fine l’opportunità di investire denaro pubblico “per portare la rete nelle aree in cui, continuando così le cose, temo non la vedranno mai”.